“La blockchain è una nuova tecnologia digitale in grado di cambiare il nostro mondo. Milioni di dollari di capitale sono stati già attirati da questa innovazione nata inizialmente nel settore della finanza, ma con sempre più applicazioni in altri ambiti, quello del vino compreso”. Ha esordito così Paul Howard (www.winealchemy.co.uk), giornalista ed esperto di vino con una vasta esperienza nel campo delle nuove tecnologie, durante il suo discorso a Wine2wine che verteva proprio sulla Blockchain.
Partiamo dunque dalla base. Cos’è la blockchain? “La blockchain è un sistema nel quale ogni transazione è assicurata da un registro disseminato in milioni di copie (quindi impossibile da distruggere), crittografato (impossibile da falsificare) e aggiornato automaticamente nel giro di millisecondi all’aggiunta di ogni transazione, che va a legarsi ai precedenti creando una vera e propria catena” ha spiegato Howard.
Ma in cosa consiste esattamente questa nuova tecnologia e quali sono le conseguenze che può portare? “È chiaro che la blockchain sarà in grado di creare nuove opportunità di business nel settore vinicolo per una moltitudine di attori e non occorrerà comprenderne i dettagli tecnici per essere in grado di trarne i benefici” ha continuato l’esperto.
L’obiettivo principale di un produttore, oltre a vendere il suo vino, è proprio quello di garantirne l’autenticità e la qualità, ma non sempre ciò è un’impresa facile.
“Questo nuovo sistema permette di garantire che compratori e consumatori, quando acquistano, possano essere certi che la bottiglia non solo sia quella del produttore, ma anche che sia arrivata sulla sua tavola nelle condizioni da lui volute. È un fattore più che positivo che accresce la reputazione e la fiducia del cliente” ha raccontato il wine writer. E la fiducia è un fattore molto importante nel mercato.
Se pensate di essere al sicuro ed esenti da tutto ciò, Howard ha portato alcuni esempi di come in un attimo la vostra reputazione può crollare. Come quello del colosso francese Raphaël Michel, che fu accusato di frode per aver modificato il confezionamento di 3 milioni di bottiglie. Il processo è tutt’ora in corso, ma questo ha creato un danno enorme e una perdita di fiducia da parte dei consumatori, rovinando anche la reputazione di molti rivenditori del vino sfuso della Valle del Rodano.
“La blockchain è nata proprio per questo, per difendere la fiducia del consumatore. D’altra parte, è composta essenzialmente dalla sommatoria di trasparenza e tracciabilità e la creazione e il mantenimento di una blockchain può arrivare a coprire ogni passaggio delle filiere, partendo dal grappolo fino ad arrivare al calice” ha spiegato Howard.
Sono già otto le cantine che hanno integrato questa tecnologia nella loro attività ed una di queste è la pugliese Cantina Volpone.
Così, con una alquanto suggestiva metafora, Howard ha concluso il suo intervento: “Pensate alla blockchain come una macchina della verità: non importa se sei una grossa azienda vitivinicola, una cooperativa o una piccola azienda agricola a conduzione familiare. I vantaggi ci sono per tutti”.
E voi, state raccontando la verità?