All’annuncio della graduale riapertura del comparto Horeca in Italia, e in altri Paesi nel mondo, una serie di incognite e problematiche operative hanno iniziato ad affastellarsi nella mente delle persone. La domanda principe che torna come un boomerang nella testa di molti è questa: torneranno i consumatori a frequentare bar e ristoranti come prima? Perché, al di là delle strette regolamentazioni che verranno messe in atto per il primo periodo (dal 18 maggio in Italia) e che limitano molto il bacino di utenza di questi luoghi, anche qualora le limitazioni si allentassero in tempi brevi, che tipo di risposta daranno i consumatori?
Infatti, nel momento in cui alcuni Paesi al mondo inizieranno ad allentare il distanziamento sociale e il blocco delle attività ricettive come bar e ristoranti, come accade in Italia dal 18 maggio, la risposta dei consumatori potrebbe non essere entusiastica, come prevedibile.
Secondo un recente studio dell’IWSR, i consumatori si stanno muovendo con grande cautela e così potrebbero fare per molto tempo, non garantendo il ritorno al loro comportamento pre-crisi. Questo potrebbe determinare una “nuova normalità” nel consumo delle bevande alcoliche (e non solo) che cambierebbe completamente gli equilibri di cui godeva prima il sistema. Un elemento che si è sicuramente inserito nella partita in modo preponderante, specialmente in alcuni Paesi al mondo, come gli Stati Uniti, è l’e-commerce.
Osservando più da vicino quello che è accaduto negli USA, le vendite al dettaglio di alcolici (incluso l’e-commerce) hanno registrato una forte tendenza alla crescita dall’inizio di marzo.
Qui le vendite sono rimaste fortemente sostenute fino ad ora, con una doppia cifra rispetto allo scorso anno. Le vendite di e-commerce continuano ad essere significative a causa del lock down ed è probabile che ciò continuerà.
Per comprendere, però, cosa potrà accadere in tutti quei Paesi che si apprestano nelle prossime settimane ad un allentamento delle misure restrittive, come Italia e Spagna, il punto dove rivolgere il nostro sguardo è sicuramente la Cina, primo Paese ad entrare in loco down e nuovamente il primo ad allentare le misure restrittive. Anche se ristoranti e bar iniziano lentamente ad aprirsi in tutta la Cina, ci sono segnali che le timide aperture non sono state accolte con un entusiasmo schiacciante, e i consumatori sono stati lenti a tornare. Il governo sta anche offrendo buoni di consumo e ha cercato di rassicurare il pubblico che le visite ai ristoranti sono sicure attraverso campagne di PR.
Guardando sempre ad est, dal 6 maggio ad Hong Kong bar e pub hanno riaperto, ma con una limitazione di capienza del locale, ridotta alla metà, e un numero massimo di 4 persone per tavolo. Invece, la vita notturna in nightclub e karaoke lunghe bar è ancora al momento vietata. Il governo ha inoltre inserito una distanza minima di 2,5 metri tra i tavoli dei ristoranti e un numero massimo di 8 persone per tavolo fino al 21 maggio.
Situazione diversa e ben più complessa è quella del Regno Unito, dove il Primo Ministro Boris Johnson ha annunciato qualche giorno fa la prima bozza di una road map che dovrebbe condurre alla riapertura della vita sociale, enumerando una serie di step, che dipenderanno da condizioni molto precise e che, come primo passaggio, vedranno la riapertura di negozi, scuole e luoghi pubblici. Purtroppo l’industria dell’ospitalità, inserita nel terzo step, potrebbe riaprire ai primi di luglio garantendo il distanziamento sociale e condizioni igienico sanitarie precise. Inoltre, è stata presentata in questi giorni un piano di estensione delle casse integrazione per i dipendenti di pub e ristoranti fino alla fine del mese di ottobre: fino a quella data il Governo inglese pagherà l’80% del salario di questi lavoratori fino all’importo di 2.500 sterline al mese.