La presenza della vite racconta in modo del tutto particolare la storia di un territorio: in Maremma la presenza di diverse varietà, oltre al Sangiovese, racconta di una terra di lavoratori, di piccoli appezzamenti, di scelte varietali dettate dall’esigenza di abbreviare il ciclo commerciale del prodotto; siamo lontani da un’altra Toscana, molto prossima geograficamente, storicamente contrassegnata da una nobiltà che poteva permettersi di attendere anni per mettere in commercio il proprio vino, da vescovati, possedimenti papali e ricchi contratti di fornitura.
Oltre il Morellino
La ricchezza varietale in questa parte di Toscana è storicamente influenzata dall’esigenza di allineare il ciclo delle diverse varietà di vite per ottimizzare gli interventi dell’uomo, come tempi di vendemmia, lavorazione e distribuzione; ma risente anche della localizzazione geo-storica di questo lembo di Toscana, dove confluivano le antiche autostrade del mare che scambiavano prodotti da e per il Mediterraneo; una storia di contaminazione positiva, e non sorprende che ancora oggi vengano allevate qui in Maremma varietà che provengono dall’altro lato del Tirreno.
La Cooperativa di Scansano ha dedicato una nuova linea di prodotto proprio a “Le Vie del Mare” che, con un’etichetta per i bianchi (Chardonnay e Viognier) e una per i rossi (Merlot e Cabernet Franc), ha combinato in bottiglia dei mix che hanno origini lontane; linea destinata alla fascia alta della GDO, lanciata la scorsa estate e che sta riscuotendo un ottima risposta di mercato.
Protagonista di rilievo di questa ricchezza ampelografica è certamente il Ciliegiolo, che in Maremma – seconda soltanto all’Umbria – ha trovato il suo habitat e la sua valorizzazione commerciale. Nell’arco di un decennio, il Ciliegiolo è passato da un’anonima presenza all’interno del blend del rosso toscano ad un’identità ben definita, anche in purezza: buona fruttuosità, buon succo, tannino morbido e importante apporto di colore, versatile nell’intercettare interesse di diversi mercati e clientela, sta acquisendo importanza nel portafoglio della Cooperativa, che nel 2019 ha optato per un DOC Maremma Riserva, che proprio in questi giorni viene presentato sul mercato. I suoi 8 mesi di permanenza in legno garantiscono struttura e buona longevità.
Il Ciliegiolo trova il suo territorio di elezione nelle aree interne della Maremma, lontano dalle zone costiere, e beneficia della composizione limo-tufacea del terreno del triangolo Manciano – Magliano – Scansano. Le quantità prodotte dalla Cooperativa sono aumentate in 7-8 anni dalle 10.000 unità alle 200.000 bottiglie, per assecondare l’interesse del mercato.
La cantina sta quindi esprimendo un chiaro impegno di diversificazione dell’offerta, senza trascurare la forte identità legata al Morellino e il suo grande successo di mercato: ne sono altri esempi il grande investimento produttivo nel Vermentino, presente sia con il Vigna Fiorini, raccolta tardiva di pregio, sia con un Vermentino di pronta beva, e da ultimo anche con uno spumante, che il pubblico sta molto apprezzando; oppure la riscoperta del Bianco di Pitigliano, con due etichette che stanno suscitando l’interesse del mercato.
L’impronta sostenibile
La diversificazione della proposta enologica si accompagna ormai da anni, per la Cooperativa Vignaioli del Morellino di Scansano, con un serio impegno di sostenibilità.
I primi calcoli della carbon footprint risalgono per la Cooperativa agli Anni 2007-2008: un’avanguardia, a tutti gli effetti, per una sensibilità ambientale che è andata sempre crescendo qui a Scansano, con la prima certificazione da parte dell’inglese Carbon Trust nel 2012. La certificazione non ha avuto il ruolo di un suggello burocratico, ma, al contrario, ha profondamente segnato un nuovo corso imprenditoriale, grazie al quale anche la scelta per la semplice coibentazione di un tetto o l’interposizione di una porta tra gli ambienti di cantina, ha oggi un profondo senso strategico.
Nel 2015 arriva, per il Morellino di Scansano Docg e il Morellino di Scansano Docg Roggiano, la certificazione V.I.V.A., riconoscimento del Ministero dell’Ambiente che designa le cantine che accettano di misurare e migliorare la propria performance di sostenibilità, a seguito di un percorso di crescita e di verifica dei parametri di aria, acqua, territorio e vigneto. All’EXPO 2015 di Milano la Cooperativa è tra le 10 aziende designate a rappresentare l’Italia per la sua sensibilità per il tema ambientale.
Nel 2018, prima in Italia, arriva per i Vignaioli del Morellino la certificazione europea PEF, che misura la performance ambientale di un prodotto lungo tutto il suo ciclo di vita; ancora una volta il riconoscimento è per il Morellino, che con i suoi 2,5 milioni di bottiglie, rappresenta circa il 60% dell’imbottigliato della cantina.
Ad essere entrato in modo sostanziale nel DNA imprenditoriale della Cooperativa è la convinzione che lo sviluppo debba andare di pari passo con la priorità sociale e ambientale. Nel prossimo futuro la cantina si prepara ad effettuare ulteriori investimenti in questa direzione, come centralizzare la logistica in un magazzino basato a Grosseto, per ridurre costi, tempi e consumi di una distribuzione altrimenti troppo frammentata; nuove applicazioni Industria 4.0 consentiranno il monitoraggio di sprechi di acqua e di energia in cantina, mentre nel vigneto un complesso sistema di centraline meteo, che inviano dati ad un cervello centrale di elaborazione, consente di stimare l’effettivo rischio di attacco fungino e effettuare trattamenti mirati e complessivamente meno impattanti: con la peronospora i risultati si stanno mostrando ottimi e la sperimentazione è in avvio anche sull’oidio.
Quando si vede realmente “sostenibile”, non sono le grandi quantità a rappresentare un ostacolo.