Gino il camper ha un po’ di timore nell’entrare nello Shesh di Barile. Il luogo è assolutamente suggestivo ma teme di rimanere incastrato tra le vie del piccolo paese lucano. Ma non ci sono vie alternative e quella freccia indica perentoriamente che se vuoi andare da Basilisco solo da lì puoi passare.
Lo Shesh è un luogo veramente unico, se ne rese conto anche il grande Pierpaolo Pasolini che decise di ambientare proprio qui il suo straordinario film “Il Vangelo secondo Matteo”. Si tratta di grotte laviche che furono scavate da gruppi di profughi albanesi che nel XV secolo, sfuggendo alla pressione turca, si insediarono in diverse aree del nostro Mezzogiorno. Quelle che furono abitazioni per un lungo passato oggi sono diventate lo storico Parco delle Cantine di Barile.
Ma è fuor di dubbio che una cantina più di altre è riuscita a valorizzare un sito così speciale e il suo nome oggi rappresenta una delle realtà più note e dinamiche del Vulture, Basilisco.
Ed è stato proprio il progetto di recupero delle antiche grotte laviche nello Shesh il primo importante progetto voluto da Feudi San Gregorio, uno dei brand più prestigiosi del nostro Mezzogiorno, che nel 2011 acquisì Basilisco.
Ma questa storia non la si potrebbe raccontare senza una protagonista fondamentale, una donna ligure ma che da dieci anni ha trovato proprio qui a Barile il posto ideale per fermarsi, Viviana Malafarina.
È lei che ci accoglie nella straordinaria terrazza del palazzo del XVI secolo sede della cantina che consente di contemplare uno dei più bei paesaggi rurali della Lucania.
Mi ricorderò a lungo l’incontro con Viviana una donna, una manager capace nel suo racconto di unire le scelte personali di vita a quelle aziendali.
E così deve essere, a mio parere, una comunicazione efficace e autentica. Non si può mai disgiungere il fattore umano da quello produttivo. Nel mondo del vino in particolare dove la componente umana è di fondamentale importanza.
Viviana ha fatto molte cose importanti nella sua vita che l’hanno portata in giro per il mondo, a volte per scelte professionali altre per seguire il cuore.
“Ad un certo punto – racconta Viviana – ho quasi pensato che non ci sarebbe mai stato un luogo che mi avrebbe fermato, dove avrei potuto mettere radici. Invece questo posto l’ho trovato dopo molti anni proprio qui a Barile, a Basilisco”.
Si percepisce chiaramente la passione di Viviana per il progetto Basilisco ma anche l’amore per un luogo, un ambiente che solo guardandolo superficialmente potrebbe apparire lontano dalle caratteristiche di una donna come lei.
Invece Viviana non solo vive con determinazione e grande professionalità la sua esperienza in Basilisco ma è anche vivacemente coinvolta nello sviluppo di questa parte del Sud ancora oggi purtroppo alle prese con amministrazioni che non sempre sono coscienti del potenziale straordinario che posseggono.
Mentre osserviamo lo straordinario paesaggio non possiamo non notare la frequente “punteggiatura” dettata dalle pale eoliche che hanno trovato purtroppo in Basilicata una diffusione che dire esagerata potrebbe apparire un eufemismo.
“Mi fa male al cuore ogni volta vedere questo scempio – sottolinea Viviana – e più volte ho provato ad esprimere il mio pensiero a chi di dovere ma fino ad oggi inutilmente”.
Ma conoscendo Viviana ci siamo fatti l’idea che non sia una che demorde facilmente, costi quel che costi.
D’altro canto oggi Basilisco parla molto di lei e in vigna è indubbio che le capacità di Pierpaolo Sirch, tra le tante cose fondatore assieme a Marco Simonit della Scuola italiana della potatura della vite, hanno consentito un ulteriore passo avanti del profilo qualitativo dei vini Basilisco.
E a proposito di vini non si può non sottolineare come Basilisco riesca a dimostrare in maniera eccellente la straordinaria eterogeneità del suo terroir produttivo dove il Vulture si fa sentire in tutte le sue diverse forme. I vigneti di Basilisco, infatti, sono dislocati nelle aree più vocate di Barile, tra i 450 e i 600 m slm e tra questi una menzione speciale la merita “Lo Storico”, forse il vigneto antico più suggestivo che io abbia mai visto, allevato a “capanno tradizionale”, dove le viti crescono tra gli ulivi e le piante da frutto, semplicemente bellissimo.
Ma Basilisco è un collage di varie microzone dove anche a distanze ravvicinate si possono trovare suoli vulcanici, tufacei e con stratificazioni di flysch, senza contare le diversità climatiche e le notevoli escursioni termiche.
Queste diversità sono “raccontate” in maniera stupefacente in una delle grotte laviche utilizzate come archivio storico di Basilisco dove sono visibili perfettamente le stratificazioni dei suoli dettate dalle eruzioni della lunghissima storia del Vulture.
Tutte caratteristiche che poi abbiamo trovato nei vini di Basilisco a partire ovviamente dell’Aglianico del Vulture che qui ho trovato interpretato in una modalità che mi ha pienamente convinto. Ho degustato, infatti, il loro Teodosio dove sono state eliminate completamente le “pesantezze” di questo vitigno per esaltare invece le note fruttate e quindi la bevibilità.
Come pure mi ha conquistato il cuore un bianco in terra di Lucania come il Fiano che nella versione Sophia a mio parere ha dato il meglio di sé.
Salutiamo Viviana e Barile, ma lo sappiamo già che è l’ennesimo arrivederci.