Dopo il grande successo delle scorse edizioni, torna per il settimo anno consecutivo Solo Italiano 2017. L’evento, creato da I.E.M. (International Exhibition Management) per promuovere e valorizzare il vino del Bel Paese, fa tappa nelle due maggiori città russe: Mosca il 6 giugno e San Pietroburgo l’8 giugno.
Le aziende partecipanti sono al centro di un ricco programma di seminari, degustazioni guidate, conferenze stampa e cene promozionali. Un format ideato per favorire l’incontro diretto tra i produttori italiani e professionisti di settore (importatori, distributori, sommelier, canale HORECA), giornalisti, opinion makers e consumatori di alto profilo del mercato russo. 

“È tornata la fiducia nelle potenzialità di crescita del mercato russo” spiega Marina Nedic, Managing director di I.E.M. “Sebbene la crisi economica abbia determinato una frenata dei consumi negli ultimi due anni, il 2016 ha visto un recupero delle importazioni di vino in Russia, in quantità (+1%) ma soprattutto in valore (+5,5%), con 660 milioni di euro per 4 milioni e 40 mila ettolitri. E ad approfittare di questa ripresa può essere soprattutto il vino italiano, che domina il mercato con una quota del 29%”. La conferma, a dispetto dell’embargo, arriva anche dal primo bimestre 2017, in cui il nostro export alimentare in Russia è schizzato addirittura del +50,5% sullo stesso periodo 2016 (elaborazione dati Istat).
Lo Stivale ha saputo mantenere il primato fra gli importatori di vino nel 2016, incrementando le vendite in valore e quantità (189 milioni di euro, +4,1% sul 2015, per 609 mila ettolitri, +5,2%). Aumenta, in parallelo, il divario con la Francia, che cala dal 23% al 18% raggiungendo la Spagna – terzo partner commerciale della Russia – mentre Georgia e Abcasia si attestano su quote di mercato più modeste (8% e 6%).

Fiore all’occhiello della produzione italiana sono i vini fermi imbottigliati (che in Russia costituiscono il 70% dell’import di vino in valore). La performance del Bel Paese vale 123 milioni di euro (+4,1%) e corrisponde al 26% del comparto, mentre la Francia cede il passo e si ferma a 86 milioni di euro (+0,1%) con una quota di mercato del 18%. Un trend incoraggiante, considerando che nel 2011 i cugini d’Oltralpe esportavano il 28% dell’imbottigliato in valore, e l’Italia solo il 22%. La sfida si gioca nel rilancio del comparto spumanti. Anche qui l’Italia si conferma primo fornitore, ma è incalzata dalle bollicine francesi. Il Bel Paese vale il 58% del mercato complessivo, contro il 32% francese e il 6% spagnolo; mantiene tassi positivi, seppur più modesti (+3,5% in valore con 62 milioni di euro, +2,5% in quantità per 173 mila ettolitri), in un contesto complessivo abbastanza dinamico: l’import totale degli spumanti nel 2016 vale 106 milioni di euro (+11,5%) per 264 mila ettolitri (+9,7%).

(dati Wine Monitor Nomisma)