Per crescere forti bisogna prima avere le radici ben piantante nel terreno. Lo sanno bene all’azienda vinicola Anna Spinato. Le loro radici affondano profonde nelle terre del Piave, uno dei fiumi più iconici del nostro paese, le terre del Raboso, storico vitigno autoctono, dove nel 1952 Pietro Spinato, padre di Anna, avviò l’attività di famiglia.
Oggi, dopo oltre sessant’anni di storia, l’azienda, ancora a conduzione famigliare, può vantare una crescita notevole che l’ha portata a chiudere lo scorso anno con una produzione di oltre mezzo milione di bottiglie e un buon posizionamento sui mercati esteri.
Qual è il segreto del suo successo? Tradizione ed innovazione.

“Ciò che più ci caratterizza” ha affermato Roberto Furlani, figlio di Anna Spinato e responsabile di produzione e export “è che siamo un’azienda in grado di coniugare la tradizione, che da mio nonno è stata tramandata a mia madre ed ora a me, con idee innovative che nascono da uno staff giovane, con una media d’età che va dai 27 ai 40 anni”.

È stata proprio un’idea innovativa a rendere Anna Spinato un brand conosciuto in tutto il mondo. Nel 2006 Roberto ha avuto l’idea di cambiare il packaging delle bottiglie di Prosecco doc da 0,20 l, applicando, al posto delle tradizionali etichette, un rivestimento in PET, detto sleeve, che aderisce perfettamente all’intera forma della bottiglia, non si stacca e permette di sbizzarrirsi in quanto a grafica e colori. Lanciato nel 2007, il primo sleeve di Anna Spinato ha avuto un tale successo, soprattutto all’estero, che a breve distanza sono apparse sul mercato in versione sleeve anche le bottiglie da 0,75 l dell’intera gamma di vini frizzanti e spumanti, Prosecco, Rosè e Moscato.
È stata una vera rivoluzione, che ha permesso ad Anna Spinato di riuscire in uno dei compiti più difficili oggi per un produttore di vino: rendersi riconoscibile.

Si potrebbe pensare che un packaging così anticonvenzionale sia un azzardo per un prodotto storico come il Prosecco, ma, come ben sottolinea Roberto Furlani “noi ci confrontiamo costantemente con nuovi mercati, giovani ed emergenti, dove vediamo che la sleeve, se fatta bene, crea un valore aggiunto per il prodotto”. Inoltre ben rappresenta quelle caratteristiche giovani, di divertimento, freschezza e facilità di beva, che si accompagnano all’immagine del Prosecco nel mondo.

Se la linea sleeve rappresenta l’innovazione, quale tra i vini Anna Spinato meglio interpreta la tradizione? “Il Malanotte del Piave Docg” è la risposta sicura di Roberto Furlani. “Il Raboso per noi è molto importante, è il nostro vitigno più identificativo ed è ciò che meglio ci lega al nostro territorio e alla tradizione”.

Qual è dunque il futuro per Anna Spinato? “Gli obiettivi principali sono due” continua Furlani “innanzitutto rafforzare il nostro brand nei paesi dove già siamo presenti, Nord Europa, Canada, Russia e Giappone soprattutto. Oltre a ciò crediamo sempre più nella produzione biologica, che negli ultimi cinque anni ci ha visti ottenere la certificazione per i nostri spumanti, Prosecco, Rosè e Moscato. Tuttavia vorremo arricchire la nostra gamma biologica ed ottenere la certificazione anche per altri dei nostri prodotti”.

Radici ben salde e ali spiegate. Con queste premesse siamo sicuri che l’azienda Anna Spinato potrà andare lontano.