Le guerre commerciali – tra gli Stati Uniti e la Cina, e tra gli Stati Uniti e l’Unione Europea – hanno portato ad un aumento dei dazi d’importazione, la minaccia è che in estate ne arrivino altri. Questi, come testimoniato da IWSR, hanno già portato a una riduzione delle importazioni di whisky americano nell’UE e di single malt Scotch negli Stati Uniti, oltre che a margini più ristretti per le aziende costrette ad assorbire i costi aggiuntivi.

Inoltre, le politiche isolazioniste, come la recente mossa degli Stati Uniti di limitare i visti di lavoro e la riluttanza di alcuni governi a condividere i vaccini Covid-19, potrebbero generare una nuova atmosfera di isolamento, rafforzando la tendenza dei consumatori a privilegiare i prodotti locali rispetto alle importazioni.

Secondo il Distilled Spirits Council of the US (DISCUS) nel periodo tra l’imposizione dei dazi al 25% nel giugno 2018 e la fine di aprile 2020, le esportazioni di whisky americano verso l’UE sono diminuite del 33%, con una perdita di 300 milioni di dollari.
In relazione ai risultati fiscali del terzo trimestre 2020, il proprietario di Jack Daniel Brown-Forman ha dichiarato che i margini si sono ridotti a causa dei dazi.
Albert Baladi, CEO di Beam Suntory, commentando l’annuncio dei risultati dell’azienda per l’anno 2019, ha ammesso che la società è stata “danneggiata” dai dazi UE che hanno portato ad un aumento dei prezzi in mercati come il Regno Unito e la Polonia.

I produttori di alcolici dell’UE sono stati gli ultimi (ottobre 2019) a subire dazi del 25% sulle esportazioni verso gli Stati Uniti, in particolare su: single malt Scotch, whisky single malt proveniente dall’Irlanda del Nord, liquori e cordiali provenienti da Germania, Irlanda, Italia, Spagna e Regno Unito e vino proveniente da Francia, Spagna, Germania e Regno Unito.
DISCUS ha dichiarato che le esportazioni combinate di Scotch e Irish whisky sono diminuite di quasi il 28%, a 670 milioni di dollari, tra ottobre 2019 e aprile 2020, mentre le importazioni di liquori e cordiali dai paesi colpiti dai dazi sono scese del 21% a 267 milioni di dollari nello stesso periodo.

Ora c’è la minaccia imminente di nuove misure, tra cui una decisione del WTO sui sussidi aerospaziali statunitensi, prevista per la fine di luglio che potrebbe aprire la strada ad un aumento e ad un ampliamento dei dazi UE sulle importazioni americane. Allo stesso tempo, le nuove tensioni a Hong Kong potrebbero portare a un nuovo ciclo di sanzioni e dazi tra la Cina e le nazioni occidentali.
Nel frattempo, il Rappresentante del Commercio degli Stati Uniti si sta attualmente consultando sulle proposte di aumentare i dazi esistenti fino al 100%, oltre ad ampliare la lista dei prodotti interessati per includere alcune categorie precedentemente escluse, tra cui blended scotch, cognac, vodka e gin provenienti da Regno Unito, Germania, Francia e Spagna.

Brandy Rand, COO Americas di IWSR afferma: “Se i dazi aumenteranno e si amplieranno, i consumatori statunitensi si spingeranno verso equivalenti locali con un conseguente boom per i whisky americani di qualità superiore e per i prodotti artigianali locali“.
Tuttavia, l’imbottigliamento locale non è un’opzione per alcuni prodotti regolamentati. Lo Scotch ed i whisky irlandesi sono geograficamente limitati dalla legge e quindi non possono essere prodotti altrove.

Humphrey Serjeantson, direttore ricerca dell’IWSR per l’Europa occidentale osserva:In gioco ci sono due forze contrastanti, una è il desiderio di acquistare prodotti locali, l’altra è il desiderio di prodotti con origini e caratteristiche specifiche, tra cui cognac, champagne e whisky scozzese”. I dati IWSR mostrano che gli Stati Uniti sono il più grande mercato a valore per tutte e tre queste categorie. Nel 2019 rappresentavano il 25% del valore globale del Cognac; il 13% del valore globale dello Champagne e il 12% di quello dello Scotch.

Serjeantson aggiunge: “Queste due forze esistono indipendentemente da Covid-19. Ma se l’emergenza Covid-19 e ulteriori aumenti dei dazi porteranno ad una ulteriore crescita dei prezzi delle merci importate, ciò comporterà una forte spinta verso i prodotti locali”.