Vi siete mai chiesti quale è stato l’impatto del Covid-19 nei vari Paesi del mondo? Sarebbe irrealistico pensare che esso abbia avuto degli effetti uguali nelle varie economie mondiali. Infatti anche se molte analogie le abbiamo riscontrate, vi sono casi di Paesi in cui si notano reazioni agli antipodi. Ce lo dimostrano i dati contrastanti che arrivano da due Paesi letteralmente e geograficamente ai due lati opposti del mondo (se solo il mondo fosse quadrato): il Canada e la Corea del Sud.  Ci aiutiamo con due recenti report di Wine Intelligence che mettono a confronto come sono mutate le abitudini di consumo e di acquisto in questi due importanti mercati mondiali. 

Canada 

Come in molti altri mercati del vino, la popolazione di wine lover e consumatori regolari di vino in Canada era già in bilico prima dell’inizio della pandemia. A fronte di un calo delle quantità, si riscontrava però una tendenza a spendere di più per il vino e di godersi una buona bottiglia in occasioni sociali più formali, al ristorante o a casa che fosse. 

L’arrivo del Coronavirus ha, prevedibilmente, interrotto questa tendenza. Infatti le restrizioni e il distanziamento sociale hanno portato i canadesi a consumare un quantitativo costante di vino fermo, ma a ridurre l’acquisto di spumanti e liquori, inoltre sono tornati a spendere meno per una bottiglia di vino. Le precedenti occasioni sociali sono state inoltre sostituite da occasioni più intime di consumo, a casa davanti ad una video chiamata ad amici o a tavola con la famiglia. 

Secondo il report di Wine Intelligence inoltre un importante cambiamento è costituito dalla diffidenza e cautela nei confronti delle abitudini di consumo fuori casa in ambienti frequentati da molte persone. A differenza di altri mercati, in cui i consumatori più giovani si stanno sforzando di tornare alle vecchie abitudini, i canadesi, anche i più giovani, condividono la riluttanza dei loro coetanei più anziani ad uscire e incontrarsi con altre persone in bar, ristoranti ed eventi. Il settore on-trade canadese potrebbe dover attendere più a lungo di altri Paesi per una ritorno dei consumatori. 

Corea del Sud

Situazione diametralmente opposta invece nel Paese asiatico, che può vantarsi di essere uno dei pochi al mondo ad avere avuto un impatto “positivo” al virus.  Contrariamente al Canada, i coreani sembrano aver preso la pandemia in modo migliore. Quasi i due terzi dei consumatori di vino dichiarano di voler tornare in un ristorante quando sarà consentito, né sembrano essere preoccupati all’idea di salire su un aereo o di andare al cinema. Nonostante ciò si è registrato in Corea del Sud un calo dell’acquisto del vino e anche del prezzo medio a bottiglia tra i consumatori mediamente coinvolti, mentre tra i wine-lover più intenditori c’è stato un leggero aumento del consumo, anche se una riduzione del prezzo a bottiglia. 

Un elemento che può spiegare questa situazione è l’assenza di un canale di vendita al dettaglio di vino online, perchè ancora proibito dalle disposizioni di legge. La prospettiva di dover fare acquisti per il vino in un negozio fisico (insieme ad altre necessità quotidiane di cibo e bevande) potrebbe aver ridotto la tentazione di indulgere in acquisti extra di vino.

Cosa c’è dunque all’orizzonte?

Secondo le previsioni di Wine Intelligence, supponendo che nei prossimi mesi non ci siano ricadute, è probabile che in Corea del Sud vi sia una ripresa abbastanza rapida e ciò avrà un impatto molto positivo per coloro che hanno investito negli ultimi anni in questo mercato. 

Al contrario in Canada potrebbero esserci dei rallentamenti nel canale on-premise a causa della riluttanza dei consumatori verso luoghi come bar e ristoranti. Potrebbe anche arrestarsi, almeno temporaneamente, la tendenza decennale in Canada verso il commercio di vini più costosi, interessanti e ambiziosi.