Guardato a lungo dall’alto in basso, il vino in lattina si sta prendendo oggi, al tempo del Covid, la sua rivincita. Se dovessimo fermarci ad un ragionamento superficiale, penseremmo che il Covid abbia influito sul suo successo, ma questa affermazione non è del tutto vera. Se in tempi recenti questo packaging ha guadagnato strada è unicamente grazie alla combinazione di diversi fattori che implicano un’analisi attenta e più approfondita. Indubbio però risulta l’appeal che questa tipologia di packaging ha e il fascino esercitato sulle nuove generazioni sempre più attente ad un approccio green all’acquisto.  Ma facciamo un salto indietro, come ci suggerisce un interessante articolo pubblicato poche settimane fa su The Drink Business

Una decade fa pensare di mettersi a produrre vino e venderlo in lattina sarebbe stato visto dai più come un azzardo. Ma negli ultimi 10 anni molto è cambiato ed il vino in lattina ha guadagnato e gode oggi di una grande popolarità, specialmente in mercati di rilievo come Stati Uniti e Regno Unito. Se ci concentriamo un attimo sui numeri, secondo gli ultimi dati Nielsen il balzo in alto è evidente: il volume delle vendite di vini in lattina negli Stati Uniti è raddoppiato solo negli ultimi due anni, da 42 milioni di dollari nel 2018 a 86 milioni di dollari nel 2020. Se su un totale di vendite di vino da tavola di quasi 15 miliardi di dollari annui, il vino in lattina ha avuto un balzo significativo tra il 2018 e il 2019 da 0,28% a 0,45% di share sul totale, mentre nel 2020 è passato ad un 0,5%. La crescita della categoria è stata ancora più pronunciato nel Regno Unito dove le vendite in volume sono quadruplicate dal 2018, da 2,5 milioni di sterline a 10,7 milioni di sterline nel 2020, con un balzo dallo 0,04% al 0,16% di share. 

Ci chiediamo dunque, cosa guida questa ascesa? Secondo Lucy Shaw, autrice del sopracitato articolo, il vino in lattina è perfetto idealmente per questi tempi che corrono in cui il poter disporre di una lattina servita singolarmente, riciclabile e portatile è considerato un fattore vincente. 

Vediamo nello specifico assieme alcuni fattori che hanno influito sul successo del vino in lattina negli ultimi anni.

Social distancing e attenzione verso l’ambiente

Per Marien Rodriguez, buyer della catena GDO Waitrose, le lattine sono il formato perfetto per l’epoca in cui vivano, dove distanziamento sociale ed attenzione all’ambiente sono tra i driver principali. “Per il loro essere riciclabili al 100%, convenienti e monodose, le lattine hanno numerosi vantaggi, per questo abbiamo visto aumentare la loro popolarità nel 2020 e prevediamo continueranno questa ascesa anche quest’anno. Le lattine sono la scelta perfetta per le attività all’aria aperta, e durante i mesi di lockdown si sono rivelate più facili da consegnare a domicilio, offrendo una porzione monodose e limitando la necessità di condivisione”. 

Il produttore provenzale Mirabeau ha lanciato il suo Prêt-à-Porter rosé la scorsa estate in un’ottica green. Il fondatore Stephen Cronk ha dichiarato: “Le lattine offrono un formato di packaging più sostenibile, più leggero da trasportare e riciclabile dai consumatori. Sono amiche dell’ambiente più di una bottiglia di vetro, essendo che il 70% di tutte le lattine può essere riciclato”. 

Cronk crede che i vini in lattina cresceranno in popolarità di pari passo con la crescita del desiderio da parte dei consumatori di prodotti eco-friendly che possono essere facilmente riciclati. “La percezione nei confronti del vino in lattina sta cambiando velocemente. Molti più vini premium sono offerti in questa versione e i consumatori cercano alternative più pratiche rispetto al vetro. Gli ultimissimi prodotti lanciati sono evoluti molto anche in termini di packaging e design e sono molto accattivanti per le nuove generazioni”. 

Packaging ibrido e comune ad altre importanti bevande alcoliche, come la birra 

Negli ultimi cinque anni le vendite di vino in lattina sono davvero decollate, con una sfilza di brand noti che sono entrati in questo ramo di mercato. L’assonanza con il packaging tipico della birra è evidente e non possiamo non notare come questo piaccia ai consumatori.  Una case history interessante in questo senso è quella di Babe, popolare brand di vino in lattina fondata dall’influencer di Instagram Josh Ostrovsky, alias “The Fat Jew”, che ha fatto il suo debutto nel Regno Unito con le lattine da 200ml di spumante rosato in vendita presso Sainsbury’s al prezzo di 2,15 sterline. A dimostrazione di quanto seriamente questo prodotto abbia avuto successo e di come ci siano delle somiglianze con il mondo della birra, nel 2019 Babe è stata acquisita dal gigante belga della birra AB InBev.

Ecosostenibilità e design senza perdere la qualità

Henry Connell, cofondatore del brand inglese di vino in lattina The Uncommon, racconta come in questo momento chi produce questa tipologia di prodotto se la stia passando molto bene. Inoltre ci tiene a sottolineare come stia sfiorendo la credenza per cui il vino in lattina è di bassa qualità. “C’è una miscredenza per cui si pensa comunemente che il vino in lattina sia di qualità inferiore, ma non è vero. Non c’è motivo per cui un vino di alta qualità non possa essere messo in lattina. Le bottiglie in vetro sono limitanti e non sostenibili, mentre le lattine consentono di godere di un buon vino anche passeggiando. Infine il servizio singolo della lattina può aiutare a diminuire anche gli sprechi, che sono un reale problema specialmente nel mondo dell’ospitalità. Il vino in lattina è rimasto forte durante tutto l’arco della pandemia, nonostante la cancellazione di tutti i maggiori eventi musicali e sportivi, per questo credo che il futuro di questo formato eco-friendly sia roseo” conclude Connell.