Alcuni giorni fa parlando con un noto manager del vino di una delle aziende italiane pi� prestigiose, ci sottolineava, con un certo tono polemico, come alla fine la critica enologica sia quella italiana che quella internazionale, “predica bene ma razzola male”.
“E� da alcuni anni � ci evidenziava il noto manager � che molti critici enologici parlano di un cambio di rotta nei giudizi dei vini con un aumento di riconoscimenti a prodotti pi� autentici, riconoscibili, dove il valore non fosse solo l�imponente struttura ma anche la bevibilit�, la freschezza, la leggerezza”. “Tutte belle affermazioni, ma alla fine � concludeva amaramente il manager � a me sembra che ad essere premiate sono le solite tipologie di vini e spesso con le solite caratteristiche”.
Echeggiavano ancora nelle nostre orecchie queste parole quando ci siamo apprestati a leggere la prestigiosa classifica dei Top 100 Wine di Wine Spectator.
Si tratta di una classifica che si apre a molte riflessioni e quella pi� complessa, anche perch� dovremmo avere la fortuna di degustare tutti i vini della prestigiosa graduatoria, � relativa a quale tipologie di vino i pi� noti critici enologici mondiali riconoscono i principali pregi e quali caratteristiche dei vini vengono oggi pi� apprezzati dalla maggiore rivista del vino mondiale.
Non potendo elaborare giudizi cos� approfonditi, ma ci ripromettiamo di farlo a breve perch� riteniamo sia una disamina molto utile, di seguito proponiamo alcuni spunti di riflessione.
Non possiamo affermare che la critica enologica pi� autorevole si stia spostando su vini meno “palestrati” dal cosiddetto gusto internazionale, come avremmo affermato un tempo, ma � certo che la geografia dell�eccellenza sta modificando i confini. Aldil� della straordinaria soddisfazione di vedere l�Italia, almeno una volta, davanti alla Francia per vini premiati (20 contro 14), fa un certo effetto vedere gli Usa al primo posto con 30, ma anche i 10 di Spagna, i 5 di Portogallo e Australia, i 4 di Nuova Zelanda e Cile (gli altri sono Sud Africa con 3, Argentina con 2, e con 1 Austria, Germania e Grecia). Si pu� ormai affermare senza indugi che l�eccellenza qualitativa non ha pi� confini precisi e si sta allargando anche a latitudini impensabili nel passato.
E se cambia la geografica della qualit� significa anche che la critica enologica pure premiando prodotti sempre pi� riconoscibili e identitari non pi� con un metro di giudizio tarato sui “soliti noti”.
Noi pensiamo che questo nuovo approccio di giudizio sia dettato anche da una nuova consapevolezza tra il mondo dei consumatori sempre pi� “curiosi” ed “infedeli” e alla ricerca di vini che oltre ad essere qualitativamente buoni abbiano buone storie da raccontare.
Quest�ultimo aspetto lo si capisce anche dai nomi dei premiati. Oltre ai brand pi� noti, infatti, potremmo dire i “soliti”, sono sempre di pi� le new entry rappresentate da aziende ottime ma non con il classico e scontato blasone.
Si sta assistendo ad una sana “contaminazione” tra brand storici, ultra affermati e aziende molto meno note, spesso famigliari, che sicuramente oggi offrono eccellenze produttive ma anche storie autentiche e credibili.
Prendiamo i 20 vini italiani della Top 100. Il primo italiano lo troviamo al 4� posto, il Brunello di Montalcino 2010 Il Poggione. Un�ottima azienda ilcinese ma sicuramente nemmeno tra le pi� famose (basti pensare, ad esempio, che lo stesso Brunello 2010 dell�azienda non � tra i 18 che sono stati premiati con i 3 Bicchieri quest�anno dalla Guida del Gambero Rosso). All�ottavo posto troviamo un�azienda storica della Valpolicella come la Masi ma che entra in questa prestigiosa classifica con il suo Amarone Vaio Armaron Serego Alighieri 2008, anch�esso non premiato dai 3 Bicchieri del Gambero e meno noto, ad esempio, dell�Amarone Costasera sempre della stessa azienda.
Ma ancor pi� sorprendente, se vogliamo, il 13� posto del Brunello di Montalcino 2010 La Serena, azienda oggi nella mani di Rocca delle Macie, ma sicuramente non certamente uno dei brand pi� noti nel panorama produttivo di Montalcino. Uscendo dalla Toscana troviamo un�altra “imprevedibile” presenza come, al 67� posto, il Primitivo di Manduria 2013 di Feudo Santa Croce, della famiglia Tinazzi, altro brand importante ma sicuramente non tra i pi� popolari e scontati.
Sulla stessa linea di quest�ultimo anche l�Aglianico del Vulture 2012 di d�Angelo (al 74� posto), il Pinot Grigio Friuli Colli Orientali 2014 di Torre Rosazza (all�83� posto), l�Etna 2013 di Tenuta delle Terre Nere (all�87� posto), il Zisola Sicilia 2013 (all�89�) e il Schola Sarmenti Nard� Ner�o Riserva 2012 (al 93� posto). Tutti vini, quest�ultimi, tra l�altro, tra i 20 e i 25 dollari.
Affermare, almeno per il momento, che qualcosa sta cambiando, non ci sembra cos� lontano dalla realt�.

La mappa dell’eccellenza mondiale di Wine Spectator
Sempre più i Paesi produttori in grado di presentare eccellenze enologiche