Durante la 54a edizione del Vinitaly, ho avuto il piacere di incontrare Alain Rubeli, Amministratore Unico di DOMENIS1898, che mi ha accolto con grande cordialità nell’elegante stand di DOMENIS1898. Con lui ho affrontato alcuni argomenti di attualità che hanno una profonda relazione con la visione, le pratiche e le scelte aziendali della storica azienda friulana.
La linea biologica DOMENIS1898 nasce più di venti anni fa, nel 1999, a dimostrazione di una visione lungimirante e di una scelta cosciente che esula dalle logiche di marketing. Nulla a che vedere con il “greenwashing” che si è diffuso negli ultimi anni. Cosa vi ha spinto nel 1999 ad abbracciare il biologico?
Siamo andati a complicarci la vita, distillare il biologico e successivamente il vegano è “un incubo” dal punto di vista normativo e logistico. All’epoca, reperire la materia prima certificata biologica era veramente complicato, i produttori li contavi sulle dita di una mano.
Il nostro approccio alla produzione non è mai stato industriale, per cui il nostro passaggio al biologico è stato molto fluido e naturale. Ci ha spinto la voglia di anticipare i tempi, la voglia di essere coerenti con noi stessi, lavorando con una materia di scarto, la vinaccia, a cui siamo in grado di dare nuova vita in un prodotto che rappresenta l’eccellenza italiana: la grappa.
Siamo andati a cercare delle nicchie per anticipare il mercato, anche se fino a poco tempo fa, il fatturato “bio” non è mai veramente decollato, ma in questi 2 anni le cose sono cambiate.
Cosa comporta per DOMENIS1898 certificare “bio” i propri prodotti? Avete difficoltà nel reperire materia prima? In cosa si differenziano questi prodotti rispetto ai loro “fratelli” non certificati bio?
In questo momento per quanto riguarda il biologico la nostra capacità produttiva copre la domanda, ma a medio termine potremmo avere dei problemi. Ci sono tanti viticoltori che, per motivi pratici ed economici, non possono seguire l’iter di certificazione bio, nonostante producano secondo dettami. Altri, pur essendo biologici, non vogliono indentificare come tale il prodotto perché riscontrano ancora una certa diffidenza da parte di una fetta di consumatori. Il rischio è quello di dover andare a prendere la materia prima certificata lontano dai nostri territori, ma vogliamo evitare questa scelta, perché non è in linea con la nostra volontà e le nostre scelte aziendali.
Dal 1° gennaio 2023 sarà resa obbligatoria l’etichettatura ambientale degli imballaggi. Inquadrando il QR Code il consumatore saprà come differenziare ciascun elemento del packaging e potrà verificare le informazioni riguardo le certificazioni e le pratiche sostenibili dell’azienda produttrice. Come valuta questa misura in termini di sostenibilità e marketing?
Noi approfittiamo della norma sull’etichetta ambientale per fornire ai nostri consumatori tutta una serie di informazioni aggiuntive, e questo attraverso un codice QR che permette di raggiungere una vetrina in cui sono presenti informazioni su smaltimento, prodotti, spunti sui consumi, contenuti multimediali. Insomma, abbiamo fatto di necessità, virtù.
Il vostro percorso dimostra una sensibilità particolare per le differenze e l’inclusione. Nella vostra gamma sono presenti prodotti kosher, una linea dedicata alle donne ed una dedicata ai vegani. Da dove derivano queste scelte?
Da sempre, il consumo di grappa o di liquore a fine pasto è un momento di grande convivialità e inclusione. È proprio questo spirito che chi ha portato a proporre prodotti che possano dare a tutti, indipendentemente dalle proprie convinzioni, la possibilità di essere parte anche di questo momento. Essere vegano e non poter bere una grappa non è corretto, allo stesso modo non è scontato che una grappa vegana non possa essere degustata da chi non è vegano. Sempre su questa linea abbiamo scelto di produrre un amaro analcolico (Trittico Domaz –Amaro Zero) per andare incontro alle esigenze dei consumatori che vogliono assaporare un amaro, ma prediligono bevande analcoliche.
Secondo i dati di Nomisma, dopo la contrazione causata dalla pandemia, i consumi di grappa cresceranno in questo 2022. A trainare sarà soprattutto l’off-trade, grazie soprattutto al ritorno delle occasioni di socialità e al venir meno delle restrizioni nell’Horeca. Come commenta questa prospettiva?
Stiamo già vivendo questa situazione: negli ultimi 9 mesi abbiamo ben più che recuperato le perdite del primo anno di pandemia. Non posso nascondere che, come per molti, il 2020 è stato un anno molto difficile, ma già nel 2021 abbiamo recuperato molto del terreno perduto e ora stiamo vivendo una crescita raramente riscontrata in passato.
Ora, l’inquietudine riguarda più i costi di produzione, con costi e tempi di fornitura di vetro, carta e del cartone che sono incontrollabili e ingestibili, rendendo la programmazione della produzione un compito veramente arduo. Ma anche in questo caso, non possiamo che rimboccarci le maniche e restare positivi.