Il Veneto, come ricorda in apertura il Presidente della Regione Luca Zaia, è la prima regione vitivinicola italiana, con i suoi 11 milioni di ettolitri di produzione. Sebbene la produzione della Regione sia, con riferimento ad alcune denominazioni, costituita da scorte che non temono l’attesa in magazzino, il Presidente sottolinea l’assoluta necessità che parte delle risorse che confluiranno nel nostro Paese nei prossimi mesi sia destinata a quelle imprese che, avendo investito molto in qualità, si trovano oggi a fronteggiare le conseguenze più dure delle forti limitazioni del comparto Horeca.

La Valpolicella, con i suoi 8.400 ettari vitati e 770.000 quintali di uve prodotte, rappresenta una delle maggiori espressioni di questa qualità, anche tenuto conto che alla costante crescita delle superfici vitate non ha fatto seguito un corrispondente incremento del numero di bottiglie; al contrario, con basse rese dei vigneti che sono diretta conseguenza delle tipicità di produzione – si pensi alla concentrazione delle uve per l’Amarone – e la dimostrazione di una qualità che non è solo negli enunciati. Un’area vitivinicola che mette in campo fresche energie imprenditoriali, con un’età media dei consorziati di 33 anni.

Christian Marchesini, Presidente del Consorzio Vini Valpolicella illustra i trend dell’imbottigliamento delle tre tipologie di vini dell’area, con l’Amarone in trend decennale di leggera crescita, che raggiunge nel 2020 circa 15,3 milioni di bottiglie, il Ripasso che dal 2011 ad oggi fa registrare un exploit del 50%, conseguendo 30,3 milioni di bottiglie, e il Valpolicella che, in controtendenza, denuncia un calo costante fino ai 18,2 milioni di bottiglie di oggi, dato che è tuttavia destinato a stabilizzarsi grazie all’azione di valorizzazione dei cru e, in generale, del Valpolicella Superiore.

Passando al tema del giorno, al Governo di recente insediamento la Regione Veneto presenta, per bocca dell’Assessore all’Agricoltura Federico Caner, tre chiare richieste: che le Regioni possano avere un ruolo effettivo nella definizione delle politiche di destinazione delle risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza; che la dotazione di risorse sia congrua rispetto alle problematiche in cui versa l’economia; in ultimo, che le risorse siano facilmente impiegabili. Tra i driver, la assoluta necessità che le politiche di sostegno considerino il fortissimo legame tra turismo ed agricoltura. Un binomio che non riguarda soltanto le aree rurali: la perdita di presenze nelle città d’arte – stimata all’80%, contro il 60% di tutte le imprese turistiche – ha comunque un pesante effetto indotto sulle produzioni agricole.

Paolo Castelletti, Segretario Generale Unione Italiana Vini, focalizza l’attenzione del pubblico su come aree italiane quali la Valpolicella abbiano un potenziale inespresso in termini turistici, se confrontate con territori a consolidata tradizione di accoglienza quali Langhe e Alto Adige; l’Unione si fa portatrice di questa istanza nei confronti del mondo istituzionale, come pure di una improrogabile necessità di declinare correttamente il concetto di sostenibilità, per evitare dannose banalizzazioni, approdare ad una norma unica sulla sostenibilità e convergere verso un modello di certificazione ad ampio raggio, sulla scorta del modello neozelandese.

Il Presidente Marchesini testimonia l’impegno del Consorzio sul fronte della sostenibilità, mostrando i dati di un’agenda che, dal 2011, ha già prodotto 1.210 di ettari sostenibili (14% del totale)  cui si sommano circa 430 ettari già Bio o in conversione (10% sul totale), per circa quindi un quarto della denominazione che ha già intrapreso un serio cammino di rispetto ambientale. La Grande Distribuzione ha dal canto suo registrato un + 18% sulle vendite di vino biologico, a testimonianza di un mercato che sta a grande velocità acquisendo consapevolezza in questo senso.

D’altro canto, l’attenzione all’ambiente può rappresentare un asso nella manica delle imprese, innescando un circolo virtuoso verso l’auspicata crescita dell’enoturismo in Valpolicella, che già comunque quota, in media, il 17% del fatturato aziendale, con 7 aziende su 10 che dichiarano la propria voglia di investire in accoglienza.

Un messaggio di ottimismo viene in conclusione da Giovanni Mantovani, Direttore Generale di Veronafiere,  che conferma che la grande macchina del Vinitaly è pronta ad ospitare a giugno, nel rigoroso rispetto delle norme di sicurezza, buyer selezionati dall’Europa e da quei Paesi extra-europei che, in base alla propria situazione sanitaria, potranno essere presenti; non ci si aspetta di poter replicare le presenze pre-Covid, ma la grande aspettativa da parte degli interlocutori mondiali impone la sperimentazione di un format che abbia tutte le carte in regola per dimostrare che le fiere italiane non possono e non intendono rimanere al palo.