Probabilmente � passato un po� sotto traccia l�editoriale di Matt Kramer, acuto osservatore di Wine Spectator, che nell�ultimo numero di novembre ha affrontato il complesso tema della tipicit� del vino. Non � un caso, a nostro parere, che un editoriale cos� importante sia stato inserito nel numero dedicato al preoccupante fenomeno della contraffazione dei vini. Non che di s� per s� la tipicit� sia la risposta concreta alla contraffazione ma � indubbio che dopo tanti anni di discussione, soprattutto oltre oceano, di vini di “stile” pi� che di vini legati fortemente al territorio di produzione, ai vitigni di origine, questo editoriale ci indica che probabilmente qualcosa sta cambiando nel pi� importante mercato mondiale del vino.
La stessa recente classifica, sempre di Wine Spectator, sui migliori (per i loro critici) 100 vini sul mercato Usa, ci fornisce alcune indicazioni, seppur minime e parziali, che qualcosa si sta muovendo anche sul metro di giudizio dei maggiori critici enologici al mondo.
In estrema sintesi, nel suo editoriale Kramer stimola una riflessione sul concetto di tipicit� anche su un mercato come quello statunitense da sempre culturalmente refrattario a temi come la tipicit� appunto che “� difficilmente codificabile in qualcosa di certo, di assoluto”.
“Ma se non vi sono certezze nel definire esattamente, in maniera scientifica, la tipicit� di un vino, pu� avere un senso considerarla comunque un aspetto importante, da ricercare?” questa la domanda che di fatto pone il bravo Kramer.
Kramer non si sbilancia troppo nella risposta ma fornisce alcune interessanti riflessioni. La prima � che non interesser� mai al consumatore americano, e probabilmente di cultura anglosassone, un mero concetto di tipicit� legata al rispetto di un disciplinare di produzione.
Questa idea che la “qualit�”, in generale, sia codificata all�intero di una legge non appartiene minimamente alla cultura nordamericana e a quella anglosassone in generale.
Pu� invece interessare oggi, e potrebbe essere anche estremamente utile, dare ai consumatori strumenti di giudizio dei vini pi� chiari e soprattutto che aiutino a superare il troppo riduttivo giudizio soggettivo inserendo pi� elementi di tipo oggettivo. E la tipicit�, indubbiamente, rientra in quest�ultima tipologia.
E ricondurre e saper ricondurre un vino ad un territorio di produzione “se per gli antichi Romani era gi� una capacit� e una necessit� fondamentale � scrive Kramer � forse oggi anche per gli americani potrebbe diventare qualcosa di pi� utile ed interessante”.
E� chiaro che a questo punto si apre il complesso dibattito di cosa � esattamente la tipicit�, cosa la influenza di pi�, cosa � pi� monitorabile e dimostrabile e cosa meno.
Ma aldil� di queste problematiche � interessante prendere atto come questo tema sta prendendo corpo nel pi� importante mercato del vino a livello mondiale.
E� un tema che per le nostre produzioni cos� fortemente legate alle influenze territoriali � decisamente strategico.
Ma � un tema che si riapre per noi e che oggi necessita di un forte riaggiornamento. Non possiamo pi� permetterci il lusso oggi di parlare di tipicit� in maniera astratta perch� a forza di farlo gli abbiamo tolto qualsiasi senso e valore.
E oggi possiamo dire, purtroppo, che anche noi siamo orfani di tipicit�.
E� tempo di riprendere in mano seriamente questo aspetto e la maniera migliore per farlo ha un nome preciso: ricerca.