Chiunque ama il vino italiano oggi non può non essere vicino, in qualche modo, ad Albino Armani, il presidente del Consorzio interregionale doc Pinot Grigio delle Venezie. E’ lui, infatti, uno dei principali protagonisti dell’avvio di uno dei più interessanti e complessi progetti, mai realizzati finora, di gestione di una nostra denominazione.
Nelle sue mani, e soprattutto nella sua testa, e nella squadra che riuscirà a costruire attorno a lui e a tutti i produttori di Pinot Grigio italiani coinvolti in questa grande denominazione italiana, vi è la responsabilità non solo di gestire lo sviluppo di un brand così importante e strategico per il nostro settore vitivinicolo ma di doverlo fare attraverso strade mai percorse fin d’ora.
E già quest’ultimo aspetto, almeno per noi, rappresenta una straordinaria sfida e opportunità per la nostra filiera vitivinicola poco incline storicamente alle riforme, ai cambiamenti, alle evoluzioni.
Per questa ragione, riteniamo, a prescindere dalle opinioni che ognuno ha rispetto a questa scelta della doc interregionale per il Pinot Grigio, non si può non essere coinvolti nel destino di questo progetto unico e originale per il vino italiano.
Un progetto che vede coinvolte tre importanti regioni vitivinicole italiane, come il Veneto, il Trentino e il Friuli Venezia Giulia, per un ammontare complessivo di ben 24.000 ettari con un potenziale produttivo di quasi 2 milioni di ettolitri e 260 milioni di bottiglie.
Numeri che fanno tremare i polsi e se si considera l’importanza economica del Pinot Grigio soprattutto sul fronte dell’export, non si può non fare il tifo sincero per chi si è assunto la responsabilità di gestire, coordinare un progetto così innovativo e strategico.
E quando si è di fronte a progetti che non hanno eguali, almeno nel nostro Paese, non ci si può affidare tanto all’esperienza di qualcuno (e questo potrebbe anche non essere un male), quanto al coraggio e allo spirito innovativo di molti.
Albino Armani non ha sicuramente bisogno di consigli, chi lo conosce bene sa che è un uomo che da sempre ha avuto il coraggio di innovare, di non fermarsi davanti alle difficoltà e di costruire anche a livello aziendale un modello imprenditoriale unico capace di investire in regioni diverse ma mantenendo sempre una coerenza invidiabile, non tradendo mai lo spirito autentico del suo brand.
Se non avesse avuto la lucida consapevolezza di poter dare un contributo importante anche nella difficile sfida della doc Pinot Grigio sicuramente non si sarebbe mai messo a disposizione.
Oggi, conoscendolo, il suo pensiero più assiduo è quello di costruire non solo una squadra forte attorno al progetto Pinot Grigio italiano, ma soprattutto tenere alta l’attenzione e la consapevolezza dei produttori, soprattutto dei principali player, nei confronti dell’importanza della posta in palio.
Di un auspicabile successo di una doc interregionale come quella del Pinot Grigio, infatti, ne discenderà una positività per tutto il vino italiano grazie anche all’introduzione di un nuovo modello di gestione di una grande denominazione.
E sappiamo quanto questo sia quanto mai sperabile per il nostro sistema delle doc italiane quasi sempre caratterizzate da gestioni fragili, poco rivolte al mercato, chiuse in se stesse e spesso con scarso dialogo anche con la fase produttiva.
Anche per queste ragioni tutti auspichiamo che la neonata doc del Pinot Grigio delle Venezie apra una nuova strada per una gestione finalmente moderna delle nostre denominazioni, capace di guardare alla fase produttiva e al mercato al tempo stesso senza paure o resistenze.
Una nuova gestione frutto anche di un nuovo modello di “essere Consorzio”, un’altra grande sfida dentro la sfida.
Ma siamo ottimisti perché crediamo prima di tutto, come sempre, negli uomini.
E Albino Armani, credeteci, farà di tutto per farcela.

La straordinaria sfida della gestione della doc Pinot Grigio
Per la prima volta in Italia sperimentiamo la gestione interregionale di una denominazione legata ad uno dei nostri marchi enologici più famosi e strategici nel mondo. Una sfida molto difficile dal cui destino dipende anche molto del futuro del nostro sistema vitivinicolo