Ci sono stati due uomini che mi hanno prima introdotto e poi fatto amare la Sicilia: Giacomo Rallo e Diego Planeta. Quattro anni fa se ne è andato Giacomo e oggi è scomparso Diego.
Ora possiamo dire che la vitivinicoltura siciliana è veramente orfana di quelli che si possono definire i padri che hanno guidato il Rinascimento del vino di questa straordinaria terra.
Da tempo Diego non era più il leone che avevo conosciuto una ventina d’anni fa quando, ad inizio del 2000 iniziai a lavorare in Sicilia, una terra che in poco tempo divenne la mia casa.
E sono stati uomini come Diego Planeta a farmi sentire sempre a mio agio in questa isola meravigliosa dove le diverse culture hanno potuto lasciare il loro segno indelebile grazie ad uno spirito di accoglienza che non ha pari al mondo.
Strana la vita. La scorsa settimana ero nel mezzo del canale di Sicilia e stavo pensando proprio a Diego Planeta.
La prima volta che ebbi l’occasione di conoscerlo meglio fu proprio grazie a questo tratto di mare oggi così drammaticamente famoso per gli uomini e donne che quotidianamente lo sfidano pur di arrivare in una terra più sicura, capace di dar loro un futuro.
Diego mi aveva invitato a casa sua a Menfi per una cena: “Solo io e lei”, mi aveva detto con il suo tono di voce notoriamente basso, pur intenso. Ero da poco diventato consulente per i processi di internazionalizzazione del vino siciliano, per l’Istituto regionale della vite e del vino, un’ente che lui diresse dal 1985 al 1992.
Inutile dire che ero molto onorato per l’invito ma anche emozionato perché avevo avuto modo di conoscere ed apprezzare l’autorevolezza di Diego Planeta e il suo ruolo chiave sia nell’evoluzione qualitativa dei vini siciliani ma anche nello sviluppo della loro immagine e notorietà a livello internazionale.
Insomma, se c’era uno che poteva darmi consigli preziosi per la mia attività quello era Diego Planeta.
Ma tutto quello che avevo immaginato in realtà non avvenne. Diego, infatti, in quell’occasione non mi parlò di vino, ma “solo” della sua Sicilia durante una cena che ritengo sia stata forse la più bella della mia lunga esperienza siciliana.
Fu un’esperienza anche molto originale quella cena perché mi trovai in una corte dove erano stati imbanditi alcuni tavoli con prelibatezze siciliane, tutte a base di pesce.
Molte cose solo per noi due.
Ogni pietanza rappresentava il soggetto di un racconto per Diego. La sua storia, i suoi sogni, le sue ambizioni ma anche i timori per la sua terra.
Fu una sorta di viaggio culinario attraverso i pensieri di Diego Planeta che mi accorsi, dopo un po’, non stava mangiando quasi nulla, mentre io in compenso era letteralmente affascinato da tali ricchezze gastronomiche.
Ad un certo punto ricordo bene che mi disse: “Ecco finalmente siamo arrivati dove volevo portarla stamattina, ma ho temuto che fosse troppo presto per lei”.
Mi disse questa frase davanti ad un tonno fantastico.
“L’hanno pescato i miei uomini stamattina sul canale di Sicilia – mi disse – e mi piacerebbe una volta, se vuole, portarla con me sul peschereccio. E’ forse il luogo ideale per conoscere meglio la Sicilia”.
Non sono mai riuscito ad andare sul peschereccio di Diego Planeta ma quella serata è bene impressa nei miei ricordi.
Per un po’ mi chiesi quale voleva essere l’intento di Diego in quel nostro primo incontro ma poi, conoscendolo meglio e approfondendo anche la cultura siciliana, capii che si trattava di semplice e straordinaria accoglienza di questa terra.
Il voler far capire subito che la Sicilia, se la ami, può diventare la tua casa e come poche altre farti sentire libero di esprimere al meglio la tua professionalità e le tue passioni.
E così è stato perché, oggi, dopo quasi vent’anni, possono dire che grazie a uomini come Diego Planeta ho potuto vivere la migliore esperienza professionale, ma anche umana, della mia vita.
Negli anni non abbiamo avuto tante occasioni per incontrarci ma bastava anche un piccolo scambio di battute, durante qualche evento, per intenderci subito.
Diego non è mai stato un uomo di tante parole ma non per timidezza ma perché sapeva, come solo gli illuminati sanno esserlo, che non servono lunghi discorsi per farsi comprendere, per dire le cose che contano.
Per questa ragione, cercando umilmente di adeguarmi a quello che sarebbe piaciuto a Diego, non starò qui a sciorinare le tappe della sua autorevole carriera, basta citare Settesoli, la cooperativa con la quale dimostrò come si potesse fare grande eccellenza e straordinaria imprenditorialità con un modello di impresa che prima di lui in Sicilia, e non solo, era considerato solo un “carrozzone” sostenuto da risorse pubbliche.
Diego ha guidato la Settesoli per quasi quarant’anni facendola diventare la più grande realtà cooperativa europea.
Se a questo si aggiunge il suo impulso all’imprenditoria privata siciliana tramite il brand Planeta, il resto delle parole sarebbe veramente superfluo. Il suo spirito fortunatamente è da tempo saldo nei pensieri e nelle azioni della figlia Francesca e dei nipoti Alessio e Santi, ai quali va il mio abbraccio.
Mancherà molto alla vitivinicoltura siciliana un uomo come Diego Planeta. E tanto anche a me.