Già dal titolo l’articolo di Baricco ci porta su un piano diverso rispetto ai tanti commenti finora letti: “Virus – E’ arrivato il momento dell’audacia”. “Con la prudenza ci stiamo dando un sacco da fare – è scritto nel sottotitolo – Ora dobbiamo passare ad altro, capire, leggere il caos e prenderci il rischio di dare a tutti qualche certezza: questo è il mestiere dell’intellettuale.
Sfruttando, pertanto, le importanti osservazioni di Baricco, cerchiamo di individuare come esse possono essere “tradotte” anche per il mondo del vino.
Baricco affronta un tema che altre volte abbiamo evidenziato, nel nostro piccolo, sulle nostre pagine, e non solo in relazione a quest’emergenza: la paura.
Certe cose cambiano per un choc gestito bene, per una qualche crisi convertita in rinascita, per un terremoto vissuto senza tremare. Lo choc è arrivato, la crisi la stiamo soffrendo, il terremoto non è ancora passato. I pezzi ci sono tutti, sulla scacchiera, fanno tutti male ma ci sono: c’è una partita che ci aspetta da un sacco di tempo. Che sciocchezza imperdonabile sarebbe avere paura di giocarla”.
Come non essere d’accordo con il noto scrittore torinese. Troppe volte siamo mossi, o paralizzati, solo dalla paura. Ed è un sentimento pericoloso, come più volte abbiamo sottolineato anche in crisi ben più lievi di questa.
E allora non può essere proprio questa l’occasione ideale per andare finalmente oltre la paura e dimostrarci audaci. E per audacia, come giustamente ha ricordato Baricco, non significa essere incoscienti ma capaci di individuare strade nuove, di scrivere nuove sceneggiature, di impostare strategie diverse, di percorrere nuove strade.
E se pensiamo al nostro amato vino, alzi la mano chi da tempo non ritiene fondamentale trovare nuove strategie sui mercati, nuovi modelli di comunicazione, nuovi approcci al mondo della ristorazione, della grande distribuzioni e, soprattutto, finalmente nuove modalità per relazionarsi con i consumatori.
Cosa ci ha impedito fino ad oggi di andare oltre allo “scontato”, “prevedibile”, alla cosiddetta nostra “confort zone”?
Altra osservazione a nostro parere illuminante di Baricco che condividiamo in pieno. Anche nel nostro settore vitivinicolo abbiamo spesso la sensazione di vivere in un mondo “nuovo” utilizzando però strumenti del passato.
E non significa “solo” compiere definitivamente il salto nell’innovazione digitale ma anche e soprattutto comprendere che non possiamo più affrontare la complessità con un’unica “specializzazione”.
Possiamo, ad esempio, affrontare mercati nuovi, lontani non solo geograficamente da quelli più tradizionali, senza comprendere al meglio fattori sociologici, attitudini del trade, le diversità culturali di un Paese?
Da tempo evochiamo anche per il nostro sistema vitienologico un approccio “multidisciplinare” che finalmente faccia evolvere le nostre aziende da una visione “prodotto centrica” ad una più “olistica” dove tutti i fattori produttivi si mettono in costante relazioni con quelli del mercato in tutte le sue diverse sfaccettature (dalla sociologia dei consumi all’economia, dalla gestione finanziaria dell’impresa all’innovazione nel marketing e nella comunicazione).
Senza mettere insieme tutti questi elementi non sarà, secondo noi, possibile pensare di gestire il mercato del futuro, di garantire anche la competitività delle nostre imprese.