L’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor traccia un quadro del primo trimestre 2020 che rileva un discrimine netto tra i primi 2 mesi dell’anno ed il mese di marzo. L’Italia ad inizio anno sul mercato statunitense ha beneficiato del timore di nuovi dazi e della conseguente corsa alle scorte, registrando una crescita marcata dell’export del 41% in gennaio e del 39% in febbraio con una flessione repentina durante il mese di marzo del -17% in corrispondenza dell’inizio del lockdown. Una tendenza simile si è riscontrata anche in Francia con un +58% in gennaio, un +31% in febbraio ed un crollo netto e repentino in marzo del -33%.

I vini di pregio hanno subito maggiormente la contrazione del mese di marzo 2020, negli Stati Uniti si è registrato un calo del 10,5%, in Cina del 9,5% ed in Norvegia dell’11,5%.
A trarne beneficio, soprattutto nella GDO, sono stati i vini di fascia medio-bassa con un progressivo ridimensionamento del valore medio alla bottiglia. La Francia rispetto all’Italia – nonostante la crescita esponenziale (+93%) delle esportazioni di Champagne in Usa per timore dei dazi al 100% – sembra accusare maggiormente l’emergenza con una flessione del -37,2% nel trimestre in Cina, la forte perdita in Svizzera (-24,6%) e la virata in negativo del Giappone.

Il trimestre per l’export italiano negli Stati Uniti si chiude comunque con un segno positivo a +16,8% e +10,9% a livello mondo.
In totale controtendenza la Cina – bloccata in quei mesi dall’espansione dell’epidemia – che nel primo trimestre 2020 segna un calo delle importazioni del -19,3% a livello mondo ed un -13,3% per quanto riguarda il vino italiano.
Anche il Brasile registra una flessione dell’import di prodotto italiano del 8% dato da non sottovalutare visto che nel Paese sudamericano cresce la domanda di vini dal mondo del +13,3%. Ciò potrebbe indicare una tendenza negativa per cui il mercato cresce ma il vino nostrano perde appeal e posizionamenti. In Norvegia il trend è simile a quello brasiliano ma meno penalizzante per il vino italiano (-1,1%) con una progressione (+4,8%) a livello mondo.

In Canada e Giappone cresce la domanda di vino dal mondo ed in particolare l’import di vino italiano (Canada +2,4% e Giappone +2,1%), mentre in Svizzera resta stabile la quota italiana (+0,4%) ma cala notevolmente la richiesta di vini dal mondo (-10,8%).

“Due fattori esogeni come i dazi e la pandemia hanno prima favorito e poi penalizzato la crescita delle nostre esportazioni di vino – ha detto il direttore generale di Veronafiere, Giovanni Mantovani – . Basti pensare come negli Stati Uniti si sia passati da un incremento record a valore del 40% del primo bimestre a una contrazione del 17,4% a marzo. Nei prossimi mesi – ha proseguito Mantovani – l’impatto della pandemia sui mercati internazionali sarà ancora più evidente, ma auspichiamo che questo autunno l’Italia possa essere la prima a ripartire proprio in Cina, laddove è iniziato con effetto domino il lockdown sull’on-trade del vino. In programma, la prima edizione del Wine to Asia di Shenzhen (9-11 novembre), oltre agli eventi di Vinitaly Hong Kong (5-7 novembre), e Chengdu”.