Spesso il cambio di nome di un’azienda o di un gruppo è legato a ragioni di marketing o di comunicazione. Non è questo il caso del rebranding di Bertani Domains, che da qualche settimane è diventato Angelini Wines & Estates.
Un cambio di nome di grande rilevanza che riporta il nome della proprietà non solo al centro della comunicazione aziendale ma anche a testimoniare in maniera più forte e trasparente la filosofia produttiva che si racchiude in tutto il gruppo Angelini Industries.
Per comprendere in profondità le ragioni di questo cambiamento e cosa implicherà concretamente, preziose le parole di Ettore Nicoletto, presidente e CEO di Angelini Wines & Estates.

Il recente rebranding del Gruppo da Bertani Domains ad Angelini Wines & Estates riporta il nome della proprietà al centro della comunicazione aziendale; quali le ragioni di tale scelta?

Con questo nuovo nome si apre un nuovo capitolo della storia che lega la famiglia Angelini al mondo del vino. Un capitolo di rinnovato impegno, iniziato nel 1994, che porta il gruppo più vicino al mondo Angelini e ai suoi valori e conferma la volontà di continuare ad investire nel settore vitivinicolo. Il cambio di nome, inoltre, vuole rappresentare in maniera ancor più esplicita la filosofia produttiva di Angelini Industries e cioè quella di prendersi cura di persone, famiglie e, nel caso del vino, anche di territori. Estremamente chiaro, in quest’ultima direzione, il payoff scelto: “Elevating Territories” (elevare i territori). Un payoff che è anche una sorta di mission per testimoniare l’impegno del Gruppo nella produzione di fine wines attraverso l’autoproduzione (con i suoi 460 ettari vitati) e il controllo totale della filiera per  garantire un profilo qualitativo frutto di un costante rapporto con l’identità più autentica dei territori in cui è presente.

Cosa comporterà concretamente la fine della “centralità” del brand Bertani nella strategia dei diversi brand del Gruppo?

Bertani non perde centralità, rimane un brand cardine del Gruppo. Il nostro obiettivo era quello di arrivare ad un nome che rappresentasse in maniera più chiara e corretta tutte le anime produttive del Gruppo. Avere come nome unico un brand come Bertani, sicuramente di grande prestigio, tra i più storici del nostro Paese, rischiava però di offuscare l’identità globale del nostro Gruppo, generando talvolta anche confusione. Il nostro obiettivo, pertanto, è stato quello di “scoperchiare” completamente la nostra identità e questo era possibile mettendo in prima piano il nome della proprietà, la famiglia Angelini. Una famiglia, è bene ricordarlo, che ha un impegno ormai di lunghissima data sul versante vitivinicolo con le sue sei tenute che oggi occupano più di 100 dipendenti.

Andando a leggere i risultati del 2021 di molti brand prestigiosi italiani sembrano dare tutti indicazioni di estrema positività. Quali i vostri risultati dello scorso anno e quali quelli di questo primo trimestre?

Anche per noi il 2021 è stato un anno decisamente positivo con un significativo miglioramento del  volume di affari e della redditività del Gruppo anche in riferimento al 2019 (pre-pandemia). Abbiamo chiuso l’esercizio con un fatturato di 25,6 milioni di euro, il più alto mai conseguito, con un incremento del 32% rispetto al 2020.
A tale significativa crescita di fatturato ha corrisposto un incremento della marginalità, risultato di un miglioramento nel posizionamento strategico dei prodotti, di maggiore efficienza a livello industriale e di ottimizzazione dei processi a tutti i livelli operativi.

L’EBITDA conseguito nel 2021 è di 2,4 milioni di euro, pari al 9,5% del fatturato, cresciuto di circa 3 milioni di euro rispetto al 2020 anche grazie al contributo derivante da alcune operazioni di disinvestimento di assets considerati non strategici.
A fine esercizio la posizione finanziaria netta è migliorata di oltre 4,4 milioni di euro, per un valore pari a -3,7 milioni di euro (nel 2020 era -8,1 milioni di euro, con un decremento del 54%).
La crescita di fatturato è avvenuta in tutti i mercati dove Angelini Wines & Estates opera. In quello domestico, tradizionalmente rilevante, è stata del 33%, trainata dalla forte ripresa del canale HO.RE.CA  (+47%) e dal consolidamento della crescita del Canale Moderno (+13%). Anche l’Export è tornato a correre (+31% rispetto il 2020) soprattutto in Europa e in area Asia-Pacific.
La forte ripresa del volume d’affari si è ulteriormente rafforzata nel primo trimestre del 2022, su ritmi di crescita superiori a quelli registrati nel 2021.