L’emergenza Covid-19 sta impattando notevolmente sui prodotti della tradizione italiana, in particolare vino, amari e liquori. Il lungo periodo di lockdown ha danneggiato l’Horeca (hotel, ristoranti, bar, catering) ed i consumi fuori casa.
Federvini, ipotizza una perdita del 29% per il 2020 per quanto riguarda il vino in bottiglia, mentre il mercato totale del food&beverage legato al consumo fuori casa subirà una flessione del -33%.
Nella ristorazione, l’impatto previsionale è leggermente meno negativo (-25%) per i locali di fascia medio-alta, solitamente frequentati a cena, mentre subiscono maggiormente quelli di fasce inferiori, abitualmente dedicati al pranzo (-30%) e penalizzati dalla diffusione dello smart working, specialmente nelle grandi città.
Per quanto riguarda le vendite di vino a valore nel 2020, la prospettiva è quella di un andamento a ‘V’: ad aprile si è registrato il picco negativo (-90%) con una inversione di tendenza da giugno per chiudere a dicembre a -6%.
“Gli impatti sul settore sono molto rilevanti” ha dichiarato Sandro Boscaini, Presidente di Federvini. “Le imprese sono già in difficoltà per la carenza generale di liquidità, per la pesantezza degli stock e vanno supportate con azioni puntuali ed energiche: la detassazione degli utili realizzati grazie all’export potrebbe ridare un po’ di ossigeno e al circolante e agli investimenti”.
Si ipotizza una chiusura del 2020 ancora più negativa per il comparto spiriti, pari al -34%. Il settore ha visto un picco negativo del -97% in pieno lock-down e una risalita decisamente lenta che culmina a fine 2020 con una stima di contrazione tra il -20 % e il -15%.
La flessione maggiore è dovuta alla chiusura di discoteche (-63%) e ‘bar serali’ (-31%) che realizzano il 33% dei consumi totali di spiriti. I bar serali stanno reagendo meglio grazie agli aperitivi che forniscono un po’ di ossigeno anche al comparto vini e spumanti.