La storia di questo angolo di Toscana testimonia, documenti alla mano, che il Carmignano era considerato vino di straordinario pregio già nel 1396, se è vero che Ser Lapo Mazzei ne acquistò un lotto per conto di Marco Datini, altrimenti noto come “il mercante di Prato”, ad un prezzo quattro volte superiore a quello dei vini maggiormente quotati all’epoca; con un balzo di oltre 300 anni, il Granduca di Toscana Cosimo III dei Medici nel 1716 emise un bando per stabilire in modo certo i confini di questa produzione, insieme a quella di altre zone toscane di pregio, come Chianti, Pomino e Val d’Arno.
Oggi Carmignano, DOCG dal 1990, rappresenta il meritato coronamento enologico della città di Prato, che ha intrapreso un interessante percorso di valorizzazione della propria storia, della propria arte antica e contemporanea, della propria tradizione gastronomica, in una parola, della propria cultura. Merito anche di EatPrato, che in questi giorni accoglie visitatori, quest’anno principalmente italiani, per un Festival del Gusto che vivrà il proprio climax fino a sabato 5 e domenica 6 giugno, nel Giardino Buonamici con le Cene sotto le stelle, eventi clou dell’intera rassegna.
Carmignano oggi conta circa una dozzina di produttori, rappresentati nel Consorzio Vini di Carmignano, presieduto da Fabrizio Pratesi, titolare della omonima azienda, con vigneti adagiati nel cuore della valle di Carmignano, circondata da morbide colline e pennellata da vigili cipressi, in uno scenario che induce alla quiete e alla riflessione.
Ed è a bordo del quad di Fabrizio, in un movimentato saliscendi tra le vigne, che comprendiamo le ragioni profonde della sua scelta di vita, che lo ha portato a dedicarsi a tempo pieno alla cura del territorio, alla ricerca di un approccio sostenibile, all’incondizionata dedizione alle singole piante del vigneto. Lo capiamo dalla familiarità con cui ci parla di quella gemma, di quella radice e di quel crinale; non ci meraviglieremmo di sentirli chiamare per nome …
In sua compagnia degustiamo il Circo Rosso 2018, il suo Carmignano Riserva, vinificato in acciaio, affinato per 18-20 mesi in barrique, per un risultato di grande impatto: un naso complesso di frutta e spezie, in bocca un ottimo equilibrio di morbidezza e struttura e un finale importante; perfetto abbinamento con carni rosse e formaggi stagionati.
Sulla sommità della collina, a pochi passi da Cantina Pratesi, si apre l’antico borgo di Capezzana, proprietà della famiglia Contini Bonacossi, che ha avuto un ruolo indiscusso nel riconoscimento della DOC del Carmignano, che ha preceduto, nel 1975, la successiva attribuzione della DOCG. Il luogo è magico, ammantato di storia e al contempo di grande vivacità: la terrazza de La Vinsantaia, ristorante e wine bar nel cuore del borgo, è il luogo perfetto per un aperitivo rilassato e liberatorio con vista sulla valle.
La produzione della Cantina spazia tra bianchi, rosati, bollicine e diverse etichette di Carmignano, per arrivare al Vinsanto, fiore all’occhiello della cantina, che dopo una sosta delle uve in stuoia per 5 mesi affina per 7 anni nei caratelli posizionati nel sottotetto della vinsantaia.
In compagnia di Serena Contini Bonacossi, impeccabile ospite durante la nostra sosta al borgo, degustiamo il Villa di Capezzana 2011, Progetto 10 anni, nato per valorizzare la longevità del Carmignano: la prima annata è stata prodotta nel 1925 ed è ancora presente nella cantina storica dell’azienda; un vino elegante, morbido e avvolgente, per un perfetto abbinamento di cuore e territorio con la bistecca alla fiorentina.
Con Dario Pierazzuoli siamo invece a Tenuta Cantagallo, alle pendici del Montalbano, appena fuori dalla DOCG Carmignano. Un’oasi di verde profondo, con vista sul Montalbano, con proposta agrituristica e accoglienza a 360°, altamente personalizzabile, che spazia dalla experience Chef per un giorno alla Settimana dell’oro liquido, per rendere merito anche al frantoio aziendale che trasforma l’eccellente produzione aziendale. A Tenuta Cantagallo abbiamo modo di degustare anche i vini dell’altra tenuta di famiglia, Le Farnete, in pieno Carmignano, oltre la cresta del Montalbano.
Dario ci fa da guida nella visita della tenuta e nel viaggio attraverso l’intrigante carta dell’Osteria Cantagallo; un piatto per tutti, coniglio ripieno di salsiccia, pistacchi e prezzemolo fresco in salsa al vino bianco e pomodorini confit, in abbinamento con il Carmignano Riserva Le Farnete 2017: 80% Sangiovese e 20% Cabernet Sauvignon, affinamento per 12 mesi in rovere francese. Complessità aromatica dal frutto rosso al cuoio, grande armonia ed eleganza, notevole persistenza.
Claudia Cataldo ci accompagna alla scoperta dell’imponente complesso aziendale della Tenuta di Artimino, composto dall’omonimo wine estate, l’hotel Paggeria Medicea, il ristorante Biagio Pignatta, l’ospitalità diffusa nel borgo di Artimino e, soprattutto, dalla Villa Medicea “La Ferdinanda”, Patrimonio dell’Umanità Unesco dal 2013: una “reggia”, a tutti gli effetti, nei cui giardini, grazie alla lungimirante vision imprenditoriale, è possibile spendere la giornata e gustare il cestino Pic Nic che, oltre a una bottiglia di vino della tenuta e all’immancabile mix di prodotti tipici toscani, include anche una democratica coperta da stendere sulla curatissima erba dei giardini.
Ma è solo un esempio della ricchissima formula di hospitality offerta da Artimino: dalle degustazioni con private sommelier alle verticali di vecchie annate, agli chic nic, degustazioni private open air in angoli di charme della tenuta. Ed è proprio all’interno della Ferdinanda che abbiamo modo di degustare Grumarello 2015, il Carmignano Riserva della tenuta, originale blend di Sangiovese, Cabernet Sauvignon, Merlot e Syrah, che al naso si presenta in un complesso ventaglio aromatico che va dalla frutta al tabacco, alla pelle e che in bocca regala un corpo e un’importanza che lo rende adattissimo ad accompagnare carni lavorate e succulente quali un brasato.
Questo complesso asset aziendale, acquistato nel 1989 da Giuseppe Olmo, ciclista degli anni Trenta nonchè grande interprete della imprenditoria italiana di successo, è oggi sapientemente diretto da Annabella Pascale e Francesco Olmo, Amministratori Delegati dell’estate, ai quali va il merito di aver reso accessibile a tutti un patrimonio di bellezza e cultura di rilievo mondiale.