È con grande piacere che torno a scrivere del Messico, un grande Paese con le potenzialità per diventare uno dei principali importatori di vini italiani.

La popolazione è mediamente giovane, tendenzialmente cosmopolita e propensa a conoscere altre culture, e dimostra di apprezzare molto l’Italia e i suoi prodotti enogastronomici.

Per questo le importazioni di vino italiano sono triplicate negli ultimi dieci anni e questa tendenza non accenna a fermarsi, soprattutto rispetto ai vini spagnoli, cileni e francesi che in passato erano i protagonisti indiscussi. In sostanza ci sono ottime potenzialità per promuovere nuove cantine vinicole.

Nonostante queste premesse, entrare in questo mercato non è così semplice come potrebbe apparire e richiede una strategia a lungo termine.

In un articolo precedente avevo giá affrontato questo argomento, generando delle perplessitá in alcuni lettori, che hanno trovato contraddittoria questa mia analisi.

Eppure, una lettura piú attenta avrebbe rilevato la sua sostanziale coerenza, perché forniva la chiave per interpretare correttamente i  dati esposti e dava delle indicazioni di massima sulle strategie da seguire per esportare con successo in questo Paese.

È necessario innanzitutto organizzare un progetto, che dovrà rispondere alle esigenze del commercio internazionale odierno e che quindi sarà finalizzato a presidiare stabilmente il mercato con ampie prospettive future.

L’obiettivo dovrà essere ben chiaro fin dal principio: avere un quadro delle dimensioni, caratteristiche e potenzialità del mercato, delle aziende e degli operatori già presenti.

Si effettueranno delle analisi per definire l’offerta in base ai clienti e alle loro esigenze, utilizando metodi e strumenti adeguati a una gestione ottimale delle risorse umane e finanziarie.

A questo proposito devo fare delle considerazioni riguardo alle metodologie da impiegare, che si riveleranno essenziali per assicurare al progetto un esito favorevole.

È fondamentale un cambio di paradigma rispetto agli attuali metodi di analisi e di ricerca del cliente.

Per elaborare dei piani di azione efficaci ci si dovrà avvalere di competenze e dati specifici riguardo al territorio in esame, che possano fornire elementi certi e oggettivi, indispensabili per sviluppare una mappa precisa del parco clienti.

Un ufficio di rappresentanza in loco permetterá un’attività di promozione e di ricerca clienti e distributori piú articolata ed  estesa nel tempo, e quindi risulterà più concreta, costante ed efficace.

Inoltre si dovrà organizzare l’importazione, già all’inizio del progetto, di almeno un bancale di vino, per iniziare a vendere inmediatamente a un gran numero di clienti.

Una presenza reale nel mercato denota una visione imprenditoriale moderna, ed è l’unica maniera per raggiungere degli obiettivi reali e ottenere risultati concreti.

Le aziende che si impegnano finanziariamente e investono in un progetto di internazionalizzazione ben strutturato hanno un ritorno in termini di immagine e di aumento del fatturato.

Si tratta di rompere con i  vecchi e obsoleti sistemi di vendita e di adottarne di nuovi, seguendo l’evolversi dei commerci internazionali. Non si cercherà più un importatore dalla sede aziendale in Italia, si aprirà una sede estera.

È una politica che si rivela vincente anche sul piano dei costi-benefici, se solo si pensa che mentre si attende una chiamata dall’estero si sostengono comunque dei costi senza vendere nulla.

Anche la scelta dei vini da proporre sul mercato messicano è un tema che merita attenzione. La tendenza generale é quella di adeguarsi alle mode e alle abitudini dei consumatori, per diminuire i rischi.

Tuttavia attraverso questo approccio si entra in concorrenza con gli altri operatori, rendendo di fatto piú incerto il lavoro di vendita, ottenendo un risultato divergente rispetto alle previsioni.

In linea generale i consumatori messicani prediligono vini fruttati, poco impegnativi al palato, con pochi tannini e bassa acidità. I più venduti sono Lambrusco, Prosecco, Chianti, Primitivo, Nero d’Avola.

Alcune alternative potrebbero essere, ad esempio, Bardolino, Verdicchio oppure vini completamente diversi, per educare il consumatore ad apprezzare la varietà delle uve italiane.

Per iniziare un progetto di internazionalizzazione è importante anche scegliere il momento giusto: ottobre, novembre e dicembre sono i mesi migliori per le vendite.

Per questo giá dai primi giorni di settembre vengono organizzate le principali fiere dei settori Ho.Re.Ca. e GDO; una delle piú importanti del continente é quella di Cittá del Messico (www.abastur.com 31/8-2/9/2022).
Vi assistono i principali importatori, produttori e distributori, per esplorare il mercato, incontrare possibili clienti e ricevere informazioni che si riveleranno utili per organizzare l’attività del prossimo anno.

Tutti questi temi saranno discussi nei dettagli in una conferenza che si terrà in Italia, orientativamente intorno alla prima decade di settembre. Le aziende interessate potranno partecipare con una quota di 250 Euro; dopo la conferenza ci saranno incontri individuali per valutare le singole esigenze.   

Per informazioni:
Fabio Tavani
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