Abbiamo raccolto tantissime storie in questo nostro Italian Wine Tour. Difficile e inutile fare una graduatoria di quelle che ci sono apparse più interessanti. Tutte sono state uniche ed originali. Ognuna ci ha regalato uno spaccato di vita di donne e uomini, un segmento della loro esperienza umana e professionale, una descrizione di una terra, un’interpretazione di un vitigno.
Se dovessimo, però, trovare un racconto che ha messo insieme tutto questo attraverso una “metafora” assolutamente originale ed inedita, almeno alla luce della mia esperienza, sceglierei quello che Gerardo Giuratrabocchetti, titolare di Cantine del Notaio, ci ha fatto davanti al suo straordinario Presepe – realizzato dall’artista locale, Edelmondo Paolella detto Mondino- in una delle tante grotte cantine di Rionero in Vulture.
La luce era fioca mentre Gerardo raccontava i significati profondi di quel Presepe rivolgendosi in particolare ai miei figli Anna e Biagio che mai come allora avevo visto così attenti, quasi assorti.
Per la prima volta ho guardato ad un Presepe come la metafora della vita e di molte fasi delle nostre esistenze. La gioia, la speranza, la disperazione, l’emarginazione, la condivisione e tante altri valori ancora racchiusi in un Presepe di straordinaria fattura.
Gerardo con le sue parole e con i personaggi del suo Presepe non ci ha portato fuori dal mondo, in qualche lontano luogo spirituale bensì ci ha catapultati dentro le nostre vite, non solo negli angoli luminosi ma anche in quelli più oscuri dai quali fortunatamente (per chi ha fede grazie a Dio) si può sempre uscire.
Il Presepe di Cantine del Notaio, quindi, non l’ho vissuto come un originale strumento di comunicazione ma come uno straordinario cancello di ingresso al racconto della vite che non a caso è il termine più vicino a quello della vita.
Cantine del Notaio, nella sua sede storica nel cuore di Rionero, parla sempre di vita, e gli stessi attrezzi antichi per la viticoltura servono a raccontare gli stili di vita del passato.
E Gerardo è un narratore straordinario, avvincente. Si potrebbe stare ore insieme a lui, fonte inesauribile di racconti ed aneddoti.
Cantine del Notaio ha indubbiamente avuto un ruolo molto importante nella qualificazione dei vini del Vulture ma anche nella diffusione della conoscenza di questo territorio oggi molto più noto rispetto al passato.
L’azienda di Rionero, inoltre, è una dimostrazione eccellente di capacità di accoglienza e questo per noi rimane un aspetto decisamente incoraggiante anche per il futuro del nostro settore che dovrà sempre più ricercare il proprio successo anche all’interno delle mura di casa.
Nulla a Cantine del Notaio è presente per caso, né un’etichetta né una foto appesa ai muri. Tutto è portatore di un significato coerente all’identità più autentica dell’azienda.
Un’azienda nata nel 1998 anche se sembrano secoli vista la grande attività fatta in particolare da Gerardo in Italia e nel mondo. Nella fase iniziale anche grazie alla preziosa collaborazione con il prof. Luigi Moio, un luminare dell’enologia in Italia, assieme al quale hanno intrapreso una serie di ricerche per la valorizzazione dell’Aglianico del Vulture.
L’Aglianico del Vulture è il grande protagonista di Cantine del Notaio e i nomi dei vini dell’azienda sono diventati ormai un mito grazie anche alla loro evocazione dell’attività notarile.
A proposito del notaio ho avuto la fortuna di incontrare nella nostra visita il “vero” notaio dell’azienda, Consalvo Giuratrabocchetti, papà di Gerardo (che ha studiato invece agraria) e che ho trovato in splendida forma.
Le degustazioni ci hanno offerto ancora una volta l’alto profilo qualitativo raggiunto dall’azienda che è ormai una certezza nel panorama delle produzioni enologiche di questa regione.
A parte i grandi “soliti” Aglianico come la Firma o il Sigillo, sui quali vai sempre sul sicuro, mi ha letteralmente conquistato La Stipula, un metodo classico ottenuto dall’Aglianico del Vulture al 100%. Una vera sorpresa per me, lo ammetto, che mi ha fatto ricredere sulla possibilità che il grande vitigno rosso del Vulture potesse prestarsi anche alla produzione di ottimi metodo classico.
Chiudiamo la visita dal “Notaio” con un pranzo lucano che ricorderemo a lungo, durante il quale Gerardo ci riempie di ulteriori preziose informazioni sempre con il suo stile avvincente, al punto che anche Anna e Biagio si lamentano di dover ripartire.
Purtroppo, invece, Gino ci aspetta paziente in una piccola viuzza di Rionero dove difficilmente era riuscito ad entrare.
Gerardo ci accompagna con la sua passione contagiosa e ci saluta con negli occhi la gioia del bambino, la stessa che avevamo visto davanti al Presepe.