Russia: una corsa ad ostacoli per molti, un mercato sicuro per i migliori
Previsioni positive per l’export in Russia, il vino italiano crescerà, basta tenere gli occhi aperti alle possibilità in arrivo

Prima di entrare nel vivo dei consumi registrati e previsti, per la cui esposizione facciamo riferimento all’ultimo aggiornamento del prezioso report IWSR Vinexpo per gli anni 2017-2022, è bene considerare la situazione attuale di cui gode ad oggi la terra del grande freddo e della steppa incontaminata.
Non è proprio un territorio esente da controversie quello russo: la crisi legata al calo del prezzo del petrolio, la conseguente svalutazione monetaria, le tensioni geopolitiche e l’impatto di queste sull’economia locale, le forti sanzioni da parte di un governo appesantito da burocrazie ed una buona dose di corruzione, rendono le possibilità di entrare in questo mercato un po’ spinose.
Guardando al settore vinicolo, oltre alle difficoltà sopraelencate, bisogna fare i conti con una cospicua produzione locale, che si fa sentire e pesa con la concorrenza dei vini importati, che devono quindi guadagnarsi spazio al meglio.
Vediamo però le possibilità e i recenti sviluppi più da vicino.
Vini fermi
Secondo le indagini IWSR Vinexpo il mercato russo dei vini fermi ha subìto una crescita piuttosto sostanziosa, soprattutto dopo un lieve calo dei consumi nel 2015, dove si attestava un volume di 42,7 milioni in casse di nove litri di vino locale e 17,5 milioni di vino importato. Buone notizie per il vino italiano, dal 2016 infatti i volumi e il consumo pro capite dei vini importati sono cresciuti a discapito della produzione locale, registrando nel 2018 un volume di 37,7 milioni di vino locale e 29,3 milioni per il vino importato ed un consumo pro capite di 5,3 litri per adulto annui. Nei prossimi anni le previsioni fino al 2022 dichiarano un superamento del consumo di vino importato rispetto al locale; nel 2022, infatti, il volume in casse da 9 litri per gli importati sarà di 40,8 milioni, mentre il locale solo di 35,2, con un forte aumento del consumo pro capite a 6,1 litri annui.
In questo mercato, si prevedono forti crescite sia per i vini rossi, i favoriti, che per i vini bianchi. Insuccesso previsto ma costante per il rosé, non rientra tra le preferenze dei consumatori, più affini alle alte gradazioni alcoliche e ai tannini in evidenza e meno ai sapori delicati tipici dei freschi rosati. Il calcolo CAGR quinquennale 2017-2022 per importazione vede l’Italia posizionarsi come terzo Paese importatore: il CAGR di 11,9% passa infatti da 4,6 milioni in casse da nove litri nel 2017 a 8,1 milioni, quasi il doppio, nel 2022. Davanti all’Italia, i vini georgiani e spagnoli, subito dopo l’Italia invece Francia e Cile.
Mercato particolare, quello russo, anche dal punto di vista della spesa media per il vino: secondo le statistiche la quasi totalità dei vini acquistati rientra nella fascia di prezzo più bassa o in quella standard. Pochissimo spazio ai vini “premium” e quasi inesistente, anche se con previsione di crescita futura, i vini ad alto rapporto qualità/prezzo della categoria “super premium +”.
Bollicine
Dopo il declino del 2015, lo stesso che ha pesato sui vini fermi, anche il mercato delle bollicine si riprenderà in tutte le sue forze nei prossimi anni. Rispetto ai vini fermi, in questa categoria lo spazio per le bollicine importate fa più fatica ad allargarsi, la maggior parte dei consumi registrati e previsti riguarda il vino locale, mentre lo spazio per quello d’importazione rimane esiguo, e faticherà un po’ di più ad estendersi. Nel 2018 sono stati registrati un volume di 22,3 milioni in casse da 9 litri per le bollicine locali e solamente 3,2 milioni relativi all’importazione, con un consumo pro capite di 2,0 litri per adulto annui. Nel 2022 le previsioni sono positive, una crescita sia per la produzione locale di 23,2 milioni e 4,5 milioni per gli importati, con un consumo pro capite di 2,2 litri per adulto annui. L’italiano prosecco deve farsi ancora molta strada, la concorrenza con Cava dalla Spagna e Champagne si fa sentire e rimarrà intensa fino al 2022 secondo i dati previsti. L’Italia però è il primo importatore nel Paese per quanto riguarda le bollicine, con un CAGR quinquennale del 7,7%; a seguire la Francia e la Spagna. Infine, guardando al prezzo, vanno per la maggiore i vini nella fascia più bassa, poca percentuale nella categoria standard e quasi totale assenza per vini “premium” e “super premium +”.
Gli ostacoli, come anticipato al principio di questo articolo, ci sono, non ve lo nascondiamo. Ma riteniamo la Russia una meta ideale e sicura per il vino italiano, un mercato fedele che ci ha promesso di crescere nell’immediato futuro. Il nostro consiglio? Cogliete la prima buona occasione, se già non lo avete fatto, per estendere il vostro business anche qui e, come in una Matrioska, le sorprese non si lasceranno attendere.
In bocca al lupo e Na zdorovye (cin cin)!

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