L’anno passato l’Italia ha ridotto le sue esportazioni di vino sfuso di quasi 70 milioni di litri, cioè ha perso 23 milioni di euro. Secondo The Bulk Wine Club, questo risultato è la conseguenza del forte crollo delle vendite in Cina, Russia, Ungheria e Grecia, e anche in Germania, Francia, Svizzera e Austria, che rappresentano i mercati principali.

Al contrario, le vendite in Nord America (Stati Uniti e Canada) e in Scandinavia (Svezia, Norvegia e, su basi minori, Finlandia) sono aumentate.

Il nostro Paese è cresciuto per quanto riguarda il vino bag-in-box (+20 milioni di euro) ed è riuscito a bilanciare ciò che ha perso in termini di vino sfuso (-23 milioni di euro). Questa flessione delle vendite coincide con l’enorme aumento delle nostre importazioni di vino sfuso spagnolo, ad un prezzo stabile (42 centesimi/litro) e soprattutto di vino sfuso francese (da 1,06 € a 68 centesimi al litro).

Il 2020 è stato un anno molto duro per il settore del vino a causa delle crescenti difficoltà commerciali che si sono verificate (pandemia, Brexit, legge sul vino in Russia…).
In tale contesto, le esportazioni di vino sfuso del Bel Paese sono crollate del 15% in termini di volume (3,85 milioni di ettolitri). Il calo è stato inferiore in termini di valore (una diminuzione del 7,8%: 271 milioni di euro), poiché il prezzo medio è aumentato dell’8,5%, raggiungendo i 70 centesimi al litro.

Se stabiliamo un confronto con l’anno 2019, l’Italia ha esportato molto più vino sfuso in volume ma il suo fatturato è stato inferiore al 2020, a causa dei prezzi molto più bassi.

Il vino sfuso italiano è la categoria di vino che ha registrato i risultati peggiori sul mercato internazionale durante il 2020. Al contrario, le vendite di bag-in-box sono aumentate di quasi il 30% in termini di volume e di oltre il 20% in termini di valore: l’aumento del fatturato delle esportazioni di vino bag-in-box (un aumento di 20 milioni di euro) ha quasi compensato la perdita registrata dai vini sfusi (un calo di 23 milioni di euro).

Per quanto riguarda le altre categorie di vino, sia i vini spumanti che, in misura minore, i vini imbottigliati sono calati in termini di valore; entrambe le categorie hanno registrato volumi relativamente stabili.

MERCATI EXPORT
Il vino sfuso italiano ha registrato un calo generalizzato per quanto riguarda i mercati, con alcune eccezioni: le vendite verso la Germania rappresentano il 63% del volume complessivo esportato nel 2020, pari a 2,43 milioni di ettolitri (cioè un calo del -11%). 

In seconda posizione c’è la Francia, paese produttore, dove le vendite di vino sfuso italiano sono crollate del 37% (27,3 milioni di litri). La Francia è seguita dalla Svizzera (-9%) e dall’Austria (-19%), entrambe con perdite significative.

Per quanto riguarda gli altri mercati, va sottolineato il forte calo registrato in Danimarca, Regno Unito, Lituania, Spagna, Grecia, Cina, Russia ed in particolare in Ungheria che è precipitata nella classifica dato che i suoi acquisti si sono ridotti di quasi il 100%.

In questo contesto negativo, il volume di vino sfuso italiano esportato in Svezia è aumentato del 34% che è diventato il quinto mercato  di destinazione dell’Italia; è stato anche un grande anno per le vendite in Norvegia (+69%), un mercato a grande valore aggiunto. Sono aumentate anche le vendite in Canada (+6%) e negli Stati Uniti (+12%), così come sono aumentate le vendite in altri mercati con quote minori come il Giappone o la Finlandia.

Nonostante abbiamo venduto quasi 30 milioni di litri in meno di vino sfuso alla Germania, il nostro Paese ha fatturato lo 0,7% in più, poiché il prezzo è aumentato del 13% raggiungendo i 53 centesimi al litro, anche se molto inferiore alla media. È aumentato anche il prezzo di vendita per Francia, Stati Uniti, Austria e Canada, mentre è sceso significativamente in Svezia e nel Regno Unito. 

In termini di valore, il buon sviluppo delle vendite verso Stati Uniti, Canada, Svezia, Norvegia e Finlandia ha compensato il rallentamento globale.

IMPORT
Nel 2020, la forte riduzione delle esportazioni di vino sfuso dell’Italia ha coinciso con l’enorme aumento delle importazioni di questa categoria di vino, che rappresenta già l’85% del volume totale di vino acquistato in Italia: vale a dire un aumento del 27% che raggiunge 1,41 milioni di ettolitri. 

Il prezzo d’acquisto è sceso del 6,5% (a 44 centesimi al litro) che ha leggermente ridotto la crescita in termini di valore (+18,8%), pari a 62 milioni di euro. Il confronto è stato fatto con l’anno 2019, in cui l’Italia ha ridotto notevolmente i suoi acquisti di vino sfuso, come mostra il grafico sottostante.

L’Italia ha importato il 21% in più di vino sfuso dalla Spagna che è il primo fornitore dell’Italia con 1,15 milioni di ettolitri: oltre l’80% del totale acquistato.

La Francia, al secondo posto tra gli esportatori, ha raddoppiato le sue vendite all’Italia: da 5,4 milioni di litri a 11 milioni di litri. 

Per quanto riguarda i prezzi medi, il vino sfuso spagnolo è rimasto stabile a 42 centesimi al litro, mentre la Francia ha registrato un prezzo medio inferiore del 36% (da 1,06 euro al litro a 68 centesimi/litro). La Slovenia è emersa come un attore forte e si classifica già come quarto paese fornitore, sul punto di superare l’Austria.

Pur avendo ridotto le esportazioni e avendo aumentato gli acquisti, il saldo commerciale del vino sfuso in Italia continua ad essere nettamente positivo per un importo di 209 milioni di euro, avendo fatturato poco più di 270 milioni di euro e speso 62 milioni di euro.