Kevin Barbagallo, 28 anni e già con un bagaglio pluriennale di esperienze lavorative in Inghilterra nel mondo dell’importazione, ha da poco lanciato la sua nuova start-up digitale. Sono passati 3 anni dall’ultima volta che abbiamo incontrato Kevin Barbagallo, ex Sales Executive on trade per l’importatore Fells a Londra, e da allora molte cose sono cambiate nella sua vita. Da circa un anno sentiva il bisogno di rientrare in Italia per dedicarsi ad un suo nuovo progetto, particolare ed innovativo: la “Decanter Consulting”, un’agenzia che possa essere di aiuto in modo concreto al mondo della ristorazione, e non solo. 

Kevin, che cos’è Decanter Consulting? E come è nata l’idea di questa start-up?

Decanter Consulting è la prima agenzia di consulenza digitale per la stesura e mantenimento di una carta vini funzionale. Quando lavoravo per Fells, offrivo un tipo di consulenza molto vincolata ai prodotti da vendere. Invece il concetto alla base di questa start-up è l’indipendenza: ogni consulenza deve essere indipendente e quindi basata sul bisogno del cliente. Noi non consigliamo fornitori in base ad interessi commerciali ma cerchiamo di mantenere e rispettare il più possibile le scelte e i gusti del ristoratore. 

Come mai definisci “Decanter Consulting” una realtà digitale?

Perché la nostra è prima di tutto una consulenza digitale, svolta da persone a distanza attraverso delle video chiamate, ed è una soluzione perfettamente adatta per chi non può permettersi un sommelier o per chi non ha tempo da dedicare alla creazione di una lista di vini. La prima fase è quella che ci consente di capire le richieste e le esigenze del cliente per poi passare alla fase successiva, che è quella della nostra proposta della carta dei vini. I problemi quando si tratta di scelta della carta vini possono essere molteplici. 

Dunque il vostro è un intervento a 360 gradi sulla carta?

Sì, noi possiamo intervenire sia sull’aspetto strategico, commerciale che su quello grafico. Infatti il mio team è in grado di proporre anche le modifiche grafiche alla lista dei vini. Prepariamo tre o quattro modelli diversi, tra cui poi il cliente sceglierà quello definitivo, sia in formato stampabile, sia attraverso il codice QR. Infine assicuriamo una review ogni tre mesi per avere la possibilità di essere aggiornato e di capire cosa sta funzionando e cosa sarebbe meglio modificare. 

Come avviene la scelta dei vini da parte vostra? 

Cerchiamo sempre di trovare i vini che più rispecchiano lo stile e l’identità del locale. Facciamo delle proposte in base alle nostre conoscenze e a quello che è il bisogno del cliente, ma l’ultima parola spetta a lui. Per esperienza, ciò che limita maggiormente è l’eventuale ostilità del ristoratore verso il cambiamento da noi proposto, in tal caso dobbiamo comunque arrivare ad una soluzione comune. È un lavoro di mediazione.

Secondo la tua esperienza, cosa manca in generale nelle carte dei vini italiani? E qual è la differenza rispetto al mercato inglese, dove hai lavorato per anni?

Tendenzialmente in Italia si beve solo vino italiano, che da un lato è un aspetto positivo per il mercato, ma d’altro canto gli italiani non sono inclini a conoscere vini stranieri e a comprenderne le differenze. In Inghilterra invece, essendo principalmente un Paese importatore, si offre una maggior scelta internazionale e i consumatori hanno più curiosità e propensione ad imparare le differenze tra i vini. In Inghilterra si può trovare in ogni locale una vasta gamma di prodotti provenienti da Cile, Nuova Zelanda, Italia, Francia. Considera che i migliori sommelier europei lavorano stabilmente in UK, Dubai e Asia, perchè in questi Paesi si trovano sempre le carte vini più complete e dunque la possibilità di avere a che fare e lavorare con un ventaglio di prodotti internazionali e di target medio-alto. Ciò che manca inoltre nelle liste dei vini in Italia è più precisione nella nomenclatura e nell’indicare le denominazioni corrette, e soprattutto manca l’attenzione nello scrivere l’annata del vino.

Quali novità pensi di poter apportare con Decanter Consulting?

Penso che più creatività nelle carte vini non guasterebbe. Per questo, ad esempio, per un cliente ho avuto l’idea di scrivere nella carta dei vini delle brevi descrizioni delle uve utilizzate e le loro peculiarità ed ho notato che queste piccole accortezze sono gradite. Inoltre indicare anche se un vino è biologico, vegano o segue un regime particolare, attira l’attenzione del consumatore.  Un’opzione per riuscire in questo è fare un’accurata formazione alla brigata di sala in modo tale che possa essere preparata a raccontare ogni vino. In sostanza, il risultato che vorrei ottenere da questo mio progetto è aiutare il ristoratore a valorizzare al meglio le carte dei vini o il personale di sala.

Quali sono i tuoi obiettivi per il futuro?

Adesso stiamo lavorando in Italia con un team di tre persone e poi abbiamo un collaboratore a Londra e una collaboratrice a Lanzarote: quindi le Canarie, l’Inghilterra e l’Italia sono i tre mercati su cui ci stiamo concentrando ora. Lo sviluppo in questo momento è quindi a livello europeo, ma il mio sogno sarebbe quello di raggiungere i mercati più fruttuosi come la Cina e Dubai; il problema è capire come arrivarci e lo stiamo facendo attraverso degli studi di mercato.