Non nego che ho provato una certa emozione ad entrare in Contrada Messieri di Ripatransone, nel suggestivo entroterra di Ascoli Piceno.
Nel prepararmi a questo Italian Wine Tour mi ero imbattuto in una foto del 1939 dove si vedeva un piccolo bambino attorniato dai genitori e da due fratelli di fronte ad una casa, probabilmente il giorno della Comunione di una sorella.
Leggendo la didascalia della foto scopro che quel bambino che non avrà avuto più di due anni era Guido Cocci Grifoni insieme alla sua famiglia davanti ad una casa da poco costruita in Contrada Messieri che diventerà, attraverso poi varie ristrutturazioni e ampliamenti, l’attuale Dimora di Campagna di Tenuta Cocci Grifoni.
Non potevo non partire da Guido Cocci Grifoni per raccontare della nostra visita in questa splendida azienda marchigiana. Purtroppo Guido non c’è più da dieci anni ma le tracce del suo lavoro non solo nella sua azienda ma anche in tutte le Marche sono ancora ben presenti.
L’eredità più importante che ci ha lasciato ha un nome ben preciso: Pecorino.
Si può infatti discutere per un sacco di tempo se il Pecorino ha origini marchigiane o abruzzesi, quello che è certo, però, è che Guido Cocci Grifoni è stato un vero e proprio pioniere nel recupero di questo vitigno che era stato dimenticato da anni. E quindi senza di lui probabilmente il Pecorino non avrebbe l’attuale notorietà e reputazione. Il Pecorino “Colle Vecchio” di Tenuta Cocci Grifoni, si può pertanto giustamente considerare un’icona di questa tipologia di vino.
Non va dimenticato, inoltre, come giustamente ci ha ricordato Marilena, figlia di Guido e oggi direttore generale dell’azienda, che suo padre aveva un’idea fissa, quella di creare un grande vino bianco nel Piceno. E non era un sogno di poco conto se si considera che erano i primi anni ’70 e il Piceno era conosciuto esclusivamente per i suoi vini rossi di grande struttura.
Ma è proprio in questi casi che si distinguono gli imprenditori lungimiranti, illuminati da quelli normali.
E Guido Cocci Grifoni ha avuto una visione sicuramente lungimirante dando un contributo importante non solo alla sua azienda ma anche allo sviluppo di quella vitivinicoltura di qualità nelle Marche che oggi tanto apprezziamo.
Ma se questo è il passato, seppur vivo, il nostro camper Gino ci ha portato nel presente, oggi è rappresentato dalla quarta generazione della famiglia Cocci Grifoni che è declinata tutta al femminile.
Troviamo, infatti, ancora molto attiva mamma Diana che è la responsabile dell’accoglienza nella Dimora di Campagna e le due sorelle Marilena e Paola.
Paola è tra le più affermate enologhe del nostro Paese a testimonianza dell’importanza delle donne nel mondo del vino, anche in ruoli che fino ad alcuni anni fa erano ad appannaggio quasi esclusivo di uomini.
Marilena e Paola ci accolgono con il loro entusiasmo contagioso. In particolare Marilena sprizza energia da tutti i pori e ogni volta che la incontro anche a migliaia di chilometri dalla sua azienda, è sempre capace di trasmettere quell’entusiasmo e passione che è alla base di un attività particolare come quella vitivinicola.
Ero venuto alla Tenuta Cocci Grifoni una ventina di anni fa ed avevo già percepito l’importanza di questa azienda ma questa volta ho avuto ulteriori conferme.
La prima è che Cocci Grifoni non è “solo” una protagonista rilevante nel panorama vitienologico marchigiano ma è anche un esempio lampante di cosa significa fare accoglienza ad alto livello, e in maniera originale, in un’azienda vitivinicola.
In questo nostro Italian Wine Tour è stato molto incoraggiante constatare come vi siano oggi nel nostro Paese aziende che sono riuscite a sviluppare un modello enoturistico in maniera professionale, capace di andare oltre alle ancora troppo frequenti modalità improvvisate.
Come giustamente ci ha sottolineato Marilena, l’attività dell’accoglienza non ha nulla a che fare con le competenze che si applicano nell’impresa vitivinicola, per questo serve “studiare”, investire in collaboratori che abbiano le adeguate skill tipiche del settore turistico.
Il principale punto di forza dell’appeal “enoturistico” di Cocci Grifoni è sicuramente il paesaggio che l’azienda marchigiana ha messo straordinariamente a disposizione dei suoi ospiti attraverso una delle più belle terrazze del vino italiane. Lo stiamo ripetendo spesso in questo nostro viaggio nell’Italia del vino, ma le cosiddette “terrazze del vino” sono uno strumento di grande efficacia per fare immergere immediatamente gli enoturisti nel paesaggio viticolo e rurale che circonda fortunatamente molte nostre aziende vitivinicole.
Ma il paesaggio da solo non sarebbe sufficiente a garantire la corretta accoglienza e le donne di Cocci Grifoni lo hanno capito perfettamente riuscendo a garantire una serie di attività e iniziative in azienda che vanno ben oltre le “semplici” degustazioni. Basti citare le lezioni di yoga e vino, i pranzi e le cene in terrazza, i picnic in vigna, hiking e biking tra i vigneti.
Marilena racconta tutto questo mentre Paola mi illustra l’incredibile varietà di terroir presenti in questo territorio che collega il mare Adriatico al Parco nazionale dei Monti Sibillini.
Diversi terroir che garantiscono vini di grande personalità e riconoscibilità.
Risaliamo nel nostro Gino con la certezza che torneremo in questa bella Dimora oggi saldamente nelle mani delle donne Cocci Grifoni.
Diamo un ultimo sguardo a questo paesaggio dove le vigne trovano eroicamente spazio tra i bianchi calanchi che sembrano le ferite di una terra che ha conosciuto la forza del sacrificio e fasce boscate che testimoniano che, come è scritto nella presentazione di Tenuta Cocci Grifoni, “La natura non ci appartiene. Siamo noi che apparteniamo ad essa”.