Nonostante i problemi di natura socio-economica e la situazione pandemica in corso, il Brasile è un Paese promettente per il consumo di vino, specialmente per quello italiano. L’Italia, infatti, si caratterizza come il terzo maggior esportatore, dopo Cile e Francia.
Nel 2019 le prospettive per il vino italiano erano molteplici e positive, secondo quanto riportato da uno studio dell’Euromonitor, infatti, nel periodo ante pandemia, si prospettava entro il 2022 una crescita delle importazioni dei vini italiani del +17%, circa 14/15 milioni di litri in termini di volume.
La pandemia ha lievemente arrestato questo processo di espansione incrementale, designando tuttavia un perdita di quota di mercato non del tutto negativa.
I dati forniti da KDS, International Business Consulting, infatti, dimostrano che nel 2021 è previsto un calo del -5% rispetto al 2020, se non un livello stabile di importazioni in riferimento ai vini italiani.
Ma su quale strategia puntare per mantenere il mercato attivo?
Sono la comunicazione e il richiamo alle tradizioni a cui i vini italiani rimandano, gli asset strategici che permettono un buon posizionamento sul mercato brasiliano.
Sempre KDF, infatti, racconta che l’appeal per i vini italiani è caratterizzato in particolar modo da una grande influenza culturale e storica, oltre che da una grande comunità di italiani presenti in Brasile, di cui circa 30 milioni.
Questo quanto ci è stato confermato anche dall’intervista alla Master of Wine e Vinitaly Italian Ambassador in Brasile, Alexandra Corvo.
Il suo lavoro, volto alla comunicazione e promozione del vino italiano si delinea su più fronti: attraverso l’attività editoriale, il programma radiofonico e televisivo in onda su BandNews TV, ed in particolar modo attraverso la sua scuola Ciclo das Vinhas – Escola do Vinho.
Qui, come riferitoci dalla sommelier, cerca di trasmettere la sua passione per il vino anche alle future generazioni, delineando una formazione concentrata sull’arte della degustazione, la sensibilizzazione e lo stimolo studente ad apprezzare, riconoscere e descrivere le proprie percezioni durante l’assaggio.
Come sappiamo, l’ingente diversità vinicola italiana necessità di una strategia comunicativa forte e diversificata per raggiungere più efficacemente il mercato e far percepire l’unicità dei nostri prodotti
E se sul fronte comunicativo non manca quindi di risorse, si riserva verso i vini italiani alcune preoccupazioni derivanti dalle conseguenze apportate dalla crisi economica post-Covid: “Il prezzo è l’unico ostacolo, la comunicazione non è un problema, specialmente per me che cerco di portarla avanti attraverso la scuola, il programma radiofonico ed il programma televisivo”.
Nonostante ciò mantiene un atteggiamento positivo per il futuro, delineato dal successo della campagna vaccinale e da una maggior apertura dell’on-permise: “ Con questa pandemia le cose sono cambiate molto. Nel 2020 abbiamo avuto un aumento dei consumi del 72%, quindi è stato pazzesco. Ora il dollaro è molto alto ed il vino sta diventando caro (un vino da 5 euro qui costa circa 25 euro), pertanto le persone consumano un po’ meno. Se i sistemi sanitari qui riusciranno a ridurre i decessi e le infezioni, potremo tornare ad una vita normale e sicuramente assisteremo a un grande boom di consumi specialmente per ciò che riguarda bar e ristoranti”.