Il circolo di sommelier più esclusivo ed elitario al mondo, quello americano del The Court of Master Sommeliers, è oggi sotto la lente di ingrandimento dello scandalo sessuale e di disuguaglianza di genere. La notizia è scoppiata come una bomba nel mondo del vino, prima americano e poi mondiale, dopo che la giornalista del New York Times Julia Moskin ha firmato un articolo in cui ha portato alla pubblica attenzione tra le pagine del più importante quotidiano americano le esperienze di 21 donne vittime di abusi, molestie o prevaricazioni sessuali e psicologiche da parte di alcuni dei più noti Master Sommelier americani.
L’associazione The Court of Master Sommelier, l’istituzione più importante nel settore che conta al suo interno circa 170 membri Master Sommelier di cui 144 sono uomini, sembra aver cullato al suo interno uno scandalo di portata mondiale, apparso alla pubblica ribalta oggi, ma già da diversi anni vociferato nell’aria dopo le denunce di alcune donne al Board dell’associazione americana. Più di 12.000 persone fanno parte della community di GuildSomm, la spinoff dell’associazione senior demandata a portare avanti corsi di formazione e l’intero percorso di training per i giovani ed aspiranti sommelier. Proprio tra queste numerose persone si sono radunate negli anni sempre più giovani donne desiderose di farsi strada con le loro capacità, e non grazie alle proprie “doti femminili”, in questo mondo, purtroppo notoriamente sessista.
Quello che hanno incontrato diverse donne è stato molto diverso dalle loro rosee aspettative. Ce lo raccontano 21 di loro tra le pagine dell’ormai noto articolo del NYT: molestie fisiche e/o psicologiche, prevaricazioni e abusi sessuali con la promessa di “scorciatoie” o facilitazioni nel mondo del vino da parte di alcuni tra i più prominenti membri dell’associazione. Il caso più eclatante e uno dei più tristemente noti è quello del Master Sommelier Geoff Kruth, uno dei più influenti sommelier americani, fondatore e presidente di GuildSomm, carica da cui si è dimesso qualche settimana fa dopo essere stato travolto dagli scandali. Accuse a cui lui ha risposto adducendo che le ragazze in questione fossero tutte consenzienti.
“Le molestie sessuali o le prevaricazioni di genere sono una costante nel mondo del vino per noi donne. Purtroppo è una realtà con cui abbiamo imparato a convivere” spiega Madeleine Thompson, 28 anni, wine director a Dallas, che a causa di molestie subite ha scelto di non proseguire più il suo percorso formativo con l’associazione. “Questo è un compromesso a cui non dobbiamo scendere” ha spiegato al New York Times.
Quale è stata la risposta della The Court of Master Sommeliers dopo le numerose denunce e segnalazioni? La Court ha dichiarato di aver sempre preteso dai membri che mantenessero i più alti livelli di professionalità e condotta integra e di aver investigato ogni singola accusa imponendo sanzioni disciplinari. Inoltre lo scorso mese è stata stabilita una hotline per segnalazioni anonime di violazioni etiche, di genere e sessuali. La cosa purtroppo assurda è che prima di questo scandalo pubblico il Board aveva già ricevuto diverse denunce, ma che per farlo la vittima era costretta a presentarsi personalmente davanti alla commissione, di cui spesso facevano parte gli stessi molestatori.
Una di queste donne, Rania Zayyat, 33 anni, non volendosi rassegnare a convivere con questa disuguaglianza e triste realtà per la sua intera carriera, ha fondato un’associazione no-profit che si chiama Wonder Women of Wine, che si occupa di tutelare l’uguaglianza di genere nell’industria del vino attraverso numerose iniziative, ma prima di tutto facendo network. Dai dati divulgati dall’associazione, infatti, la community femminile nel mondo del vino è molto ampia: le donne negli USA rappresentano il 60% dei buyer di vino, occupano la metà della forza lavoro nel mondo del vino, ma solo il 5% occupa ruoli dirigenziali. Infine le donne sommelier guadagnano ancora sensibilmente meno rispetto ai colleghi uomini, che godono di ampi privilegi. Numeri con cui il mondo maschile deve fare ormai equamente i conti.
Un grido di allarme era arrivato circa un mese fa anche dalla collega giornalista, sommelier e wine educator, italiana residente in California, Laura Donadoni. Tra le pagine del suo blog e nei video delle sue stories su Instagram Laura aveva raccontato la sua esperienza di donna nel mondo del vino, spiegando come ci fossero una marea di sfaccettature dell’essere donna in questo mondo a “non essere ok” – “Women and the wine industry. What “IT IS NOT OK”. Spilling it out”. “So perfettamente che cosa hanno subito le 21 donne che hanno fatto il coming out sul New York Times” racconta Laura sul suo profilo. “Sono contenta che altre donne come me abbiano denunciato prevaricazioni ed abusi subiti, che non vengono denunciati perché spesso considerati normali da tanto che sono diffusi. Invito tutte le donne a condividere perché solo assieme possiamo combattere il sessismo e la violenza”.
Cosa accadrà ora? Sette Master Sommelier — Greg Harrington, Eric Entrikin, Robert Bath, Matt Stamp, Matthew Citriglia, Drew Hendricks and Fred Dame — sono stati sospesi dalle attività dell’associazione in attesa che vengano indagati e dell’udienza richiesta dalla pubblica accusa dello Stato della California. Le 27 donne appartenenti al gruppo di Master Sommelier hanno rilasciato pubbliche scuse alle donne menzionate nell’articolo e hanno chiesto modifiche specifiche al codice etico dell’associazione. La reazione del pubblico internazionale è stata dura e molto negativa, soprattutto nei confronti dell’associazione, reputata responsabile di atteggiamento negligente in quanto già in parte a conoscenza del fenomeno.
NOTA PER IL LETTORE: Chi sta scrivendo in questo momento è una donna che ha scelto di adottare un approccio neutro e imparziale nel raccontare una notizia che difficilmente può lasciare una persona, uomo o donna che sia, senza un’opinione precisa. Sicuramente questi eventi non possono che generare sdegno e disgusto in buona parte dei lettori, allo stesso tempo non è giusto nè corretto lasciarsi trascinare in facili generalizzazioni. Ciò che possiamo fare è constatare ciò che è avvenuto e riflettere sulla portata di tale fenomeno nel mondo del vino e su come poter fare per evitare che discriminazioni di qualsiasi genere o forma si possano ripetere in futuro.