Secondo la Sua opinione, quali vini italiani potrebbero riscuotere maggior successo in British Columbia?

Credo che i vini provenienti dalle regioni che hanno una reputazione chiara e consolidata continueranno ad essere popolari in British Columbia. Per quanto riguarda gli spumanti, vini come il Prosecco DOC e il Prosecco Conegliano-Valdobbiadene Superiore DOCG soddisfano pienamente gli amanti delle bollicine. Sono fruttati, vivaci e non eccessivamente costosi. Chianti, Chianti Classico e Chianti Riserva sono invece sinonimi di vino rosso italiano. I vini a base Sangiovese sono migliorati enormemente nel corso degli anni e l’acidità naturale di quest’uva li rende perfetti per l’abbinamento con il cibo.

Ha visto un’evoluzione dell’immagine del vino italiano in British Columbia negli ultimi anni?

Penso che i consumatori più avvezzi al consumo di vino concordino sul fatto che alcuni Pinot Grigio piatti, oleosi e insipidi gradualmente siano stati rimpiazzati da prodotti più limpidi e fragranti, con maggiore mineralità e aromi di frutta più spiccati. Così come sono spariti da un pezzo i fiaschi di Chianti acido e debole, per far posto a Chianti più fruttati e strutturati. Credo che l’immagine di alcune denominazioni di qualità, da alcuni vini toscani e “Super Tuscans” ad alcuni Barolo, Barbaresco e Amarone della Valpolicella stia colpendo l’attenzione di appassionati di vino e collezionisti.

Come si è evoluto il rapporto con il vino dei consumatori della British Columbia?

Oggi i consumatori sono più informati, ma sono sempre e comunque alla ricerca di buone offerte e del miglior rapporto qualità-prezzo. Inoltre hanno una maggiore possibilità di scelta grazie al fatto che lo Stato della British Columbia negli anni ha iniziato ad importare sempre più vino. Per quanto riguarda gli amanti dei vini rossi italiani ho iniziato a vedere una crescente richiesta di alternative ai rossi a base Sangiovese e credo che uve come Aglianico, Cannonau, Montepulciano, Negroamaro, Nero d’Avola e Primitivo possano lentamente catturare l’attenzione degli animi più curiosi.

Che consigli darebbe alle aziende italiane che desiderano promuovere i propri vini in British Columbia?

Lavorare sul brand e promuovere il fatto che il vino italiano è naturalmente predisposto per l’abbinamento con il cibo. Il lavoro sul brand è particolarmente importante, sappiamo tutti che molti vini vengono venduti non per la loro qualità ma per la loro immagine.

Qual’è il suo vino italiano preferito?

Questa è una domanda molto difficile a cui rispondere! È come chiedere ad un uomo quale sia la più bella donna al mondo! Non ce n’è una sola! Se dovessi sceglierne uno adesso senza pensare al prezzo, allora direi Ornellaia Masseto. In occasione del Capodanno Cinese abbiamo aperto una bottiglia del 1999 e sono rimasto incredibilmente colpito dalla complessità di questo vino dal naso fino alla sua persistenza in bocca. All’esame olfattivo presentava un bouquet di frutti rossi dolci ( pensate ad una prugna rossa, ciliege mature e more) unito ad altri sentori (come grafite, legno di cedro, tabacco, vaniglia e caffè). Al palato risultava complesso e denso, ma nient’affatto grossolano. La struttura robusta con una buona acidità, un tannino ben bilanciato e un’ottima persistenza. Come voto gli ho dato un 98+ o comunque molto vicino alla perfezione!

Michael Y.B. Lam BSc(Hons), MEng
Beverage Journalist
The Beverage Review
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