Non appaia una provocazione, ma si può affermare che il Coronavirus si è imbattuto nel Conegliano Valdobbiadene Prosecco Superiore docg e l’ha trovato in perfetta salute.
Addirittura la salute del Prosecco Superiore non era mai stata così ottima considerando i record inanellati nel 2019 che ha visto le popolari bollicine delle Colline riconosciute dall’Unesco vincenti sia sul fronte dei volumi (92 milioni di bottiglie vendute con un +1,6% sul 2018) che dei valori (524 milioni di euro con un +1,2% sul 2018).
“È chiaro – come ha sottolineato nell’interessante “conferenza stampa a distanza”, Innocente Nardi, presidente del Consorzio di tutela del Conegliano Valdobbiadene Prosecco DOCG – che anche la nostra denominazione si sta oggi confrontando con un’emergenza molto grave che ci sta vedendo particolarmente coinvolti considerando che i nostri vini sono distribuiti per circa il 60% all’interno del canale Horeca”.
Sui risultati economici della denominazione nel 2019 si è soffermato Eugenio Pomarici – professore ordinario di economia e politica agraria dell’Università di Padova e Responsabile scientifico del Rapporto economico – che ha evidenziato come le vendite lo scorso anno si sono suddivise per il 56,3% sul mercato nazionale (poco meno di 50 milioni di bottiglie per un valore di 296 milioni di euro) e il rimanente su quelli internazionali (39 milioni di bottiglie per un valore di circa 202 milioni di euro).
Sul fronte export il Rapporto ha evidenziato una situazione che potrebbe apparire abbastanza contraddittoria con crescite straordinarie come nel Regno Unito (+99,9% in volume e +83,1% in valore) o nei Paesi del Sud est asiatico (+76,6% in volume e 60,6 in valore) ma anche cali notevoli come in Svizzera (-8,3% in volume e -9,6% in valore), in Canada (-6,9% in volume e -5,1% in valore), in Russia (-15,7% in volume e -16,4% in valore), con le peggiori performance registrate in Scandinavia (-22,8% in volume e -23,1% in valore).
Dati contrastanti, quindi, che il bravo Pomarici ha interpretato, a nostro parere, nel modo più corretto e cioè nella scelta dei big player del Prosecco, che possono giocare la loro partita sia sul fronte della doc che della docg, nel privilegiare l’una o l’altra a secondo dei mercati e della loro propensione, o meno, a spendere di più.
In sostanza anche i mercati internazionali del vino testimoniano in maniera chiara come il livello culturale del vino è il principale elemento, talvolta più dell’economia, che condiziona gli acquisti.
Dove è superiore la conoscenza è più facile che i brand territoriali più prestigiosi si affermino, ovviamente con le eccezioni del caso come i marchi storici francesi che continuano a rappresentare in giro per il mondo una sorta di costante status symbol.
Ma è chiaro che l’aspettativa di tutti i partecipanti alla conferenza stampa digitale era quella di capire la situazione del Prosecco Superiore oggi e soprattutto in chiave di prospettiva.
Sull’oggi si è soffermata, in particolare, Simonetta Melis, Client Service Senior Manager di IRI Infoscan, che ha evidenziato come quest’ultimo trimestre complessivamente è stato positivo per il Prosecco Superiore nella GDO, registrando un aumento delle vendite pari a un +16,8% a valore e +18,6% a volume. A dire il vero questa crescita è da ascrivere soprattutto, se non quasi esclusivamente, ai primi due mesi dell’anno in quanto già a marzo si sono iniziati ad intravedere i primi segnali di arresto per gli sparkling in generale.
Molto interessante anche l’intervento di Enzo Risso, direttore scientifico SWG, sulle percezioni attuali dei consumatori, in particolare quelli di Prosecco Superiore, ma questo argomento lo tratteremo con un articolo a parte.
Veniamo quindi alle prospettive. Potremmo sintetizzare il futuro del Conegliano Valdobbiadene Prosecco DOCG in un concetto unico: diversificazione.
Un concetto più volte tirato in ballo sia dal presidente Nardi che dal professor Pomarici.
Diversificazione soprattutto all’interno dell’universo Prosecco per cercare da evidenziare quel valore aggiunto ottenibile nelle suggestive colline di Conegliano Valdobbiadene.
Una diversificazione che secondo Nardi dovrà in particolare dare risalto alle “Rive” che rappresentano indubbiamente le unità vocazionali più interessanti della denominazione.
“Per esaltare ulteriormente le nostre diversità territoriali – ha spiegato Nardi – stiamo inoltre ripubblicando lo studio di zonazione realizzato alcuni anni fa dal Crea sotto la guida del prof. Diego Tomasi, per far capire meglio le differenze dei nostri terroir a partire dai suoli”.
Ma secondo l’economista Pomarici, oltre alle diversificazioni territoriali sarà fondamentale fare emergere meglio il ruolo del metodo di vinificazione del Prosecco Superiore, quel metodo Martinotti troppo spesso non ben considerato. “Bisogna fare maggiori approfondimenti sotto il profilo enologico – ha sottolineato Pomarici – per cercare da un lato di capire meglio le tecniche migliori per esaltare le peculiarità della Glera prodotta nel suo territorio d’elezione, dall’altro per comunicare in maniera più adeguata che la scelta del metodo Charmat non è una scorciatoia per ridurre i costi di produzione”.
Segmentazione territoriale ed esaltazione del metodo di produzione sono due fattori chiave anche per garantire il posizionamento del Prosecco Superiore sui mercati di tutto il mondo.
Su questi due fronti, ci ha spiegato Pomarici a microfoni spenti, si avvieranno presto due importanti ricerche.
Altro fronte fondamentale per l’economia del Prosecco Superiore è sicuramente l’enoturismo.
Nel 2019 si sono raggiunti i 460 mila visitatori nella Denominazione, segnando un incremento del 13% rispetto al 2018 e del 45% rispetto al 2010. Le aziende della Denominazione stanno raccogliendo i frutti dell’impegno e un ritorno sugli investimenti realizzati in questo ambito. I risultati economici parlano di una spesa complessiva degli enoturisti che è cresciuta di circa il 25% rispetto al 2018, inoltre è cresciuta la spesa per visitatore che si attesta poco al di sotto dei 90 euro. Insieme all’attività enoturistica, che ormai appare consolidata, sarà incentivo di ulteriore sviluppo del settore il valore del riconoscimento UNESCO, testimone dell’unicità delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene. 
In conclusione si può affermare, pertanto, senza peccare di eccessivo ottimismo, che se queste sono le “premesse” del Prosecco Superiore, nonostante le indubbie difficoltà attuali, non si può non avere fiducia su questa denominazione che potrà rappresentare anche nel futuro un asset strategico per la nostra vitivinicoltura.