Rasa Starkus, co-fondatrice e proprietaria di Vyno Klubas, il primo e più importante wine club in Lituania, lavora come importatrice da più di 13 anni. L’identità di un’azienda e di un vino sono di cruciale importanza per lei e per questo seleziona accuratamente i vini da inserire nel suo portfolio. A lei abbiamo chiesto di aiutarci a capire meglio il potenziale del mercato lituano per i vini italiani.
Sicuramente un primo consiglio è iniziare a farsi conoscere e prendere contatti con importatori, distributori o ristoratori locali, possibilmente partecipare ad eventi riguardanti il vino che hanno luogo qui in Lituania. Alcuni sono molto ben organizzati, altri devo dire lo sono un po’ meno. Tra quelli che riscuotono sempre maggiore successo c’è “Vyno Dienos“, il più importante esposizione di vino nei Paesi Baltici che si tiene a fine maggio.
La scelta dell’importatore è importante, anche se non si deve trattare per forza di un grande nome. I piccoli importatori possono essere degli ottimi partner commerciali e anche i singoli ristoratori, soprattutto se offrono un buon servizio di vino al calice, sempre più richiesto e che permette un buon turnover.
Per la mia esperienza, visite spot individuali o contatti via email non sono efficaci. Ad un importatore piace degustare i vini e compararli con altri, e personalmente io preferisco poter scegliere tra più alternative. Per questo ritengo che eventi, esibizioni e fiere siano ancora i luoghi migliori dove prendere contatti con i produttori.
Il vino italiano gode di un’ottima reputazione nel nostro Paese e questo già da parecchio tempo, soprattutto il vino rosso. Il Prosecco invece ha avuto un exploit solo negli ultimi tre anni. Tuttavia al momento, a differenza di altri Paesi, manca una ristorazione di alta qualità che permetta di posizionare vini autoctoni, vini bianchi o anche bollicine alternative al Prosecco.
Il nostro mercato non è ancora del tutto maturo, si sta evolvendo e muta di anno in anno. Questo fa si che le strategie debbano essere adattate di volta in volta, in base al polso del mercato. Sette anni fa i vini più popolari erano quelli del Centro Italia, adesso invece si vendono molto meglio quelli del Sud, Primitivo su tutti. In generale i rossi corposi hanno sempre un riscontro positivo sui nostri consumatori. Per questo credo che vini come Amarone o Ripasso possano avere ottime chance qui.
Una cosa da notare è che attualmente non ci sono libri in lituano che riguardano il vino italiano. In generale mancano articoli sulla stampa e informazioni sul vino italiano. Questo potrebbe essere un punto interessante su cui lavorare per favorire la maturazione e lo sviluppo del nostro mercato. Un altro punto è l’identità aziendale. A volte ho l’impressione che alcune aziende abbiano un approccio basato su decisioni di marketing che magari sono “popolari” o che hanno funzionato altrove, ma che non rispecchiano la vera identità dell’azienda e non tengono conto delle peculiarità del mercato in cui si vuole entrare.
Il prezzo per i vini premium è buono, mentre per i base è troppo alto per permettere che vengano venduti al bicchiere. Questo ne limita il consumo e fa perdere il confronto con Francia, Cile o Argentina. La nota positiva invece è che i vini vintage, d’annata, hanno molti meno difetti rispetto ai competitor francesi. Questo livello qualitativo costante si traduce in fattore sicuramente positivo per la reputazione.
Ogni anno organizziamo una “Italian Wine Week” nei nostri negozi e presso i ristoranti con cui collaboriamo. Ci focalizziamo su una regione che è ben rappresentata nel nostro portfolio e cerchiamo di invitare 4 o 5 produttori per tasting guidati, seminari e cene di degustazione. Questo ci permette di mostrare la grande diversità sia delle singole regioni che dei singoli produttori.
Inoltre siamo sponsor della Lithuanian Sommelier School, il principale istituto locale di wine education, e i nostri vini vengono usati durante i corsi.