Tatiana Zhemaytis è un’esperta di marketing russa che nel 2020 ha deciso di fondere passione per il vino ed esperienza per creare YOURWINEHUNTER, un progetto che promuove il mondo vitivinicolo tramite tour, eventi e lezioni.
Tatiana ci ha mostrato il vino italiano attraverso gli occhi del mercato russo e ci ha detto la sua su dove dovrebbero puntare le cantine italiane per stringere rapporti più solidi con un Paese che ama il vino bianco, ma che secondo Tatiana non è ancora pronto a prezzi elevati, soprattutto a seguito della recente svalutazione del rublo.

Tatiana, abbiamo notato che hai lavorato su vari progetti nel settore del vino. Ti va di raccontarci qualcosa riguardo la tua passione e la tua esperienza?

Il mio rapporto con il mondo del vino è iniziato spontaneamente diversi anni fa durante un viaggio a Parigi. A cena un mio amico ha ordinato una bottiglia di vino bianco: si aspettava che mi piacesse, ma per me aveva un odore pessimo, così ho rifiutato il calice e ho ordinato uno Champagne. La festa è continuata, e dopo un paio d’ore ho deciso di dargli una seconda possibilità. Sono rimasta affascinata da come il vino si era trasformato: gli aromi erano così diversi e complessi. Era uno Chablis Grand Cru.
Quando sono tornata a Mosca ho cominciato ad esplorare la cultura del vino mettendo in gioco tutte le risorse che avevo ed ho frequentato un corso professionale. Di giorno in giorno capivo sempre di più di aver trovato la mia vocazione. Ho deciso così di abbandonare il mio lavoro – per molti anni sono stata una specialista in marketing e comunicazione – e ho passato con successo la prova Wset livello 3 lanciando finalmente il progetto YOURWINEHUNTER, che combina lezioni sul vino, degustazioni, eventi privati e tour delle cantine di tutto il mondo. Faccio quello che mi piace e mi dà energia, conosco persone fantastiche e sento che la mia vocazione è formare le persone che mi seguono nel magico mondo del vino.

Sulla base della tua esperienza, ci sono differenze tra il consumo di vino in Russia e in Italia? Finora quali sono i clienti target dei vini italiani nel mercato russo e quali sono le denominazioni che riescono a penetrare meglio il mercato?

Il consumatore medio di vino in Russia si aggira tra i 25 e i 45 anni, ha un elevato livello di istruzione, viaggia molto e ha un reddito medio o medio-alto. L’Italia è il primo fornitore di vino per la Russia. Fino ad ora la quota di mercato rappresenta circa il 30% del totale russo, e la percentuale dei vini frizzanti si alza fino al 60% (parliamo in linea di massima di Prosecco). I russi amano il Prosecco specialmente per il suo gusto fresco, la briosità delle bollicine e perché è l’ideale per l’aperitivo ad un prezzo moderato se comparato ad altri vini frizzanti.
Tuttavia, a mio avviso, le persone in Russia dovrebbero conoscere meglio altri spumanti italiani, soprattutto metodo classico. Ci potrebbe essere un’iniziale barriera a causa del prezzo più alto, ma durante la mia ultima vacanza in Nord Italia ho provato dei vini fantastici ad un prezzo moderato che potrebbero penetrare il mercato russo e competere con lo Champagne.
Per il momento il vino rosso è solo al secondo posto nella scala delle preferenze russe, ma c’è un grosso potenziale per i vini rossi italiani di ampliare l’assortimento dell’offerta.

Fino ad ora, come è stato percepito in Russia il food & beverage made in Italy e com’era posizionato il vino italiano nel mercato russo? A livello vendite si predilige sfuso, private label, imbottigliato entry level, imbottigliato premium, ecc.?

Amo l’Italia! Sono stata in Italia così tante volte che ho perso il conto ormai molto tempo fa.
Da tradizione la vodka è l’alcolico più popolare in Russia, ma negli ultimi decenni il vino sta prendendo sempre più piede, e anzi, secondo una ricerca di ‘Deloitte’ le persone ad oggi lo preferiscono.  Una delle motivazioni, secondo me, è il trend globale che porta a un consumo più consapevole e il vino risponde a questa necessità essendo da sempre considerato una bevanda associata alla buona compagnia, al buon cibo e all’eleganza.
A causa della situazione economica in Russia e del deprezzamento del rublo, credo che la quota delle bottiglie premium diminuirà. L’Italia potrebbe, e forse dovrebbe, iniziare a fornire una varietà di bottiglie entry level più abbordabili per i russi.

A seguito degli ultimi eventi che hanno coinvolto l’est Europa, è ancora possibile per le cantine italiane esportare in Russia? Che cambiamenti e difficoltà si riscontrano oggi sul mercato?

Quando sono arrivate le tristi notizie sul conflitto in Est Europa i maggiori importatori di vino hanno immediatamente interrotto tutte le spedizioni di alcolici esteri.
Dal primo marzo le forniture di vino sono ricominciate, ma con un significativo aumento di prezzo: una bottiglia di vino oggi costa 30-40% in più rispetto al periodo pre-crisi. Il gruppo Luding, uno dei maggiori importatori di vino, ha ufficialmente dichiarato che avrebbe cooperato con i fornitori esteri al fine di rafforzare i legami commerciali e trovare tutti insieme una soluzione per fornire agli amanti del vino russi una soluzione.
Secondo me le esportazioni dall’Italia alla Russia non sono a rischio: è un business molto grande, che coinvolge ristoranti, grandi catene di supermercati e milioni di persone che acquistano vino per bisogni personali. L’Italia ha penetrato la cultura enogastronomica russa troppo a fondo per tagliare i ponti.

Hai qualche consiglio da condividere con le cantine italiane su come affrontare la situazione? Quali sono i contributi che puoi dare grazie alla tua esperienza?

Secondo me dietro ogni crisi si cela un’opportunità. Se la pandemia non fosse arrivata non so se avrei fatto le stesse scelte vincenti, alcune delle quali molto audaci. E anche ora, con una situazione più complicata e instabile, vedo comunque molte opportunità per le cantine italiane di instaurare dei rapporti commerciali con la Russia. A mio parere bisognerebbe rivedere l’assortimento delle denominazioni e aggiungere delle etichette di qualità a prezzi accessibili.
Inoltre, penso che la situazione politica corrente non debba influenzare la vita dei cittadini russi che vogliono godersi la vita e gustare un buon vino italiano. La cultura del vino dovrebbe andare oltre le questioni politiche.
Da amante del vino, totalmente innamorata dell’Italia oltre che del vino italiano, mi piacerebbe usare tutta la mia esperienza nel marketing e nel mondo del vino per aiutare le cantine che oggi hanno il desiderio e l’ambizione di penetrare il mercato russo. Sono pronta ad aiutarle a costruire e fortificare le nostre relazioni commerciali sfruttando tutti i contatti che possiedo in Russia.