La pandemia per quasi 3 anni ha avuto un impatto molto pesante in tutto il globo e specialmente in Cina.
Per quanto riguarda il settore vinicolo, le conseguenze del Covid-19 hanno colpito vari aspetti del commercio e diversi attori della filiera del vino: importatori, organizzatori di fiere, consulenti, il settore Horeca, i produttori locali.
Andiamo ad analizzare in che modo il Covid-19 ha impattato e quali sono state le ripercussioni sui players di settore in Cina.
Fiere commerciali
L’organizzazione delle fiere in Cina fino allo scorso anno è stata un lavoro snervante, vista la frequenza con cui le regole legate all’emergenza sanitaria dei singoli distretti, città e regioni/province cambiavano, con una situazione che a volte mutava rapidamente su base giornaliera o addirittura oraria.
Come riporta il sito grapewallofchina.com, ad esempio, Wine to Asia ha programmato la sua prima fiera alla fine del 2020, poi rinviata per quattro volte consecutive a causa del Covid: la prossima fiera è ora fissata per maggio 2023. Tre mesi fa, grandi fiere come InterWine Shenzhen e ProWine Shanghai sono state rinviate.
Trade
In Cina negli ultimi tre anni, ristoranti, bar e locali hanno dovuto far fronte a molteplici difficoltà, dal controllo di chi poteva entrare alla riduzione della capacità massima, fino alla chiusura totale in caso di epidemie. Alcuni hanno cercato di mantenere il flusso di cassa con l’aumento dei servizi di consegna a domicilio, anche di vino, ma raramente sono riusciti a coprire i costi.
Anche quando è stato possibile far accomodare gli ospiti, i locali hanno dovuto affrontare grossi problemi:
- clienti che scarseggiavano,
- problemi logistici per l’approvvigionamento delle forniture chiave,
- carenze di personale, poiché i dipendenti risultavano positivi ed erano in quarantena.
Per il commercio del vino, ci sono state anche perdite importanti a causa delle restrizioni sul catering: riunioni aziendali, feste, eventi che rappresentano occasioni chiave per le vendite.
Importatori e distributori
La pandemia ha comportato incubi per gli importatori che hanno lottato per far entrare e uscire il vino dalla Cina. Quelli che sono riusciti ad assicurarsi la spedizione via mare hanno dovuto affrontare costi crescenti e lunghi ritardi.
I potenziali ritardi ai punti di ingresso erano sempre in agguato: ciò poteva comportare il fatto di alimentare i container per un tempo indefinito oppure avere la disponibilità del vino troppo tardi per un lucroso periodo di vendite natalizie.
Un caso eclatante è stato quello del porto di Ningbo, tra i più trafficati al mondo, che è stato chiuso a causa di un caso Covid e che ha creato un enorme ritardo generale.
Consulenti
Consulenti, formatori, giornalisti, scrittori, critici, tutti questi professionisti hanno subito l’impatto del Covid in Cina. Ad esempio, i consulenti enologici provenienti dall’estero hanno dovuto affrontare la quarantena al momento dell’ingresso – un minimo di 21 giorni a un certo punto – e poi anche di più, a seconda del luogo in cui si dirigevano in Cina. Molti hanno preferito rimanere all’estero e affidarsi a telefonate, videochiamate ed e-mail.
Produttori locali
Oltre all’ovvia crisi dovuta al calo delle vendite di vino in Cina, i produttori locali hanno dovuto affrontare altri problemi. Le restrizioni dovute al Covid hanno talvolta causato carenze di lavoratori e difficoltà nella consegna di forniture come bottiglie e botti.
Ci sono stati anche periodi in cui uscire per fare promozione o ospitare turisti e operatori commerciali era difficile, se non impossibile. Questo ha avuto un impatto anche sui visitatori, spesso sottoposti a controlli e a svariati test anti-Covid.