So quanto sia difficile parlare del mercato del vino in Cina al giorno d’oggi. I dati continuano a essere complessivamente negativi e da un po’ di tempo non si vedono segnali di miglioramento. Tuttavia, non dobbiamo mai dimenticare che questa situazione è stata creata da una bolla iniziale, di oltre un decennio fa, determinata da una valutazione errata di fondo: la previsione che la Cina sarebbe diventata in breve tempo un grande mercato del vino. Da qui si è sviluppata un’evoluzione totalmente speculativa generata anche da molti operatori, importatori improvvisati. E quando molti di questi importatori improvvisati hanno notato che i vini si accumulavano nei loro magazzini senza vendite adeguate, sia in termini di volumi che di valori, la bolla è esplosa. Un’esplosione che ha anticipato di poco l’arrivo della pandemia, che ha causato danni particolarmente gravi proprio in Cina, le cui conseguenze si sentono ancora oggi.

Analizzando i dati degli ultimi tre anni, comprese le previsioni per il 2023, emerge un quadro ancora molto negativo, anche se con qualche spiraglio di luce. Una luce che risulta già chiara sul fronte degli spirit, i quali, secondo gli ultimi dati pubblicati dalla China Association for Imports and Exports of Wine and Spirits (CAWS), hanno registrato un valore delle importazioni nei primi 9 mesi del 2023 di oltre 1,98 miliardi di dollari. Ciò rappresenta, secondo quanto riportato da Vino Joy, un notevole aumento del 12% in volume e una crescita ancora più impressionante del 34% in valore rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.

Questa luce è stata evidenziata da uno dei maggiori esperti del mercato cinese, Ian Ford, responsabile di Nimbility, una delle più autorevoli agenzie specializzate in marketing e supporto alle imprese vitivinicole sul mercato cinese. Ford, assieme al suo partner Nichole Mao, ha partecipato al Forum Wine Future tenutosi a Coimbra, Portogallo, dal 7 al 9 novembre scorso. Dalla loro relazione, ripresa anche dal magazine online The Buyer, emergono i seguenti aspetti:

  • Diminuzione della spesa per i vini importati: nonostante la revoca delle restrizioni legate al Covid e la riapertura di ristoranti e viaggi, si è verificata una significativa diminuzione della spesa dei consumatori per i vini importati. Ciò ha portato a una riduzione del 50% nelle spedizioni rispetto ai massimi del 2018-2019.
  • Crollo della fiducia dei consumatori: la diminuzione della spesa è attribuita al declino della fiducia dei consumatori, indicando che fattori economici stanno influenzando il comportamento d’acquisto.

Tuttavia, secondo i responsabili di Nimbility, le prospettive sono abbastanza ottimistiche. Secondo Ford e Mao, infatti, l’attuale calo è da attribuire più a un ciclo economico che a un cambiamento permanente nei confronti dei vini importati. La revoca imminente dei dazi sul vino australiano, prevista per il 2024, appare come un segnale positivo anche del Governo cinese verso lo sviluppo dell’import enologico nel loro grande Paese.

Ma c’è un altro fattore da considerare quando si parla del mercato del vino in Cina, un aspetto troppo spesso sottovalutato se non addirittura ignorato: la diversità della Cina stessa, con città diverse tra loro, ognuna con condizioni economiche distinte. Anche il Roadshow organizzato da Veronafiere nel settembre scorso in Cina ha evidenziato come città “secondarie” come Changsha e Hangzhou rappresentino oggi hub importanti, con ancora potenzialità significative per il nostro export vitivinicolo.

Come, pure, la “pulitura” del tessuto di importazione avvenuta in questi anni sta rendendo questo grande mercato più leggibile e trasparente. È chiaro che la fase dell’improvvisazione o delle illusioni che ci avevano portato ad organizzare un mare di eventi, ma anche investimenti rilevanti da parte delle imprese in progetti senza alcuna possibilità di successo e con partner locali sbagliati, è definitivamente chiusa.

Tuttavia, l’errore più grande che potremmo commettere sarebbe fermarci, aspettando che maturino nuove condizioni in Cina per riprendere lo sviluppo delle attività in quel Paese. Il cambiamento è già in atto e va assolutamente cavalcato.