Durante il primo appuntamento dell’Officina Online per il Rinascimento italiano, serie di webinar proposta da Wine Meridian, le parole chiave sono resistenza e flessibilità, competenze chiave per questo periodo in cui stiamo vivendo una nuova modalità di comunicazione telematica. Torneremo però a vivere le relazioni in maniera diretta molto presto, assicura il direttore responsabile Fabio Piccoli.

Ma entriamo nel vivo degli aspetti pratici legati alla ripresa del vino italiano. “In questi mesi di lockdown, durante i confronti con numerosi manager di aziende che si affidano a noi” racconta Piccoli – abiamo voluto dare una chiave di lettura per potersi confrontare in una maniera più oggettiva”. Si tratta cioè della giusta maniera di interpretare ciò che sta succedendo attorno a noi non solo all’interno delle dinamiche della paura ma anche vivendo questo presente in maniera lucida, ricordando da dove veniamo e gli obiettivi che vogliamo raggiungere.

“Ciò che ha preceduto questa emergenza, – prosegue il direttore – ci permette di fare un’analisi molto più oggettiva rispetto a quelle che potrebbero essere le emozioni del momento”. Non possiamo dire, infatti, che è il Covid-19 che ha cambiato il settore vinicolo. Basti ricordare la fase pre-metanolo, avvenuta a marzo del 1986, in cui prevaleva la quantità rispetto alla qualità, a cui è succeduta la fase pionieristica, fino a metà degli anni ’90, quando invece è nata l’idea di selezione con diversi modelli a partire da quello Bordolese. È poi seguita la fase parossistica, che si è estesa fino all’anno 2003. In quel periodo il vino aveva assunto un ruolo di status con picchi di sviluppo altissimi. La successiva fase di riflessione, ha avuto inizio con le prime crisi finanziarie ed economiche. Ècresciuta allora la necessità di muoversi contro l’omologazione verso una specializzazione e internazionalizzazione. In questo ultimo biennio, invece, con la cosiddetta fase della trasformazione ci siamo avvicinati alla fine delle tendenze dominanti ed alla conseguente nascita di numerose nicchie produttive, che hanno caratterizzato una segmentazione del mercato più vasta.

“Non è da dimenticare” ricorda il direttore” i focus attuali e cioè l’importanza di temi come la sostenibilità, il miglioramento delle competenze professionali e del presidio del mercati, così come l’ingresso nel vino di modelli imprenditoriali e gestionali più evoluti e professionali”.
Questo è il processo che non termina con il Coronavirus ma prosegue e anzi subirà un’accelerata ulteriore.

Le dinamiche più eclatanti che hanno invece colpito il mercato e ci hanno portato dove siamo ora, possono essere sintetizzate in tre macro argomenti. Il primo riguarda la riduzione del vigneto mondiale, un processo costante per adeguare la parte produttiva a quella legata al consumo e al mercato.
Il secondo aspetto è l’andamento sempre più altalenante delle produzioni, tema cruciale accentuato dalle mutazioni climatiche che stanno condizionando non solo la qualità delle produzioni, ma anche la quantità.
Infine il terzo argomento guarda all’evoluzione dei consumi, che in una curva a lungo termine denota una crescita costante. Pensare, quindi, che questo processo si interrompa o abbia una riduzione drastica è un errore.
Anche per quanto riguarda l’internazionalizzazione si apprezza una crescita di valore. L’export di vino italiano, infatti, ha raggiunto nel 2019 i 6,4 miliardi di euro (+3,2% rispetto al 2018) e un volume di 21,6 milioni di ettolitri (+10,3% rispetto al 2018), numeri che garantiscono all’Italia un primato mondiale.

“Tra le incertezze di questo periodo, è indubbio che sarà vincente chi sarà riconoscibile. Probabilmente, quindi, si evolveranno alcuni dei fattori di riconoscibilità del passato, uno fra tutti la capacità del dimostrabile. Ogni azienda, dalla più grande alla più piccola, dovrà essere in grado di dimostrare” dichiara Piccoli – che tutti i suoi contenuti produttivi, comunicativi e legati alla modalità di proporsi sul mercato, non siano condizionati da suggestioni, ma pregni di sola concretezza”.
Non è da sottovalutare, inoltre, il ruolo sempre più strategico del packaging e del suo visual impact, sia in termini funzionali che di immagine. Servirà da oggi più coerenza rispetto a quanto fatto in passato, avendo chiaro a chi ci rivolgiamo, aspetto sempre più strategico e da non delegare a terzi.

Tutto gira quindi, attorno alla comunicazione. Non basta saper trasmettere il messaggio attraverso i sistemi digitali, ma è necessario sapere come funzionano e chi sono i destinatari.
Essere autentici, trasparenti e credibili è la necessità che emerge in maniera netta.

Gli elementi che ad oggi generano più incertezza tra le varie aziende italiane sono inoltre rappresentati dalla durata di questa fase emergenziale, dalle misure che verranno adottate sul versante dell’Ho.Re.Ca e dalle condizioni economiche in cui si troveranno i consumatori, tema trasversale che preoccupa l’intera filiera vitivinicola e non solo.
“Molte aziende stanno pensando anche ad una possibile mobilità futura. Ad oggi” racconta il direttore – noi di Wine Meridian stiamo osservando le dinamiche diversificate di “apertura” del mercato di ogni singolo Paese”.
Genera incertezza il sentiment generale del trade e dei consumatori, perché gli stati d’animo condizionano molto il prodotto e il suo acquisto, che è fortemente legato alle emozioni, al piacere della vita, ma anche alla quotidianità.

Infine, aspetto importantissimo è rappresentato dai nuovi modelli di gestione delle relazioni commerciali. Tutte le aziende si trovano ora a valutare le modalità possibili che possano permettere di gestire relazioni commerciali a distanza.
È chiaro che il distanziamento sociale è antitetico allo sviluppo del business del vino. Se il distanziamento sociale diventasse una costante della nostra esistenza, questo complicherebbe in maniera drammatica lo sviluppo del wine business a livello mondiale. “Io credo che realisticamente questa possibilità sia ben lontana dal reale” conclude Piccoli -. Torneremo a gestire le relazioni commerciali di persona. Ci vorrà del tempo, ma con l’esperienza acquisita da questo periodo torneremo anche più forti di prima“.