Come riporta The Bulk Wine Club, durante i primi cinque mesi dell’attuale annata vinicola (da agosto a dicembre 2019), i primi 5 principali fornitori europei di vino sfuso (Spagna, Italia, Francia, Ungheria e Portogallo) hanno aumentato il loro export a volume di un milione di ettolitri totali.
Spagna (+10,4%) e Italia (+25,5%) hanno incrementato le loro vendite: l’Italia ha raggiunto i 4,46 milioni di ettolitri e la Spagna i 2 milioni di ettolitri.
Sia la Spagna che l’Italia sono cresciute di poco più di 40 milioni di litri rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, quando entrambi i Paesi hanno registrato gravi perdite a causa della scarsa raccolta del 2017.
L’abbondante raccolto del 2018 ha innescato un calo delle vendite a valore in entrambi i Paesi.
La Spagna ha perso il 16% (-35 milioni di euro) e l’Italia il 6% (-7,5 milioni di euro), i prezzi sono crollati del 25%.

La Francia, terzo esportatore di vino sfuso europeo, ha incrementato le vendite del 12% in volume e del 3,8% in valore.
Il prezzo del vino sfuso francese è sceso in misura minore e ha registrato prezzi più elevati rispetto ai vini sfusi spagnoli e italiani.
L’Ungheria è cresciuta di circa il 50% e si è consolidata come quarto esportatore di vino sfuso, distanziando il Portogallo, anch’esso in crescita, ma in misura notevolmente inferiore.

La seconda metà dell’annata vitivinicola desta una grande preoccupazione tra gli operatori del settore.
La pandemia di coronavirus ed i lockdown conseguenti hanno creato una grave crisi e si prevedono perdite sostanziali anche per quanto riguarda il commercio mondiale di vino sfuso.
Anche i fornitori del Nuovo Mondo si trovano ad affrontare gli stessi problemi, resta quindi da vedere chi subirà maggiori cali e chi meno, come si svilupperanno i prezzi e come sarà il ritmo della ripresa una volta che le cose inizieranno a tornare alla normalità.