Da quattro anni vive a Londra, prima impiegato nel mondo della ristorazione come cameriere, poi come wine manager ed infine, da gennaio si occupa di importazione di vini per Fells, importatore dell’anno per l’International Wine and Spirits Competition.
Kevin Barbagallo è uno di quegli italiani che ce l’ha fatta, a scalare la piramide professionale all’estero, e lo ha fatto essendo anche un po’ portavoce di italianità, del vino italiano in Inghilterra.
“Quello che ti dà Londra a livello lavorativo è inimitabile e oggi lavorare come export per le aziende italiane è un onore, un settore in grande crescita” ci racconta in collegamento Skype da Londra.
Certo, l’Italia un po’ gli manca, ma le soddisfazioni professionali sono arrivate tutte assieme e non si può certo negare che l’Inghilterra gli ha portato fortuna.
Nella nostra chiacchierata Kevin spiega con orgoglio che “il 70% dei sommelier e wine manager nei ristoranti o wine shop di Londra sono italiani o francesi. Non c’è nulla da fare, abbiamo una cultura del vino maggiore rispetto a chiunque altro. E naturalmente di conseguenza il nostro vino è tra i preferiti”.
Nemmeno la Brexit è per ora riuscita a intralciare il successo del vino italiano a Londra, anche se qualche difficoltà c’è.
“Purtroppo con la Brexit alcune cose sono cambiate specialmente con l’aumento delle duties da 1.50£ a 2£ – spiega Kevin – L’aumento del prezzo va a ricadere anche sul consumatore finale.
Nonostante ciò, i prodotti italiani sono sempre in voga, perché hanno una marcia in più: i vitigni autoctoni portano in alto il valore del vino e il cliente è invogliato a scoprire nuovi gusti e sapori.
I vini siciliani, in particolare stanno prendendo molto piede come il Grillo, il Catarratto e il Nero d’Avola. E naturalmente continua ad essere boom Prosecco”.
E per quanto riguarda l’avanzata degli altri Paesi? “Esclusa la Francia che se la gioca con noi, gli altri paesi come ad esempio gli Stati Uniti e la Nuova Zelanda stanno cercando di avanzare nel mercato solo adesso, ma per ora sono ancora indietro” racconta.
“Il mio consiglio, specialmente rivolto ai produttori, è quello di non abbattersi, di continuare sulla propria strada e di non farsi scoraggiare dalla concorrenza. Il prodotto deve essere messo sempre al primo posto e la qualità deve essere l’elemento chiave ad incoraggiare la vendita.
Infine un elemento determinante: l’Inghilterra non produce vino, se non una ridicola quantità nel sud, il clima non lo consente. Sarà un Paese che avrà sempre bisogno di importarlo. Perché? Perché piace e noi lo sappiamo fare bene!” conclude.