In questo ormai lungo periodo di clausura forzata ci sono molte cose che si possono fare, tra queste quelle di guardarsi film o serie tv nelle tante piattaforme a disposizione.
Il 27 marzo scorso su Netflix è uscito “Il Sommelier”, un film Usa diretto da Prentice Penny e interpretato da tutti attori di colore, a partire dal protagonista Mamoudou Athie e dal più noto Courtney B. Vance (Caccia ad Ottobre Rosso, Space Cowboy, La Mummia, tanto per citare qualche titolo più famoso).
In breve, “Il Sommelier” è la storia di Elijah e del suo sogno di diventare un Master sommelier, a dispetto del desiderio del padre che lo vorrebbe erede designato nella steak house di famiglia.
Ambientato nella Memphis dei giorni nostri, Elijah è un ragazzo ventenne diviso tra due lavori. Il primo in un negozio di vini e liquori, dove consiglia con competenza i clienti sulle scelte migliori da effettuare, il secondo è il lavoro a turni nel ristorante barbecue di famiglia, con il padre Louis che vorrebbe cedergli l’attività perché ne diventi il titolare e la conduca nel tempo. Ma Elijah non vuole occuparsi dell’azienda di famiglia, sogna appunto di diventare un Master Sommelier.
Evitiamo di raccontarvi come va a finire, così ve lo potete gustare meglio, ci limitiamo pertanto ad alcune osservazioni.
Innanzitutto non può non essere visto con favore che, seppur non una major di Hollywood, abbia ritenuto interessante trasformare in film una sceneggiatura dedica al mondo del vino, seppure questo non sia il protagonista centrale della storia.
E la cosa diventa ancor più interessante se si considera che non si tratta di un film “bianco” ma realizzato attraverso un punto di vista totalmente “nero”, dalla sceneggiatura alla regia, dalla produzione alla recitazione.
Viene pertanto facile evidenziare come negli Usa ormai il vino coinvolga tutte le diverse componenti etniche e questo è un fattore decisamente importante da rilevare.
Se, infatti, il noto Sideways dava uno spaccato del vino molto più “elitario”, con “Il Sommelier”, in qualche misura si vuole promuovere l’immagine del vino ad un pubblico più vasto.
La stessa ambizione del protagonista di voler diventare Master Sommelier, rappresenta anche una sorta di “promozione sociale” di tutta una comunità che viene spesso considerata “marginale” nei confronti di consumi di prodotti più “culturali”.
Ed è forse proprio in quest’ultimo obiettivo dove forse, a nostro parere, il film inciampa.
Se infatti nel simpatico Sideways emergeva l’ironia e la spensieratezza e il vino rappresentava un pretesto ideale per parlare di amicizia, divertimento, viaggi in luoghi del vino, convivialità, ne Il Sommelier, tutto risulta più appesantito e pieno anche di luoghi comuni.
Insomma il sommelier di Prentice Penny potrebbe essere perfetto per incappare nelle imitazioni di quei comici che in questi anni hanno “preso in giro” talvolta questa figura così importante per il nostro settore.
Elijah, infatti, racconta il sommelier che vuole imparare ad indovinare alla cieca i vini che sta degustando, quello che vuole dimostrare di conoscere i vini sciorinando decine e decine di descrittori.
Insomma, un sommelier estremamente “palloso”, molto diverso da quello che vorremmo incontrare in un ristorante o in un’enoteca o durante una degustazione.
Altra osservazione che ci sentiamo di sottoporvi è la conoscenza “franco centrica” del bravo sommelier di colore. Il 90% delle citazioni, infatti, riguarda vini francesi. E anche questo deve far riflettere. Le altre citazioni enologiche sono dedicate ovviamente agli Chardonnay di Napa e Sonoma e ai Pinot Noir dell’Oregon.
L’Italia del vino ha una sola citazione, per quanto molto prestigiosa, ed è dedicata al nostro grande Barolo.
Ma si tratta di una citazione importante nel film, considerando che è il vino scelto dal papà di Elijah quando inaspettatamente si presenta nella stanza d’albergo del figlio la notte prima dell’esame per Master Sommelier.
Un Barolo per far capire al figlio che poteva sentirsi libero.

Quando il vino si fa black
Abbiamo visto su Netflix il film “Il Sommelier”, dove il mondo del vino viene visto dagli occhi dell’America di colore, con tanti luoghi comuni ma anche qualche spunto interessante di riflessione