Ci sono storie di vita personale che potrebbero diventare una straordinaria sceneggiatura di un film. Sono le storie che trasudano di autenticità, di sfide difficilissime vinte, di cadute e di ripartenze.

Tra queste ho avuto la fortuna di imbattermi in quella di Salvatore Lovo, classe ’54, oggi titolare di Terre Gaie, una delle aziende più interessanti e dinamiche di quell’incantevole territorio dei Colli Euganei.

Ultimo di 7 figli di una famiglia che lo stesso Salvatore con autentico candore definisce “povera”.
“Sì, inutile negare la realtà – racconta Salvatore – la mia era una famiglia povera pur all’interno di un contesto di assoluta dignità. Papà, un omone di quasi due metri, era mezzadro su due ettari di terreno e poche vacche da latte solo per il fabbisogno di famiglia. Per sbarcare il lunario faceva il facchino al Consorzio agrario e allo zuccherificio. Lavori molto pesanti pur di mantenere la famiglia. Un uomo serissimo, l’ho visto ridere poche volte, per lui prima di tutto venivano le esigenze della sua famiglia”.

La cosa più importante che mi ha insegnato? “Rispetto, educazione, fare silenzio e parlare solo dopo che hanno parlato gli altri. Questo è quello che ci diceva spessissimo a tavola, quando tutta la sua famiglia era riunita. Eravamo quindi sì una famiglia povera ma per lui essere rispettosi, sinceri era fondamentale e soprattutto non ci si doveva mai vergognare della propria identità”.

La mia passione per il vino, per l’enologia in particolare – prosegue Salvatore – è nata grazie a mia mamma che mi faceva portare i cestini con il pranzo per papà e i miei fratelli che lavoravano in cantina sociale”. “Avevo undici anni, una sera papà – aggiunge Salvatore – mi dice di nascondermi perché stava passando il direttore della Cantina e se si fosse accorto della mia presenza avremmo potuto passare dei guai. Vidi quell’uomo con il camice nero e il pizzetto bianco. Mi diede subito un’immagine di grande autorevolezza. Chiesi a mio padre cosa significasse essere direttore: lui mi rispose che era il responsabile della cantina, che per diventarlo aveva studiato tanto enologia e così oggi era dottore del vino”.

Quella descrizione mi colpì così tanto che compresi subito – spiega Salvatore – che quello sarebbe stato il mio lavoro”.

Una promessa che Salvatore Lovo fece a se stesso a undici anni e che riuscì a mantenere riuscendo a superare le tante difficoltà economiche e a diplomarsi nel 1975 nella prestigiosa Scuola enologica “Giovan Battista Cerletti” di Conegliano.

Da quel diploma ad oggi è passato tanto tempo e sono state tante le esperienze professionali intraprese da Salvatore Lovo. Sicuramente quella più importante è quella iniziata nel 2005, l’anno di avvio di Terre Gaie.

“Un progetto maturato nel tempo – spiega Salvatore – grazie non solo all’evoluzione della mia esperienza personale come consulente in prestigiose aziende vitivinicole italiane, ma anche, e soprattutto, alla volontà di mia figlia Silvia di spingermi verso la costruzione di una nostra azienda. Senza dimenticare il contributo fondamentale di mia moglie Rita senza la quale Terre Gaie non sarebbe potuto nascere”.