Il nostro camper Gino entra nell’azienda Apollonio nel cuore del Salento e si sente a casa. E noi tutti sentiamo la stessa emozione, quella di ritornare in un luogo famigliare, dove tutto parla di amicizia, di relazione.
Questo non solo perché conosciamo da tempo quest’azienda e abbiamo costruito con Massimiliano e Marcello un rapporto che va oltre la relazione professionale, ma anche perché i due fratelli Apollonio, raccogliendo il testimone di papà Salvatore, sono stati in grado di sviluppare una rete di relazioni straordinaria che ogni anno ha il suo apice nel fantastico “Premio Apollonio”.
Ho già avuto modo in altre occasioni di scrivere di questo premio che io considero il più coerente tra quello che è lo spirito autentico di un’azienda e ciò che essa vuole raccontare attraverso questo importante riconoscimento.
Per gli Apollonio brothers l’amicizia è un valore di grande importanza e l’hanno voluto legare alla loro altra grande passione, la Puglia e in particolare al Salento.
Premiare, quindi, un artista, un uomo di cultura, spettacolo che in qualche misura ha valorizzato il brand Puglia nel mondo, per loro rappresenta l’occasione migliore per evidenziare l’importanza dell’amicizia e delle relazioni.
Tanto per intenderci il premio Apollonio, guidato dalla direzione artistica del bravo Neri Marcoré, è riuscito a portare nel Salento personaggi del calibro del premio Oscar Helen Mirren (premiata nel 2018) o dell’attore italo-americano John Turturro (premiato lo scorso anno). Ma il carnet dei premiati è di altissimo livello da Renzo Arbore a Giuliano Sangiorgi, da Antonio Caprarica e Ferzan Ozpetek.
Tutti coloro, e sono numerosi credeteci, che hanno il privilegio di entrare nel prezioso circolo dell’amicizia messo a disposizione generosamente da Massimiliano e Marcello può godere di emozioni uniche che ti fanno capire concretamente cosa può diventare il vino messo nelle mani di imprenditori illuminati, coraggiosi e generosi.
Dagli Apollonio si può capire, senza timore di essere smentiti, quanto il vino sia il migliore “avvicinatore sociale” e come quindi sia antitetico a qualsiasi forma di distanziamento.
Certo, Apollonio significa anche eccellenza viticola ed enologica, ma anche in questo caso l’azienda di Monteroni di Lecce ha scelto una strada tutta sua, non certo facile, quella di puntare in gran parte sui vini da invecchiamento. L’investimento in botti e barrique è notevolissimo e testimoniato anche dalla suggestiva barricaia al centro della quali si tengono suggestive degustazioni.
Dimostrare longevità nei vini è il modo migliore per certificare l’eccellenza produttiva di un’azienda e anche la vocazionalità di un vitigno.
Gli Apollonio riescono sempre in questa duplice dimostrazione e il loro Divoto Copertino dop (Negroamaro 70% e Montepulciano 30%), è da tempo uno dei miei preferiti vini del nostro Mezzogiorno.
Ma quest’anno in casa Apollonio hanno voluto stupirci ulteriormente. Per festeggiare i 150 anni dell’azienda (anche se ovviamente a causa della pandemia i festeggiamenti ufficiali sono stati rimandati al prossimo anno), è stata realizzata una nuova linea denominata appunto “Il 150” che presenta 4 vini: Negroamaro, Susumaniello, Verdeca e Fiano. Abbiamo degustato il Susumaniello in versione Rosé e ci è piaciuto moltissimo, a dimostrazione di quanto il Salento rappresenti forse veramente il terroir più indicato per i rosé. Peccato, come ci ha giustamente ricordato Massimiliano, siano proprio i produttori salentini talvolta a dimenticarlo.
Si è fatto buio parlando con Massimiliano e Marcello con la consueta piacevolezza.
Massimiliano mi spiega il grande rammarico di non poter realizzare nella formula classica il Premio Apollonio quest’anno, ma ha già quasi pronta l’alternativa grazie al contributo di numerosi artisti “a distanza”.
Certo è un compromesso che non entusiasma gli Apollonio ma il risultato, ne siamo convinti, sarà comunque eccellente perché quando si crede all’amicizia tutto è possibile.