Nel settore delle bevande alcoliche gli Stati Uniti sono sicuramente il mercato a cui molte aziende guardano e con cui tante altre fanno importanti guadagni. Per tante potenzialità che questo El Dorado possiede, ci sono anche numerose insidie da superare, date da una forte frammentazione e dalla presenza di un sistema a tre livelli che implica la presenza di molti intermediari e legislazioni locali che variano di Stato in Stato. Potrebbe essere arrivato il presidente che cambierà le cose?

Lo ipotizza un interessante articolo di The Drink Business che cita il recente ordine esecutivo che Joe Biden ha firmato a luglio rivolto al Segretario del Tesoro, al Procuratore generale e alla Federal Trade Commission che chiede di valutare le minacce alla concorrenza e le barriere all’ingresso in una serie di settori, includendo anche un’istruzione per rivedere i settori della birra, del vino e degli alcolici in generale. L’ordine esecutivo di Biden mira a proteggere e migliorare l’accesso al mercato per le piccole imprese indipendenti e dirige i dipartimenti governativi a valutare le minacce alla concorrenza e le barriere all’ingresso, nonché gli effetti del consolidamento della produzione, della distribuzione e della vendita al dettaglio di alcol negli Stati Uniti.

Torniamo un attimo indietro nella storia. Quando il proibizionismo fu abrogato dal 21° emendamento nel dicembre 1933, il potere di regolamentare la vendita e il consumo di alcol fu devoluto ai singoli Stati. La filosofia alla base del 21° emendamento era quella di consentire un consumo moderato. Ma nel 1935 il Congresso andò oltre, impedendo efficacemente l’integrazione verticale dell’industria realizzando quello che conosciamo come il three-tier system, che separa in maniera netta il ruolo di produttori e importatori, distributori e rivenditori al dettaglio. 

Per 90 anni lo sfondo dell’autorità statale che rende la normativa diversa di Stato in Stato e l’avversione all’integrazione verticale del sistema hanno creato un habitat molto complesso. 51 Stati, 51 diversi sistemi da conoscere. 

 Negli ultimi due decenni c’è stato un notevole consolidamento della produzione: gruppi come Seagram, Allied Lyons, Beam e Vin Et Sprit inghiottiti da Diageo, Pernod Ricard e Suntory.

Gallo, the Wine Group e Constellation Brands sono i tre nomi sempre visibili sugli scaffali dei vini statunitensi mentre Anheuser-Busch InBev, Molson Coors e Constellation (di nuovo) insieme detengono circa il 70% del mercato della birra nonostante la crescita esplosiva del segmento artigianale. In tutte le aree di produzione inoltre i grandi nomi si stanno spostando in verso gli emergenti hard seltzer e RTD, inghiottendo i brand più piccoli. Lo stesso vale per i distributori: tre società, Southern Glazers, RNDC/Youngs e Breakthru Beverage controllano circa i due terzi di tutte le vendite di vino negli Stati Uniti. Il numero di distributori indipendenti è più che dimezzato dall’inizio del Millennio.

Oggi Joe Biden potrebbe cambiare tutto, soprattuto in un’ottica di facilitazione delle scelte del consumatore

Nella sua presentazione alla rivista WineAmerica, Biden ha evidenziato la difficoltà che i produttori più piccoli incontrano nel trovare o cambiare un distributore/grossista e la “diminuzione esponenziale” del numero di distributori.

L’ordine esecutivo di Biden chiede di riferire al presidente entro 120 giorni dall’emissione del 9 luglio. Dunque, sAgcopriremo presto, entro fine anno probabilmente, che direzione prenderà il sistema statunitense.