Molti professionisti e imprenditori commettono l’errore di ricorrere alla sperimentazione solo quando le cose vanno male, quando devono trovare una soluzione e un’alternativa ai problemi. Il momento migliore per sperimentare, invece, è quando si hanno le risorse e il tempo per attendere e valutare i risultati. Una delle due facce della sperimentazione è il fallimento.

Un percorso è fatto di piccole conquiste, ma anche di fallimenti quotidiani perché il fallimento è parte del processo. Pertanto il fallimento non implica che si è una persona fallita, ma significa semplicemente che si è vissuta una parte naturale di un processo di crescita che passa attraverso degli “insuccessi”.
Gli insuccessi non sono altro che la “realizzazione” di quello che avevamo concepito come “non valido, non buono, non necessario”, sono la delusione di un’aspettativa.
La frustrazione che ne deriva può essere trasformata in motivazione, se riuscite a non confondere quello che accade con quello che siete, se mantenete fisso il vostro obiettivo e di fronte ad una battuta di arresto acquisite ancor più determinazione.

Non tutti “i no” vengono per nuocere.
La delusione o l’insuccesso perché non siete riusciti a vendere i vostri vini, o perché non avete trovato un buon importatore o non siete riusciti a concludere l’ordine dopo un incontro con un potenziale cliente nella vostra cantina, possono diventare degli stimoli per miglioravi, per affinare le vostre capacità ma soprattutto per rafforzare pazienza e perseveranza, abilità indispensabili per il mondo del vino (clicca qui ).

Tutto ciò che si fa con grande passione per la propria azienda, per la propria famiglia, per sé e i propri ideali trova appagamento e soddisfazione in un “riconoscimento”, ma non si deve cadere nell’errore di pensare che non essere riconosciuti significhi “aver sbagliato”. Sicuramente può farci riflettere, per cercare di riconoscere errori e per migliorare, ma la soddisfazione per un “riconoscimento” non si deve tramutare in “identificazione” con esso.

Inoltre quando una strada sembra senza via di uscita, quando appaiono all’orizzonte, magari “neanche tanto lontano”, degli ostacoli, un’abilità invisibile, una capacità che ci può venir in aiuto è saper andar oltre, riuscire ad esplorare “nuovi mondi” possibili. Non seguire la “solita” strada, ma saper allargare il proprio punto di vista, osservare le cose da lontano e tentare nuove vie. Affidandosi anche alla propria intuizione, sostenuta da esperienze, conoscenze e competenze acquisite nel tempo.
Sviluppare la capacità di riconoscere nuove soluzioni, basandosi anche sulla propria “storia”, mettere a frutto quanto già sperimentato in altre occasioni, con la capacità di riadattarlo alla nuova circostanza. Anche “solo” riuscire a ricordare tutte le volte in cui una difficoltà l’abbiamo superata, è importante per poterci dire “ce l’ho fatta quella volta, perciò posso farcela anche ora”.

Nel mondo del vino è necessario sapersi rinnovare in maniera molto veloce, si tratta di un mondo infatti che già stava seguendo una “fisiologica” evoluzione negli ultimi anni, che l’ha visto costretto ad “adeguarsi a delle regole” già tipiche di altri settori, ma sconosciute al settore vitivinicolo. Settore che negli anni passati era basato soprattutto su “improvvisazione” e “valori”.
Oggi per rinnovarsi sono invece necessarie molte conoscenze e competenze, ma soprattutto “abilità invisibili”, le soft skill. Ancor più indispensabili visto il nuovo cambiamento portato dall’emergenza che tutti stiamo vivendo.

La capacità di adattamento, di flessibilità mentale, il riuscire ad uscire dai propri schemi è fondamentale per farsi strada e scoprire qualcosa di nuovo magari proprio lì dove tutto ci sembrava già così definito.
Uscire da schemi rigidi e salire su un treno che porta alla scoperta di nuove possibilità non è semplice, per questo noi di Wine Meridian abbiamo ideato un progetto per aiutare a sviluppare e ad allenare questa abilità. Scoprite di più cliccando qui.