Carte dei vini: le conseguenze della pandemia
Qual è stato l’impatto della pandemia e quali sono gli effetti che ha provocato sulle carte dei vini dei ristoranti?

A volte è difficile ricordare l'intensità dei primi giorni della pandemia, quando le autorità sanitarie hanno chiuso il settore Horeca (e non solo) in tutto il mondo. Per il commercio del vino è stato un periodo devastante, poiché l’on-trade è un settore chiave per i vini pregiati. I sommelier sono stati licenziati, i ristoranti hanno venduto cibo da asporto per sopravvivere e alcuni hanno svenduto le giacenze di vino.
A distanza di due anni, è ora possibile farsi un'idea di ciò che è successo e delle implicazioni a lungo termine.
I dati
ARENI Global ha collaborato con la società francese di analisi dati Wine Services per capire come i ristoranti hanno adattato le loro carte dei vini.
Wine Services ha preso in esame 3.167 ristoranti di lusso presenti in mercati chiave (principalmente USA, Asia e Svizzera) e ha confrontato le loro carte dei vini del 2019, 2020 e 2021.
I dati mostrano chiaramente che i ristoranti hanno adattato le loro carte dei vini in base a due criteri principali: il numero dei vini proposti e la strategia dei prezzi.
Eppure, a prima vista, non sembra essere cambiato molto sulle carte dei vini:
- il numero di bottiglie proposte è diminuito solo del 2,2%, passando da 229.682 nel 2019 a 226.195 nel 2021;
- il mix di prezzi è rimasto stabile tra il 2019 e il 2021 e le referenze scomparse nel 2021 sono state sostituite da vini equivalenti, in termini di prezzo.
Ma se si guarda più in dettaglio, i cambiamenti diventano più chiari:
- i vini della fascia di prezzo più bassa - quelli sotto i 50€ - hanno aumentato la loro quota del 12% tra il 2019 e il 2021; Questo risultato è stato determinato principalmente dal mercato statunitense;
- al contrario, nei ristoranti del sud-est asiatico e dell'area EMEA (Europe, Middle East and Africa, ndr), si è registrata una crescita dei vini in lista al di sopra dei 450€.
Bordeaux è ancora il re, dato che è la denominazione presente nel maggior numero di carte dei vini a livello globale. Seguono Champagne ed i vini californiani. Tuttavia, tra il 2019 e il 2021, il numero di referenze di Bordeaux è diminuito in media del 2%.
Confronto tra due mercati chiave: Francia e Regno Unito
A Parigi, le wine lists sono rimaste relativamente stabili nei 425 ristoranti presi in esame da Wine Services. Solo il primo segmento di prezzo, sotto i 100 euro a bottiglia, ha registrato un calo del 3%; questo calo è stato apparentemente vantaggioso per la fascia di prezzo 250-650 euro, che ha visto un aumento del 3% nello stesso periodo.
Dopo la pandemia:
- il 70% dei vini distribuiti nei ristoranti parigini è al di sopra dei 100€,
- il 17% è venduto a più di 650€ a bottiglia,
- Chasse Spleen è il Bordeaux più distribuito,
- Dom Perignon è il marchio di Champagne più presente,
- Al di fuori di queste due regioni, Château Minuty (Provenza) è il marchio più rappresentato, a dimostrazione della crescita dei rosé premium nel canale Horeca.
Wine Services ha esaminato anche le liste di 488 ristoranti di Londra, trovando una situazione piuttosto diversa. Innanzitutto, il numero totale di vini elencati è diminuito del 7%. Dal 2020 al 2021, 243 ristoranti (61%) hanno ridotto le loro selezioni, 56 dei quali di oltre il 50%. I vini che hanno registrato il maggior calo nel numero di referenze sono stati quelli con un prezzo compreso tra 70-220 sterline.
Inaspettatamente:
- i vini con un prezzo superiore alle 550 sterline - in particolare Champagne - hanno aumentato la loro presenza sulle liste,
- i vini che costano meno di 70 sterline rappresentano meno del 20% del mercato,
- il 46% dei vini elencati nei ristoranti sono venduti a partire da 220 sterline.
I vini e i marchi più distribuiti sono identici a quelli del 2020:
- Sassicaia e Tignanello sono i più rappresentati,
- i marchi più distribuiti (Dom Perignon, Ruinart e Krug per lo Champagne e Yquem, Lynch Bages e Mouton Rothschild per il Bordeaux sono diminuiti sulle liste vini.
Come interpretare questi dati?
In primo luogo, è chiaro che c'erano alcune tendenze di fondo che si stavano verificando indipendentemente dalla pandemia: in particolare, le carte dei vini erano in procinto di presentare una diversificazione maggiore. Nonostante i vini classici rimangano estremamente importanti per i ristoranti di fascia alta, altri vini si stanno facendo strada. Questa tendenza è stata riscontrata anche nel mercato secondario.
I dati ARENI e Wine Services dimostrano anche che i ristoranti con liste ampie e profonde sembrano essere sopravvissuti e persino prosperare, nonostante il caos economico della pandemia. I ristoranti che possono permettersi di avere gamme profonde, mantenute in condizioni ottimali, potrebbero aver avuto una maggiore liquidità per affrontare la pandemia.
Per le cantine che non producono vini blasonati, i segnali sono ambivalenti. Da un lato, sarà più difficile inserirsi nelle liste altamente curate, perché queste saranno più ridotte. Dall'altro, con l'apertura delle carte dei vini a un maggior numero di stili di vino, le opportunità per vini interessanti e insoliti sono più numerose che mai.
In definitiva, i ristoranti che sono sopravvissuti alla pandemia, si affacciano al futuro con una maggiore comprensione del cliente rispetto al passato. Sono stati sottoposti ad un inedito stress test e questo significa che sono più solidi ed in grado di affrontare qualsiasi sfida.