“Sostenibilità e resilienza – adattarsi al nuovo clima” questo il titolo dell’incontro di wine2wine by Vinitaly che ha permesso di rimarcare nuovamente l’importanza del tema inerente al cambiamento climatico che sembra, sia stato lasciato in secondo piano a causa della situazione pandemica attuale.
Era ancora il 2019, quando si assisteva agli incendi in California, alla steppa fumante siberiana, ai koala salvati dalle fiamme in Australia, ai vari cicloni ed uragani sparsi per il mondo ed alle esondazioni che hanno colpito anche la nostra penisola.
Sembrano dei giorni così distanti, cancellati poi dal virus che ha colpito tutto il mondo.
Sicuramente con il lockdown gli impatti dell’attività umana si sono notevolmente, e per un certo periodo, ridotti, tuttavia gli effetti disastrosi di quei eventi causati dal cambiamento climatico, si riversano ancora su innumerevoli ambiti, tra cui, in particolar modo il settore agricolo.
Sandra Taylor wine educator e la fondatrice di Fine Wine Divas of Washington, DC, Presidente di Sustainable Business International LLC e volontaria per numerose organizzazioni volte all’empowerment delle donne in Africa, e Remi Cohen una delle più rilevanti influencer di vino della Napa Valley e Chief Executive Officer presso Domaine Carneros, spiegano, pertanto, quali sono i passi che l’industria del vino dovrà prendere per adattarsi al meglio.
La sostenibilità è un’idea complicata, non può categorizzare semplicemente nella mera protezione ambientale, ma deve esplicitare i suoi concetti più filantropici anche nella protezione della cultura, dell’equità sociale, di tutta la filiera produttiva e deve rispondere alle esigenze del presente preservando le generazioni future.
“Il problema dei cambiamenti climatici” – afferma Sandra Taylor – “continua a toccarci da vicino ed ogni produttore di vino dovrebbe conoscere le conseguenze”. Conseguenze che per il settore vinicolo sono state sicuramente critiche e che hanno dato vita a diverse misure di adattamento e di resilienza, volte a ridurre l’impatto della produzione vinicola sul territorio e culla comunità circostante. Infatti, sono state implementate da numerose cantine nel mondo, diversi protocolli di sostenibilità.
La certificazione di sostenibilità e i controlli che ne derivano per ottenerla, apportano all’azienda credibilità, accresce il brand value e documenta lo sforzo aziendale. Si sono poi, introdotti numerosi programmi e protocolli di controllo a livello mondiale, per il riciclo e la concimazione e si possono implementare diverse misure di conservazione dell’acqua e dell’energia solare.
Ma una certificazione e dei protocolli non sono sufficiente, occorre l’introduzione di best practices aziendali, occorre abbracciare appieno nella filosofia aziendale una vision lungimirante sull’impatto ambientale, che possa apportare benefici non solo alla cantina, bensì anche ai lavoratori ed alla comunità che ci circonda.
Sotto questo aspetto, molte aziende vitivinicole si sono dimostrate cooperanti e riflessive. Infatti, molte cantine hanno risposto con un buon adattamento alle problematiche riguardanti il cambiamento climatico. Ad esempio, si sono scelti vitigni maggiormente resistenti al clima, oppure, sono state introdotte pratiche di coltivazione alternative e meno invadenti cercando di trovare metodi sempre più scientifici e che logorino il meno possibile il territorio.
Anche il packaging è stato conformato ad un’attenzione maggiore verso l’ambiente utilizzando bottiglie più leggere, etichette derivanti da carta eco-sostenibile, addirittura, alcuni si sono orientate verso il vino in lattina per impattare meno con la produzione dei rifiuti.
“Non esiste un miglior sistema da adottare”, continua Sandra, ogni azienda deve trovare il metodo più efficace a seconda delle peculiarità aziendali e del territorio. Tuttavia, la sfida comune è quella di un impegno costante accompagnata da una comunicazione efficiente di tale impegno attraverso verifiche, audit e report, condivisibili non solo con i partner commerciali, ma anche con la popolazione che circonda il territorio aziendale.
Per quanto riguarda la situazione in Italia, da Nord a Sud della Penisola sono moltissime le aziende vinicole che hanno abbracciato la causa ambientale, orientandosi sempre più verso un lavoro di salvaguardia e cura del paesaggio, di trasmissione di conoscenze, tradizioni e saperi. A livello pratico, molte aziende italiane hanno totalmente variato la loro produzione trasformando le cantine delle vere e proprie “macchine” volte all’utilizzo delle risorse naturali
per la produzione di energia utilizzata nel processo produttivo.
Le certificazioni Equalitas o Progetto Viva, così come la produzione di vini biologici, hanno visto negli ultimi anni un forte incremento e ci si auspica che diventino un trend sempre più diffuso.
Che cosa abbiamo imparato, quindi, da questi mesi di chiusura forzata ? Sicuramente il Covid-19 ha fatto riflettere ulteriormente sul focus della salute, sia personale che dell’ambiente in cui viviamo. E’ stata, per lo più, una chiave di lettura temporanea, la quale però può mettere le basi per irrobustire ulteriormente la visione utopistica della protezione ambientale e della cooperazione tra aziende e cittadini per preservare le generazioni future.