Spesso si dice che il mondo dei produttori è caratterizzato da una buona dose di pessimismo, caratteristica storicamente attribuita a che appartiene al mondo rurale.
Ma questa “credenza” è stata smentita dall’interessante indagine, svolta da Prowein in collaborazione con l’Università di Geisenheim, sul futuro del mercato del vino che ha visto coinvolti 1.500 addetti ai lavori tra produttori (sia grandi che piccoli), importatori, grossisti, buyer della ristorazione e della gastronomia).
Alla domanda “come il settore vede la situazione economica del settore”, i produttori in larga maggioranza hanno espresso pareri più ottimistici rispetto ai cosiddetti operatori del trade.
La motivazione che gli esperti della prestigiosa Università tedesca hanno dato rispetto a questa maggiore visione ottimistica da parte dei produttori sta nel fatto che essi hanno più opportunità di trovare sbocchi sul mercato (individuando magari nuovi mercati o distributori), rispetto ai rappresentati del trade di un determinato Paesi che hanno minori possibilità di “scappare” dalle problematiche del loro mercato domestico.
In estrema sintesi se un produttore di vino oggi ha una visione mondiale che inevitabilmente gli allarga l’orizzonte delle opportunità per un operatore di uno specifico mercato spesso l’aria gli appare più asfittica e la prospettiva più limitata.
E’ anche questa, a nostro parere, una delle ragioni per cui l’osservatorio di molti soggetti del trade spesso è molto più limitato di quanto si possa immaginare.
Le aziende troppo spesso, pur comprensibilmente, sopravvalutano la capacità di analisi di molti intermediari commerciali, a partire dagli importatori, che quasi sempre assorbono le negatività di gran parte del trade (ristoratori in primis).
Altro aspetto interessante di questa ricerca è l’evidenziazione delle grandi differenze di mentalità tra Paese e Paese. I produttori di vino tedeschi, ad esempio, sono risultati molto più pessimisti rispetto al futuro rispetto ai colleghi spagnoli e italiani. E questa differenza, secondo gli esperti di Geisenheim, è da attribuire, forse in maniera un po’ troppo semplicistica a nostro parere, ai tipici atteggiamenti “più precauzionali tedeschi” rispetto al tipico “ottimismo mediterraneo”.
Ma quali sono i mercati ritenuti più interessanti oggi e nel futuro da parte del panel degli intervistati? I produttori hanno nominato più di 40 Paesi a dimostrazione della percezione che il mercato del vino si sta allargando sempre di più agli occhi del mondo produttivo. I top five citati sono stati Germania, Usa, Regno Unito, Belgio e Svizzera. Riguardo al livello di attrattività sempre i produttori hanno citato Hong Kong, Svizzera, Sud Corea e Paesi Scandinavi. Mentre quelli meno attrattivi sono risultati Italia, Francia, Regno Unito, Russia e Brasile.
Rispetto, poi, alle prospettive di crescita economica e di una relativa quindi maggiore attrattività futura di certi mercati, i produttori hanno citato primariamente Russia, Hong Kong, Polonia, Sud Corea, Brasile e Cina. Mentre minori miglioramenti e quindi aspettative sono previste, secondo i produttori, nel Regno Unito, in Francia, in Austria, in Italia e in Belgio.
In particolare, in Francia e in Italia la maggioranza degli intervistati si aspetta ulteriori, seppur lievi, cali di consumo. Mentre il pessimismo sul mercato del Regno Unito è fortemente legato alle incognite sulle conseguenze della Brexit (in particolare sul possibile aumento delle tasse sull’importazione).
Ma i produttori ritengono che il loro export aumenterà da qui al 2020? Nove dei primi dieci leader della produzione mondiale di vino hanno dichiarato il loro piano di estendere il loro export a nuovi mercati entro il 2020. Tra i maggiori produttori esportatori di Italia, Spagna e Francia si sale al 100% e solo tra i principali produttori tedeschi si scende al 55%.
E quali sono i Paesi dove si ritiene sia possibile estendere il proprio export? Gli Usa risultano ancora nettamente al primo posto (a breve pubblicheremo un’interessante analisi sullo stato attuale del mercato Usa), seguiti da Germania, Regno Unito e Cina a pari merito, Canada e Honk Kong, sempre sullo stesso livello, e poi Russia e Giappone.
In sostanza, si può facilmente osservare come i mercati cosiddetti tradizionali (a parte la Cina) continuano ad essere percepiti come quelli dalle maggiori opportunità in termini di ulteriore estensione dell’export nei prossimi anni.
Quali sono le origini dei vini maggiormente interessanti per il futuro? Gli operatori intervistati hanno dichiarato di essere maggiormente interessati ad includere nel loro portofolio soprattutto vini provenienti da Germania (29%), Spagna (24%), Italia (23%), Portogallo (21%), Francia (17%), California (17%). Paesi come l’Australia, la Nuova Zelanda, il Cile sono molto più indietro con una percentuale attorno al 10%. E’ chiaro che in questa “graduatoria” una forte incidenza è legata alla nazionalità degli intervistati ma rimane comunque importante evidenziare il tuttora appeal dei vini italiani da parte degli operatori internazionali.
In un prossimo articolo illustreremo i risultati anche relativi a come gli operatori vedono lo sviluppo dei canali distributivi del vino (vendita diretta, online, ecc.) e quali sono gli aspetti che maggiormente conteranno per avere successo sui mercati del futuro.

Futuro del vino produttori più ottimisti degli operatori del trade
I risultati dell’indagine di Prowein in collaborazione con l’Università di Geisenheim