Ho conosciuto personalmente Marcello Zaccagnini solo quest’estate, nell’ambito del nostro Italian Wine Tour. Ammetto che mi sarebbe piaciuto conoscerlo prima perché rappresenta quegli imprenditori del vino “imprevedibili” che ti obbligano a riflettere su tematiche che spesso esulano dal “solito” confronto tra addetti ai lavori.
Si abusa spesso dell’aggettivo visionario ma non riesco a trovarne uno più azzeccato per un imprenditore, un uomo come Marcello Zaccagnini.
L’ho risentito in questi giorni, purtroppo a distanza, io in redazione e lui in auto, in viaggio di lavoro.
Ma pur a distanza è riuscito ancora una volta a trasmettermi una serie di sollecitazioni che, soprattutto in questa difficile fase, ho trovato non solo assolutamente originali ma anche, per certi aspetti, salutari.
Le parole di Marcello, infatti, sono state ancora una volta illuminanti, piene di vita e di progetti.
“È fondamentale coltivare sempre uno spirito positivo – spiega il noto produttore di Bolognano, il piccolo borgo sulle colline pescaresi da dove è partita la sua straordinaria avventura imprenditoriale – e io ci riesco tenendo accesa, vitale, la parte creativa”.
E Marcello Zaccagnini è tra i produttori di vino più creativi che ci sia capitato di incontrare in questi trent’anni di lavoro nel mondo del vino.
Ma cosa significa essere creativi nel settore vitivinicolo? Innanzitutto non pensare solo al vino, al prodotto. Una ricetta che sembra semplice ma che in realtà non lo è per nulla. Essere imprenditori creativi, infatti, significa riuscire a conciliare l’originalità con la sostenibilità economica dell’azienda.
L’ottimismo di Zaccagnini è contagioso: “Un po’ di tempo fa mi è capitato di leggere una storia che penso sia molto preziosa in questa difficile fase – racconta Marcello – perché narra di un uomo che si trovava in un villaggio che era stato completamente distrutto da un terremoto. Guardava questo scempio dall’alto e il primo pensiero che gli venne in mente fu che da quel disastro poteva ripartire, ricostruendo tutto”.
Un approccio assolutamente costruttivo che Marcello ha fatto proprio.
“Durante il primo lockdown – racconta Marcello – sentivo i nostri commercialisti che vedevano tutto buio e io li esortavo a vedere la luce e che i veri imprenditori, i bravi manager, come diceva il grande Cesare Romiti, tirano fuori il meglio nei momenti di maggior difficoltà”.
Non sono solo parole quelle di Marcello Zaccagnini che proprio in questi mesi difficili ha progettato, a mio parere, una delle iniziative più belle ed originali all’interno del nostro settore vitivinicolo.
“Il primo pensiero che ho avuto – spiega Marcello – è stato quello di supportare i miei dipendenti e collaboratori perché il loro benessere è la cosa più importante per lo sviluppo di un’azienda”.
Un pensiero che l’ha portato a costruire un’agorà aziendale dove inserire una palestra (in collaborazione con la nota Tecnogym) e una cucina professionale (in collaborazione con l’altrettanto nota Electrolux) che a breve sarà completata.
“Ma è un progetto che potrà così dare supporto sia ai miei collaboratori che ai numerosi nostri partner come ristoratori, chef, pasticceri, pizzaioli e tutti quegli artigiani con i quali abbiamo relazioni da anni”.
“Questo darà l’opportunità – racconta sempre più entusiasta Marcello – anche a molti miei dipendenti, soprattutto quelli che lavorano in vigna, di poter godere di esperienze enogastronomiche che altrimenti difficilmente potrebbero vivere”.
Ma l’agorà nasce in un luogo particolarmente evocativo per l’azienda Zaccagnini e cioè dietro il mitico Tratturo, riconosciuto anche dall’Unesco come patrimonio dell’umanità, “quella che noi consideriamo – spiega Marcello – l’autostrada delle pecore che dalla Puglia risalivano verso il nostro Abruzzo”.
E per dare ancor più risalto a questo luogo simbolico nell’agorà, esaltando ancora una volta l’amore per l’arte contemporanea di Marcello Zaccagnini, sono state inserite alcune sculture tra cui l’abbeveratoio di pecore, alcune delle quali potranno pascolare proprio nel giardino interno.
Ma a Marcello non potevamo non chiedere come si sta chiudendo per la sua azienda questo difficile 2020.
“Siamo stati bravi ma forse anche fortunati – sottolinea Marcello – grazie alle scelte che abbiamo fatto nel passato che ci hanno consentito di selezionare solo i canali di distribuzione più sani, quelli più consolidati. Abbiamo infatti sempre evitato operazioni speculative che non danno garanzie di continuità nel tempo. Questo ci sta consentendo di chiudere anche questo anno con un incremento del 7-8% che per certi aspetti possiamo considerare un mezzo miracolo”.
“Oggi – aggiunge Zaccagnini – possiamo godere di una bella reputazione grazie anche al nostro agire sempre in assoluta trasparenza. Conosciamo i nostri punti di forza ma anche i nostri limiti. I nostri vini vogliono sempre garantire un corretto rapporto tra identità e valore dove l’Abruzzo vuole emergere sempre nella modalità più autentica.
E a proposito di Abruzzo sicuramente Zaccagnini rappresenta uno dei brand che è riuscito maggiormente a fare entrare questa straordinaria regione tra le terre del vino più apprezzate anche a livello internazionale.
“Non è stato facile e non è tuttora semplice – spiega Marcello – perché l’Abruzzo è una terra del vino che ci siamo inventati negli ultimi trent’anni perché prima il nostro impegno si limitava solo alla produzione di uva. Per molti di noi, quindi, si è trattato di un mestiere assolutamente nuovo ma per fortuna abbiamo avuto una grande mano da una terra che ha una grande vocazionalità per le produzione di qualità”.
Quali gli obiettivi futuri di Marcello Zaccagnini?
“Sicuramente riuscire a consolidare sempre meglio la nostra azienda senza mai dormire sugli allori. E per farlo io penso sia fondamentale la capacità di scegliere i collaboratori giusti, competenti, che credano al progetto Zaccagnini. Una Cantina, infatti, è un meccanismo molto complesso che non può essere visto solo dal punto di vista produttivo ma in tutte le sue valenze, da quelle gestionali a quelle legate al mercato”.
“Ritengo poi fondamentale – aggiunge Marcello – un ulteriore passo in avanti sul fronte dell’enoturismo che ci potrà dare grandi soddisfazioni anche nel prossimo futuro. Ormai è chiaro che degustare un bicchiere di vino all’interno del territorio di produzione assume una valenza completamente diversa rispetto ad un habitat “sterile” ”.
Ma il pensiero finale di Marcello è legato ai figli: “Quale imprenditore non sogna che i propri figli possano raccogliere un giorno la sua eredità? Non voglio forzare nessuno, ovviamente, deve essere una scelta libera ma il mio compito è quello di metterli nelle condizioni ideali per capire le loro attitudini. Io sono partito da zero, so quanto sia difficile. Ho rinunciato ai miei vent’anni per inseguire questo sogno che è bellissimo ma al tempo stesso molto impegnativo”.
Purtroppo Marcello è arrivato a destinazione e mi deve lasciare. Il tempo è passato velocissimo, è sempre così quando ti confronti con persone illuminate che ti spingono a posare lo sguardo sempre più in là.