Se dovessi scegliere un’azienda simbolo del nostro Italian Wine Tour non avrei nessun dubbio: Villa Franciacorta.

La nota azienda franciacortina, infatti, è stata purtroppo una testimone diretta di quanto questa maledetta pandemia abbia toccato anche il nostro mondo del vino. Il 12 marzo scorso, infatti, il coronavirus si è portato via Alessandro Bianchi, lo storico fondatore dell’azienda nonché uno dei protagonisti assoluti della Franciacorta e tra i principali responsabili del suo successo.

Non solo, ma anche Roberta Bianchi, figlia di Alessandro, che conduce assieme al marito Paolo Pizziol l’azienda, ha dovuto fare i conti per numerosi mesi con il Covid-19, riuscendo fortunatamente ad uscirne positivamente.

Colpi di questo genere avrebbero steso molte aziende ma non Villa e di questo non avevo dubbi conoscendo da tantissimi anni ormai sia Paolo che Roberta.

Lo so che quando si parla di amore nei confronti di un’azienda si viene accusati di essere retorici se non addirittura falsi ma per me Villa è stato un vero e proprio colpo di fulmine fin dalla mia prima visita, ormai quasi vent’anni fa.

Mi sono chiesto spesso cosa mi ha portato ad avere un trasporto così profondo nei confronti di quest’azienda e ho trovato la risposta in qualcosa che può apparire semplice ma che in realtà non lo è: è un’azienda vera, che trasuda autenticità da tutti i pori.

Se a questo aggiungo la capacità incredibile di accoglienza di Roberta e Paolo mi viene facile dire che quando arrivo nel suggestivo piccolo borgo medievale a Monticelli Brusati, dove ha sede l’azienda, mi sento in famiglia. 

La stessa sensazione che ho provato arrivando questa volta a Villa Franciacorta con il camper Gino e insieme a tutta la mia famiglia. Mi è sembrata la cosa più naturale che potessi fare, un incontro tra due famiglie amiche.

Questi li definisco i miracoli del vino quando si riesce ad andare oltre i soliti convenevoli e ci si guarda dentro l’anima.

Per questo non ritengo assolutamente retorico affermare che il successo di quest’azienda deriva proprio dalla sua capacità di mettere sempre in gioco il cuore.

E per questo parlare con Roberta e trovarsi poi tutti con gli occhi lucidi non è stato un qualcosa di scontato ma frutto di una condivisione autentica, senza filtri o finzioni.

Come già sottolineato Villa non si è fermata nemmeno davanti a lutti così gravi e questo anche nel rispetto di un uomo come Alessandro che ho avuto la fortuna di conoscere per poterne apprezzare l’incredibile determinazione, abnegazione per il lavoro, amore per la sua famiglia e, al tempo stesso, un’umiltà non facilmente riscontrabile purtroppo anche nel nostro amato mondo del vino.

Una determinazione e umiltà che ho ritrovato anche nei figli di Paolo e Roberta, Alessio o Matteo che sto conoscendo meglio grazie anche alla loro partecipazione al nostro Campus Impresa. 

Se spesso la Franciacorta viene considerata la terra del vino italiano più glamour, da Villa non c’è mai ostentazione ma sempre eleganza discreta, mai becera.

Se spesso molte aziende sono costrette ad urlare per farsi sentire, a Villa bastano poche parole dette con tono pacato per farsi comprendere.

E tutto questo perché è a verità dei fatti a farsi udire con semplicità e chiarezza. 

Una verità che ha continuato a manifestarsi anche in questi mesi difficili dove l’azienda ha proseguito anche nei suoi lavori di ampliamento a testimonianza di una crescita che ha pochi eguali anche nel bel territorio franciacortino.

Non che ci fosse bisogno di conferme ma il pranzo degustazione con quasi tutta la gamma delle bollicine Villa è stato uno dei momenti più soddisfacenti e guduriosi, dal punto di vista enologico, del nostro Italian Wine Tour. Sempre per essere assolutamente onesti, in stile Villa, quando ho bisogno di una gratificazione sparkling la mia scelta da tanti anni ricade nella Cuvette Brut Villa (85% Chardonnay e 15% Pinot Nero) che non mi delude mai.

Durante la visita abbiamo avuto l’occasione di conoscere meglio anche Luca Moradi, il giovane enologo che ha raccolto un’eredità pesante ma preziosa come quella di Corrado Cugnasco, lo storico enologo di Villa scomparso nel 2018, un altro grande signore del vino italiano.

Luca è considerato uno degli chef de cave più promettenti nel panorama delle bollicine italiane e la sua passione assieme all’accento romagnolo (è di Gabicce Mare) ci ha letteralmente conquistati.

Luca ci ha guidato nella degustazione di un altro vino icona di Villa, la Selezione brut (80% Chardonnay e 20% Pinot Nero), uscita la prima volta nel 1995 e prodotto esclusivamente nelle annate migliori. Dire che ci è piaciuta da matti è dir poco.

Infine, Tiziano Cervone, da non molto tempo eccellente brand ambassador di Villa, a testimonianza dell’azienda di investire con coraggio sui giovani, ci ha raccontato il vino che nei primi anni 70 ha iniziato a testimoniare il valore di questa azienda nel panorama produttivo della Franciacorta. L’Emozione brut, infatti, rimane tutt’oggi una dimostrazione perfetta di come questa terra abbia una grande vocazione per la produzione di metodo classico di alto pregio. Anche questa volta è stata un’ulteriore conferma la straordinaria piacevolezza di questo blend di Chardonnay (85%), Pinot Nero (10%) e Pinot Bianco (5%), vinificato al 100% in acciaio e affinato per 36 mesi sui lieviti.

Non vorremmo mai andare via da Villa e il tempo bellissimo ci complica ulteriormente le cose ma Gino inizia a scalpitare.

Ripartiamo con fatica, ma se c’è un’azienda nella quale ritorneremo molto presto non v’è dubbio, questa è Villa Franciacorta.