Nel suo articolo su Castello di Bossi, giustamente, Lavinia ha scritto che potrebbe apparire riduttivo parlare “solo” di enoturismo quando si parla di questa realtà immersa nella splendida campagna di Castelnuovo Berardenga (Siena). In effetti, l’offerta enoturistica di Castello di Bossi è decisamente ampia considerando i tre fantastici casali dove sono inseriti diciannove appartamenti che danno l’opportunità a ben 80 persone alla volta di poter vivere l’esperienza in quella che viene considerata giustamente la campagna più famosa al mondo.

E non penso che sia esagerato: basterebbe chiedere ad un panel di persone di tutto il mondo se, quando pensano ad un paesaggio rurale, il primo che viene loro in mente non sia propria una dolce collina toscana con filari di cipressi e casali del 500 distribuiti un po’ ovunque.

Ma attenzione: Castello Bossi rimane anche una eccellente azienda vitivinicola in cui si possono apprezzare numerosi vini.

Per descrivere al meglio l’accoglienza di Castello di Bossi, prendo in prestito le parole di Andrea Piras, responsabile dell’ospitalità: “Tutte le ristrutturazioni nei tre casali sono state realizzate per mantenere il più possibile ciò che già c’era”. E per chi, come noi, ha avuto la fortuna di visitare uno dei tre casali (“Bellavista”), è facile confermare le parole di Andrea perché ci siamo trovati di fronte a quell’autentico “rustico toscano” che è meno frequente di quanto si possa immaginare.

Più volte, a questo riguardo, ho sottolineato in questo nostro Italian Wine Tour 2021 l’importanza di preservare il più possibile l’autenticità originaria delle strutture enoturistiche e realtà come Castello di Bossi ne sono un ottimo esempio.
Considerando, inoltre, che il progetto della famiglia Bacci, proprietaria oltre di Castello di Bossi dal 1984 e di altre quattro tenute tra la Maremma, Montalcino e il Chianti Classico, dovrebbe portare a regime ad un’accoglienza di 500-600 posti letto (grazie ad un’altra decina di casali in via di ristrutturazione), si comprende bene il ruolo che hanno queste realtà sul fronte dello sviluppo del turismo del vino nel nostro Paese.

Le 5 aziende (Castello di Bossi, Tenuta di Renieri, Barbaione, Renieri e Terre di Talamo) coprono oltre 900 ettari, di cui 200 vitati, dai quali nascono 21 etichette di vino fra vini rossi, bianchi, rosè, dolci e spumanti. La guida dell’azienda è in mano a Marco Bacci, che insieme a suo figlio Jacopo e l’imprenditore internazionale Serguei Beloussov stanno costruendo un brand toscano di sempre maggior prestigio.
Per questa ragione va fatto un plauso a tutti coloro che investono notevoli risorse nella ristrutturazione intelligente delle nostre tante strutture rurali che rappresentano sia un valore storico, ma anche fortemente economico.

Castello di Bossi è una dimostrazione perfetta di come si possa garantire un’accoglienza autenticamente “rurale” attraverso servizi di primo livello. A questo proposito si sente l’imprinting di Marco Bacci, proveniente da una lunga esperienza famigliare nel mondo della moda che l’ha portato a trasferire il concetto di eleganza e semplicità, un binomio realmente vincente.

Tra quest’ultimi, ad esempio, la colazione portata ogni mattina in suggestivi cestini con prodotti tipici rigorosamente bio in quello che si potrebbe definire un modello di “enoturismo diffuso”, così come si parla di albergo diffuso.

Vini e bellezza dei luoghi è, a mio parere, un binomio straordinario che fortunatamente molte aziende stanno comprendendo sempre meglio. L’aver potuto degustare alcune etichette delle tenute della famiglia Bacci dentro la cantina del castello quattrocentesco è un tipo di esperienza che difficilmente si può dimenticare.