I primi giorni di luglio si è tenuto in Germania il simposio Master of Wine e ad intervenire sul tema sostenibilità è stata Judy Chan, CEO di Grace Vineyard in Cina. Come riportato da The Drinks Business, Judy Chan ha voluto spiegare ai partecipanti come il consumo di vino in Cina sia un’occasione strettamente legata al lusso e come, di conseguenza, i packaging sostenibili e gli imballaggi esclusivi siano fondamentali per i consumatori cinesi.
Come sappiamo, il passaggio a bottiglie più leggere nel mondo del vino sta gradualmente prendendo piede tra i principali Paesi produttori. Questo per vari motivi che vanno dall’aumento considerevole del prezzo del vetro alla maggiore praticità nei trasporti, ma soprattutto per la sostenibilità: oltre il 45% dell’energia totale impiegata nella produzione di una bottiglia di vino risiede nella bottiglia stessa, rendendo questa la principale variabile nell’impronta carbonica.
Ma la Cina pare resistere a questo cambio di rotta, e secondo Judy Chan ridurre l’imballaggio del vino in questo mercato potrebbe essere un suicidio commerciale.
Perché i consumatori cinesi rifiutano le bottiglie più leggere?
L’imprenditrice sostiene che il vino in Cina, al contrario dell’occidente, non è una bevanda da tutti i giorni, quanto piuttosto una delizia di fascia alta. Nel Paese asiatico il vino viene infatti consumato in contesti sociali oppure regalato, venendo dunque associato ad un bene prezioso.
Sebbene Jody Chan supporti gli approcci sostenibili, ritiene che lo status riconosciuto nel vino dovrebbe essere apprezzato. Promuovere il vino come un prodotto per tutte le occasioni, non associato quindi all’esclusività e ad imballaggi di prestigio, sarebbe dannoso, oltre che inutile. Negli scaffali cinesi le bottiglie in vetro pesanti sono l’unico tipo di bottiglie disponibili, perché questo è quello che il consumatore richiede e di conseguenza quello che l’importatore ricerca. Importare bottiglie di altro genere, secondo l’esperta, non avrebbe senso.
Grace Vineyards ha già provato in passato a fare alcune mosse pionieristiche nel Paese, ma senza risultato: “Siamo stati i primi in Cina a utilizzare i tappi a vite, ma sono stati completamente rifiutati, nessuno li ha comprati”.
Jody Chan si dice fiduciosa nei confronti dei giovani, sostenendo che le nuove generazione sono diverse e più propense ad abbracciare soluzioni sostenibili. Tuttavia per ora i produttori dovranno demordere, in quanto, a detta dell’imprenditrice, “è tutta una questione di tempismo, non puoi permetterti di essere troppo avanti”.
L’esempio di Jackson Family Wines con i packaging sostenibili
Ad intervenire all’incontro anche Gilian Handelman, vicepresidente della formazione presso l’azienda vitivinicola californiana Jackson Family Wines. “Cosa ostacola l’alleggerimento? È la percezione e la consapevolezza del consumatore che continua ad essere il più grande ostacolo”. Continuando, ha osservato: “Sono decenni che diciamo ai consumatori che le bottiglie più pesanti e più scure sono migliori, dobbiamo quindi fare un po’ di inversione su questo punto”.
Jackson Family Wines ha iniziato con successo il passaggio a packaging sostenibili e bottiglie di vino più leggere nel 2015, determinando una significativa riduzione delle emissioni di carbonio, e con un impatto sull’immagine dei suoi marchi moderato.
Ma se l’alleggerimento del vetro risulta difficoltoso come sta avvenendo in Cina, esistono altri approcci per rendere più sostenibili gli imballaggi. Gilian Handelman elenca l’eliminazione delle capsule, il consolidamento di stampe e colori, il miglioramento del flusso di riciclaggio, lo sviluppo di programmi di bottiglie a rendere e, soprattutto, afferma: “Dobbiamo decarbonizzare il processo di produzione del vetro”.