Abbiamo intervistato Gloria Seganfreddo, Direttore Commerciale dell’azienda vitivinicola Al Monte di Livio e l’Architetto Manuele Meneghini che ha ideato e sovrinteso al progetto della nuova cantina.

Dottoressa Seganfreddo, quali sono le peculiarità della vostra cantina e di questo territorio?
Al Monte di Livio è un’azienda di produzione vitivinicola e gestita oggi dalla seconda generazione. Siamo in un territorio, le colline di Breganze, conosciuto nel mondo per la sua produzione di qualità. Ci consideriamo una cantina di innovatori, studiamo e selezioniamo abbinamenti particolari attraverso l’utilizzo di diverse qualità varietali e utilizzando sia il Vespaiolo (vitigno autoctono) sia vigneti internazionali come lo Chardonnay e il Pinot Grigio. Al Monte di Livio vuole essere un luogo di incontro moderno, che custodisce un passato di tradizione, valori e passione per il vino, con uno sguardo all’innovazione e alla produzione vitivinicola di qualità.

L’e-commerce e le consegne a domicilio (delivery) sembrano essere oggi le strategie più efficaci per rispondere all’emergenza che stiamo vivendo. Voi come vi state muovendo in tal senso?
La nostra è un’azienda giovane e flessibile, in questo momento, non potendo accogliere i nostri clienti nella vendita tradizionale in cantina, abbiamo messo in campo attività di delivery, con consegne dirette, sicure e veloci.
Sul fronte della comunicazione non abbiamo smesso di investire nella promozione sui media tradizionali, sul web e sui nostri canali social.

Questo periodo ci sta dimostrando come la vendita online di prodotti vinicoli e agroalimentari, stia aumentando considerevolmente e dove l’e-commerce sarà sempre più un canale utilizzato per l’acquisto di prodotti di qualità.
In questa direzione, stiamo studiando l’implementazione di questa modalità di acquisto anche per la nostra azienda.

Alcuni mercati stanno ripartendo, state avendo qualche riscontro a livello export?
Abbiamo siglato degli accordi con il Nord America per la distribuzione e siamo in costante contatto con i nostri distributori per il mantenimento delle relazioni commerciali. In Australia siamo già presenti e nel prossimo futuro prevediamo un aumento delle quote di mercato. Infine, stiamo valutando anche nuovi mercati emergenti nel sud-est asiatico, aree di grande interesse e sviluppo commerciale con una domanda di vini di qualità in costante aumento.

La crisi coinvolge tutti ma è necessario mantenere una visione positiva sul futuro, guardando il bicchiere mezzo pieno. Nonostante tutto, intravede degli aspetti di crescita in questo difficile momento?
Assolutamente si, i margini di ripresa e crescita per il futuro ci sono. Come italiani e come produttori vitivinicoli sapremo dare il meglio come abbiamo saputo dimostrare nella storia. Forse con modalità nuove di degustazioni, di vendita, di approccio ai mercati ma consapevoli di offrire un prodotto, il vino, sempre più apprezzato nelle tavole e in famiglia.

Architetto Meneghini, quali sono le caratteristiche, i materiali e gli obiettivi della nuova cantina?
Il progetto della nuova cantina de Al Monte di Livio prevede importanti interventi in una realtà consolidata e già utilizzata, un fabbricato storico vincolato con cui abbiamo interagito. Abbiamo deciso di mantenere una parte dedicata alla produzione, dove nasce ed è conservato il vino.
Dalla nuova area rivolta a sud, abbiamo ricavato il progetto che si sviluppa su tre livelli. Al livello interrato abbiamo recuperato una grande bottaia dove verrà custodito il vino, al piano terra sarà presente un ampio open space con wine bar, zona degustazioni e un ristorante mentre al primo piano ci saranno gli uffici.
Questi 3 livelli saranno messi in comunicazione da una importante scala a chiocciola in acciaio che vuole simboleggiare un cavatappi che penetra nella bottiglia.
Abbiamo utilizzato il cemento per gli interni, acciaio corten per gli esterni e facciate in pietra. Gli interni dialogano con il paesaggio esterno delle colline Breganze grazie a grandi e luminose vetrate che guardano sia a monte che a valle. Abbiamo scelto di rivestire la parte preesistente con reti elettrosaldate, disposte su due livelli. Questa soluzione fa vibrare completamente la facciata con lo scopo di ombreggiarla, in quanto alla base di queste reti verranno inserite delle vigne che saliranno e ricorderanno il sistema del torcolato.

Qual è stata l’evoluzione rispetto alla struttura precedente?
La parte demolita e ricostruita è quella che ha avuto maggiori cambiamenti dal punto di vista strutturale. Prima vi erano una stalla e delle abitazioni rurali inutilizzate da decenni. Non c’era la parte dedicata alla ristorazione che è stata creata e abbiamo aumentato la superficie di produzione vitivinicola.

Quali saranno i punti di forza della nuova struttura e cosa la distingue dalle altre cantine?
Sono state adottate delle soluzioni tecnologiche nuove, i tetti sono realizzati completamente in acciaio corten e hanno forme e linee che ricordano gli antichi fabbricati della zona, ma nel contempo sono stati rimodellati in chiave moderna. L’uso del corten è cercato e voluto, una scelta dettata da un materiale che viene utilizzato negli impianti delle vigne. Le vetrate, aperte sul paesaggio e le colline circostanti, sembrano non esserci, in una costante comunicazione interno e esterno con grande apporto di luce e colori naturali.